È quanto prevedono le nuove linee guida aggiornate dopo 10 anni, che saranno emanate dal Ministero della Sanità. La decisione arriva a seguito del parere chiesto all’Isituto superiore di Sanità dopo l’ondata di proteste per il provvedimento approvato a giugno della giunta leghista in Umbria, che ha deciso lo stop all’aborto farmacologico in day-hospital revocando una delibera regionale del 2019
Si potrà assumere senza ricovero, fino alla nona settimana di gravidanza – prorogando il termine delle sette settimane previsto finora.
Il ministro della Salute Roberto Speranza ha aggiornato così dopo dieci anni le nuove linee guida sulla pillola abortiva Ru486. Sono “basate sull’evidenza scientifica, prevedono l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico in day hospital e fino alla nona settimana. È un passo avanti importante nel pieno rispetto della 194 che è e resta una legge di civiltà del nostro Paese”. Parole che il ministro ha scritto in un post su Facebook, dove ha linkato anche articolo di Repubblica dal titolo “Aborto, cade l’ultimo no. Il ministro Speranza cambia la direttiva: la pillola RU486 potrà essere utilizzata senza ricovero”.
La decisione del ministro arriva a seguito del parere chiesto all’Isituto superiore di Sanità dopo l’ondata di proteste per il provvedimento approvato a giugno della giunta leghista in Umbria, che ha deciso lo stop all’aborto farmacologico in day-hospital revocando una delibera regionale del 2019. Le direttive approvate già dieci anni fa dal ministero consigliavano infatti tre giorni di ricovero per la paziente che assumeva la pillola abortiva, lasciando però la scelta alle Regioni che nella maggior parte dei casi hanno optato per la somministrazione ambulatoriale. E, dunque, senza ricoverare la donna che voleva interrompere la gravidanza.
Il provvedimento della Regione Umbria era stato rivendicato dalla giunta stessa
sulla base delle linee di indirizzo che il Ministero aveva promulgato nel 2010 dopo che l’Agenzia del farmaco italiana, AIFA, aveva autorizzato l’immissione in commercio del farmaco come atto dovuto nel rispetto delle leggi europee, ma ponendo restrizioni che in altri Paesi non erano presenti: ricovero ospedaliero di tre giorni e limite delle 7 settimane di gestazione.
La decisione della giunta guidata dalla leghista Donatella Tesei, ha scatenato un’ondata di proteste,
su un tema che, in realtà, non riguardava solo l’Umbria ma tutta l’Italia. Infatti il ricorso al metodo non chirurgico nel nostro Paese è fermo al 20,8% dei casi, con grandi differenze tra Regioni. Le linee guida che saranno emanate dal ministero intendono dunque facilitare l’interruzione di gravidanza con metodo farmacologico.
(Il Fatto Quotidiano)