27 Dicembre, 2024
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Armi nucleari miniaturizzate in Corea del Nord, l’allarme Onu

Rapporto riservato delle Nazioni Unite: i sei test nucleari condotti dal regime di Kim Jong-un – l’ultimo dei quali a settembre 2017 – sarebbero probabilmente serviti anche alla miniaturizzazione degli ordigni

La Corea del Nord potrebbe avere sviluppato ordigni nucleari miniaturizzati che possono essere inseriti sui suoi missili balistici. Lo rivela un rapporto riservato delle Nazioni Unite compilato da un panel di esperti che cita diversi Paesi, secondo cui i sei test nucleari condotti dal regime di Kim Jong-un – l’ultimo dei quali a settembre 2017 – sarebbero probabilmente serviti anche alla miniaturizzazione degli ordigni.

Il rapporto, citato dall’agenzia Reuters, è stato sottoposto all’attenzione dei 15 Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. “La Repubblica Democratica Popolare di Corea”, il nome ufficiale della Corea del Nord, “sta continuando il suo programma nucleare, inclusa la produzione di uranio altamente arricchito e la costruzione di un reattore ad acqua leggera sperimentale. Uno Stato membro ha stimato che la Repubblica Democratica Popolare di Corea stia continuando la produzione di armi nucleari”, si legge nel rapporto.

La possibilità di miniaturizzazione delle testate nucleari da parte del regime è uno dei fattori di maggiore preoccupazione a livello internazionale.

I colloqui per la denuclearizzazione del regime di Kim sono in stallo dopo l’insuccesso del secondo vertice tra il leader nordcoreano e il presidente Usa, Donald Trump, nel febbraio 2019, e il Paese asiatico non sembra intenzionato a procedere verso lo smantellamento del proprio arsenale. Proprio nei giorni scorsi, in occasione dell’anniversario della firma della tregua nella guerra di Corea del 1950-1953, Kim aveva dichiarato che grazie all’arma atomica non ci sarebbero state più guerre nella penisola coreana.

Secondo gli esperti Onu, la Corea del Nord starebbe inoltre violando le sanzioni a cui è sottoposta grazie alle esportazioni illegali via mare di carbone, per quanto interrotte tra la fine di gennaio e il mese di marzo scorsi, per la pandemia di Covid-19. Inoltre, si stima che lo scorso anno il regime abbia raccolto illegalmente due miliardi di dollari grazie al mining illegale di cripto-valute e agli attacchi informatici contro le banche.

(Agi)

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