23 Dicembre, 2024
spot_imgspot_img

Addio al maestro della televisione, Sergio Zavoli

Addio a Sergio Zavoli, aveva 96 anni ed era nato a Ravenna. Dal 1980 al 1986 era stato presidente della Rai. Fu un maestro della televisione. Padre di programmi storici come La notte della Repubblica, è stato radiocronista, condirettore del telegiornale, direttore del Gr, autore di inchieste che hanno segnato la storia. Raffaella Carrà: «Lei rimarrà sempre nel mio cuore». «Oggi perdiamo un vero maestro del giornalismo». Lo afferma, in una nota, l’ex premier Romano Prodi. «Una perdita enorme per la cultura italiana, un fortissimo dolore personale. Zavoli è stato un riferimento e un maestro per intere generazioni di giornalisti». Così il ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini. «La sua voce inconfondibile è stata l’io narrante della storia italiana più recente. Grande maestro di televisione e tra le firme più significative del Novecento, Zavoli ci lascia un esempio di giornalismo lucido e appassionato che, con tono pacato e analisi mai scontate, ha saputo raccontare i grandi fatti del nostro tempo. Cultura, dedizione e competenza sono stati gli stessi principi che ne hanno ispirato l’impegno in Senato. Ai familiari giunga la mia vicinanza». Lo dichiara il Presidente del Senato Elisabetta Casellati.

 

Zavoli era entrato alla Rai nel 1947 come giornalista radiofonico. Il passaggio alla tv nel 1968: Zavoli ideò trasmissioni di grande successo come TV7, AZ, Controcampo; l’anno successivo diventò condirettore del Telegiornale e poi ancora direttore del Gr1 (1976) e presidente della Rai (1980-86). Zavoli è stato anche direttore del Mattino di Napoli (1993-94) e ha firmato come opinionista per varie riviste come Oggi, Epoca, Jesus. Senatore dal 2001 al 2018, nel 2009 è stato eletto presidente della commissione parlamentare per la vigilanza sulla Rai.

Ha scritto saggi, come Viaggio intorno all’uomo (1969), Nascita di una dittatura (1973), La notte della Repubblica (1992), legati a sue trasmissioni televisive di successo. Ha pubblicato anche Dieci anni della nostra vita: 1935-1945 (1960); Altri vent’anni della nostra vita: 1945-65 (1965); Figli del labirinto (1974); Socialista di Dio (1981); Romanza (1987); Di questo passo (1993); Un cauto guardare (1995); Dossier cancro (1999); Il dolore inutile (2002); Diario di un cronista (2002); La questione: eclissi di Dio e della storia (2007).
Nel 2011 ha pubblicato il libro autobiografico Il ragazzo che io fui; la sua sterminata produzione ha coinvolto anche la poesia. Tra i programmi televisivi: Viaggio nel sud (1992); Nostra padrona televisione (1994); Credere, non credere (1995), dal quale è stato tratto un volume (1997). Domani ci sarà la camera ardente, probabilmente in Senato, poi sarà tumulato a Rimini.

Mattarella. «La scomparsa di Sergio Zavoli mi addolora. Desidero anzitutto esprimere i miei sentimenti di vicinanza e solidarietà ai familiari. Il giornalismo italiano perde uno dei suoi maestri. Il congedo di Zavoli – come lui stesso lo definiva – sarà occasione per ripensare la sua eredità, per ricordare l’originalità e la qualità dei suoi lavori più importanti, per trarre spunti e ispirazione dal suo stile, dalla sua etica professionale, dalla sua grande forza narrativa capace di andare in profondità e di cogliere l’umanità che sta dietro gli eventi e i protagonisti». Lo dichiara il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Giornalista, scrittore, intellettuale di grande sensibilità, Zavoli è stato un pioniere dalla radio e una personalità tra le più rappresentative della televisione italiana. Il suo nome e il suo volto sono legati a programmi di successo e di valore, che resteranno nella memoria. La sua autorevolezza lo portò alla presidenza della Rai e, successivamente, da senatore, alla presidenza della Commissione di vigilanza sui servizi radiotelevisivi. Lascia una testimonianza di un grande insegnamento per tutto il mondo dell’informazione e per i giovani che si avviano a una professione così importante per le libertà democratiche e per la qualità della vita civile», conclude il Capo dello Stato.

Ultimi articoli