20 Luglio, 2024
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Draghi: sussidi per crisi Covid finiranno, investimenti massicci su giovani e istruzione. Ritorno alla crescita priorità assoluta

L’ex presidente della Bce si è guardato bene dall’entrare nell’analisi puntuale di questa o quella misura decisa a Roma come a Bruxelles.

Ma ha indicato l’orizzonte, dominato da alcune, chiare questioni cruciali.

Il veleno prodotto in dosi più massicce dalla pandemia è l’incertezza. E l’antidoto che la politica economica deve mettere in campo in fretta è la costruzione di un futuro sostenibile abbandonando la fase dei sussidi, necessaria ma inevitabilmente temporanea. Perché la crisi economica prodotta dal Coronavirus ha determinato un’impennata di deficit e debito senza precedenti, che per essere sostenibile deve essere impiegato negli investimenti per la crescita. L’intervento di Mario Draghi nell’apertura del Meeting di Rimini ha tracciato con chiarezza i termini delle sfide colossali che attendono i governi nel prossimo futuro. E implicitamente ha offerto un metro efficace per misurare la distanza fra queste sfide e i temi che occupano in queste settimane il dibattito pubblico italiano. Perché l’ex presidente della Bce si è guardato bene dall’entrare nell’analisi puntuale di questa o quella misura decisa a Roma come a Bruxelles. Ma ha indicato l’orizzonte, dominato da alcune, chiare questioni cruciali.

Debito buono e debito cattivo

Debito e futuro sono due temi intrecciati in un nodo inscindibile. Non solo perché il secondo sarà dominato dal primo, prodotto in questi mesi in quantità «senza precedenti». Ma soprattutto perché il debito da pandemia andrà indirizzato in fretta agli investimenti produttivi (a partire da istruzione e giovani) che servono alla crescita, a sua volta presupposto indispensabile per la sua sostenibilità, archiviando quanto prima la stagione di bonus e sussidi. Sul punto Draghi è stato chiarissimo: «Il debito – ha detto – è destinato a rimanere elevato a lungo e sarà sostenibile, continuerà cioè a essere comprato da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, se sarà utilizzato a fini produttivi in investimenti in capitale umano, innovazione e ricerca». Accanto a questo «debito buono» esiste un «debito cattivo», acceso per alimentare spese correnti e aiuti di breve termine anche sull’onda dell’illusione dei tassi bassi. Che da soli «non sono garanzia di sostenibilità» del debito, perché «la percezione dei mercati è altrettanto importante, e quanto più si deteriora, tanto più diventa incerto il quadro di riferimento».

 

«Non privare i giovani del futuro»

Il primo terreno su cui deve svilupparsi questo cambio di rotta è quello dei giovani e dell’istruzione, dove «la visione di lungo periodo deve sposarsi con un’azione immediata» che vada oltre le discussioni di queste settimane su banchi a rotelle e metri quadrati. A indicare questa priorità è una ragione logica ed etica insieme: «Il debito creato dalla pandemia dovrà essere ripagato da coloro che oggi sono giovani, ed è nostro dovere fare in modo che abbiano le capacità per farlo», perché «privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza».

«Maggiore chiarezza sugli obiettivi di politica economica»

In quest’ottica, il primo compito dei governi è quello di evitare che si realizzi il timore di una «distruzione del capitale umano senza precedenti dai tempi della seconda guerra mondiale». Con la sospensione delle regole Ue e più in generale di molti dei principi considerati basilari fino a qualche mese fa, la politica economica ha uno spazio di discrezionalità molto più ampio rispetto ai tempi ordinari, e ha di conseguenza il dovere di una «maggiore chiarezza sugli obiettivi» e di una dose aggiuntiva di trasparenza sulle scelte per conseguirli.

Italia ed Europa

Dalla credibilità di queste scelte dipende il futuro dell’Europa. Perché le regole su Patto di stabilità, mercato interno, concorrenza e banche erano oggetto di critiche crescenti prima della pandemia, e sono state sospese con la crisi che ha dato spazio all’avvio di emissioni di debito comune e a una nuova centralità della commissione dopo una lunga fase di dominio intergovernativo. Ma ora tocca ai governi nazionali sfruttare l’occasione puntando sulla «credibilità delle politiche economiche» perché «se ciò avverrà non si potrà più sostenere che i mutamenti nell’ordinamento europeo sono temporanei». Dalla gestione dei fondi di Next Generation Eu passa quindi non solo il futuro dell’Italia, ma anche lo sviluppo dell’Europa. A patto di cambiare passo in fretta.

(Il Sole24Ore)

 

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