Convention dem, Barack Obama si scaglia contro Trump: “Presidenza non è un reality. Democrazia è in gioco”. E Kamala Harris entra nella storia
Joe è il “fratello”, Kamala l’”amica”. Joe ha cuore, è dedito agli altri. “Conosce il mondo, e il mondo conosce lui. Ma la cosa che so di lui e di Kamala Harris è che a loro sta a cuore ogni americano. Per questo stasera vi chiedo di credere nella loro leadership. Loro sono in grado di portare l’America fuori da questi tempi bui”.
Quanto Barack Obama considerasse il suo intervento il più importante della convention, lo conferma un particolare: fino a un’ora prima di registrarlo, ha lavorato alla sua stesura con lo staff. Ma ha passato settimane a lavorare sui contenuti, calibrare le frasi. La maggior parte del testo, riporta la Cnn citando una fonte confidenziale, è stata riscritta dopo l’orazione funebre per l’addio all’icona dei diritti civili, John Lewis.
La prima domanda era: avrebbe citato Trump come la moglie, Michelle, il giorno prima? Lo ha citato, e lo ha fatto senza l’apoteosi della platea ma, sullo sfondo, l’omaggio alla Costituzione americana, da cui trae spunto il suo intervento. “Dovremmo aspettarci come minimo – ha spiegato Obama . un presidente che prenda in custodia questa Costituzione, protegga le libertà. Non mi sarei mai atteso che seguisse la mia politica o condividesse la mia visione, ma per il bene del Paese ho sperato che Donald Trump mostrasse interesse nel ruolo a cui era stato chiamato, lo facesse seriamente e che sentisse un po’ di rispetto per la democrazia. Invece non l’ha mai fatto”.
Obama ricorda la mancanza di Trump nel “cercare punti in comune”, trasformando il ruolo più alto d’America come un “reality show da usare per ottenere l’attenzione che lui brama”.
Un ex presidente che, nel discorso alla convention, attacca il successore sarebbe stato un caso clamoroso fino a qualche anno fa, ma l’etichetta istituzionale è definitivamente saltata da un pezzo: Donald Trump non ha insultato solo i suoi predecessori, ma i presidenti del suo stesso partito. Obama ha conservato, fino in fondo, un po’ di veleno nelle sue parole. “Chi fa il presidente e gli altri che sono con lui – dice rivolgendosi agli americani – contano sul vostro cinismo”.
Obama sa cosa comporta essere presidente e conosce Biden,
per questo gli organizzatori della Convention avevano visto nel messaggio di Obama più che un messaggio contro Trump, che comunque è arrivato, un invito agli elettori a fidarsi del suo ex vice. Per questo è stato proposto il video in cui Obama, nel gennaio 2017, a pochi giorni dal passaggio di consegne, diede al suo vice la “Medal of Freedom”, l’onorificenza più alta d’America. Biden, rimasto sorpreso, non nascose le lacrime.
“Quando scelsi Joe come vice – commenta l’ex presidente – non sapevo che dodici anni dopo sarei finito a considerarlo un fratello”. Qui viene condensato il senso dell’unione, che era il tema della serata, “A more union perfect”.
A presentare la terza serata della convention virtuale era stata chiamata un’altra attrice simbolicamente afroamericana: Kerry Washington, protagonista del film di Quentin Tarantino, Django Unchained. L’attrice ha ricordato l’importante di “tornare insieme” di mostrare di nuovo una “unione perfetta”. E da lì si sono sviluppati gli interventi.
La ricerca di unione, provando a essere più forti del dolore.
Parlano due sopravvissuti a massacri di massa, da Orlando a Parkland, a ricordare le 339 stragi registrate fino al 31 luglio. Emozionante il momento in cui la Gabrielle Giffords, ex deputata dell’Arizona colpita alla testa da un proiettile sparato da un folle nel 2011, mostra la sua determinazione a ripartire, nonostante le evidenti conseguenze rimaste. “Noi possiamo proteggere la nostra famiglia – dice – noi possiamo farcela insieme. Io non ho perso la mia voce. Votate, votate, votate”.
Largo spazio al tema del cambiamento climatico. Tra gli interventi, anche la Greta Thunberg d’America, Alexandria Villasenor, 15 anni, attivista di New York, mentre Joe Biden, negli stessi minuti, scrive su Twitter: “Quando sento le parole “cambiamento climatico”, io ne sento un’altra: lavoro. Possiamo superare la crisi del clima e la crisi economica allo stesso tempo”.
Segue il messaggio sugli immigrati rimandati a casa, sui figli separati dai genitori, sui campi di detenzione al confine con il Messico. Come suggestione, segue “Stand by me” cantata da Prince Royce, artista nato nel Bronx, di origine domenicana, star del Latino pop. Prima e dopo una carrellata di grandi donne della politica.
Hillary Clinton
che si rivolge ai giovani perché “non si arrendano sull’America”, poi Nancy Pelosi, speaker della Camera, che lancia un messaggio in cui mette insieme Trump e il leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell, che sarà in corsa per la rielezione in Kentucky.
“Avevamo passato al Senato – spiega la leader dem – leggi in difesa dei nostri dreamers, per l’eguaglianza Lgbtq, per prevenire la violenza delle armi, e preservare il nostro pianeta per le future generazioni e altro ancora”. “Tutto questo – ha aggiunto – è possibile per l’America. Chi si è messo in mezzo? Mitch McConnell e Donald Trump”.
La senatrice Elizabeth Warren promette battaglia anche in caso di vittoria: “Dobbiamo realizzare grandi cose, combattere ancora, e cambiare l’America”.
Nella serata in cui Kamala Harris
si è presentata ufficialmente agli americani, rendendo ufficiale la sua corsa da vicepresidente, prima donna nera a correre per l’incarico per conto di un partito di maggioranza, doveva convincere di poter portare un’energia rivoluzionaria dentro la Casa Bianca, ma senza spaventare i moderati. Tra i tanti, un messaggio chiaro: “Non c’è vaccino contro il razzismo, siamo noi a dover agire”.
Il suo intervento, a chiusura della serata, è passato dalla storia di figlia di immigrata al senso della famiglia, dal valore della giustizia a quello della visione, “stando tutti insieme per un futuro migliore”.
Applausi virtuali, per sottofondo il brano “Work That”, cantato da Mary Blige, mentre Kamala e Joe salgono sullo stesso palco accompagnato dai coniugi. Come nella tradizione delle convention, prima della pandemia. Con la benedizione di Obama.
(La Repubblica)