Presidente Conte, manca un mese alle elezioni regionali e ancora si discute di possibili alleanze fra 5Stelle e centrosinistra in Puglia e nelle Marche. Lei che ne pensa?
“Trovo ragionevole che le forze politiche che sostengono il governo provino a dialogare anche a livello regionale. In Puglia e nelle Marche presentarsi divisi espone al rischio di sprecare una grande occasione. Una sinergia anche a livello territoriale può imprimere una forte spinta per realizzare le strategie del Green deal, dell’innovazione digitale, degli investimenti nelle infrastrutture, negli asili nido e nelle scuole. E poi queste elezioni regionali coincidono con un appuntamento storico per l’Italia. Stiamo elaborando un Recovery Plan, finanziato con ingenti fondi europei, che costituisce la più grande opportunità per le nuove generazioni dal secondo dopoguerra a oggi. Le Regioni saranno coinvolte in questi progetti e diventeranno anche dei centri di spesa. Ovviamente il governo non farà distinzioni di colore politico nei confronti dei governi regionali. Ma le forze di maggioranza dovrebbero avere tutto l’interesse a competere al meglio per essere protagoniste in questa partita anche a livello regionale”.
Perché mai i 5Stelle in Puglia dovrebbero appoggiare Emiliano che hanno combattuto per 5 anni in Regione e, ancora prima, come sindaco di Bari?
È comprensibile che dopo anni vissuti politicamente gli uni contro gli altri armati, si accumulino contrasti e forse anche incomprensioni. Ma la politica impone di mettere sempre il bene dei cittadini al di sopra degli interessi di parte, affrontando le sfide con coraggio e generosità. Bisogna esprimere una visione strategica e guardare ai bisogni delle comunità locali non più con le lenti del passato, ma con il binocolo del futuro.
Emiliano, per la base M5S, è troppo trasformista e incline a strizzare l’occhio a destra.
Non scendo nei giudizi personali e non entro nelle valutazioni delle singole situazioni locali. Sono certo però che, se ci si sedesse intorno a un tavolo, si potrebbero affrontare tutte le questioni e potrebbe nascere un deciso miglioramento delle liste, dei programmi, delle strategie politiche.
Quali punti programmatici potrebbero indurre il M5S pugliese a rivedere la sua corsa solitaria?
Un obiettivo tra i tanti: la transizione energetica, che è un’assoluta priorità per la Puglia. Pensiamo a Taranto.
Anche nelle Marche, centrosinistra e M5S han già lanciato i loro candidati alla presidenza: che dovrebbero fare, secondo lei?
Anche lì, sedersi attorno a un tavolo: dal confronto può scaturire un progetto politico più rafforzato e più competitivo.
A quale candidato pensa?
Non è mio compito dare indicazioni sulle candidature. Ma confido che si possa dialogare senza irrigidimenti.
Che senso ha che il Pd chieda l’appoggio dei 5Stelle ai propri presidenti e poi scomunichi le sindache grilline Raggi e Appendino?
Le scomuniche sono frutto delle fratture del passato. Il dialogo va coltivato a tutto campo e deve coinvolgere anche le candidature dei sindaci, lavorando di volta in volta alla soluzione più competitiva e preferibile in una logica di alleanza e di interesse generale.
Non teme, intervenendo direttamente nella campagna elettorale delle Regionali, di sovraesporre il governo? D’Alema lo fece 20 anni fa e gli portò male.
Sono elezioni regionali, non politiche. Ne abbiamo già affrontate in passato. Non si tratta di dare un voto al governo. Ma ritengo legittimo auspicare che le forze di maggioranza trovino il modo di collaborare anche a livello regionale.
Se questa partita è così importante, perché non muoversi prima? Non è tardi, alla vigilia della presentazione delle liste?
Il voto sulla piattaforma Rousseau di qualche giorno fa è stato un passaggio importante. L’apertura che gli iscritti dei 5Stelle hanno dato alle alleanze anche con partiti tradizionali favorisce una svolta e apre nuovi scenari.
L’altro giorno a Genova ha incontrato Ferruccio Sansa. Farà campagna elettorale?
Il mio ruolo di presidente del Consiglio mi impedisce di fare campagna elettorale. Per come la intendo io, la campagna elettorale richiede un confronto diretto e costante con le persone chiamate a votare. Se mai potessi, farei una campagna molto tradizionale: mi fermerei a parlare con gli elettori, guardandoli negli occhi e cercando di capire meglio i loro bisogni. Meno convegni e più strada.
Passiamo al governo: avete fatto un bel pasticcio sulle discoteche. Prima chiuse, poi riaperte, poi richiuse.
Il governo non ha mai autorizzato l’apertura delle discoteche. Abbiamo sempre ritenuto impensabile che in una discoteca si possano mantenere distanze e indossare le mascherine. È chiaro che sono luoghi privilegiati di diffusione del contagio. Alcune Regioni, tuttavia, hanno voluto adottare protocolli sanitari ritenendoli compatibili con la riapertura delle discoteche. Abbiamo lasciato fare per alcuni giorni, ma quando abbiamo constatato che la curva epidemiologica rischiava di risalire siamo intervenuti e in Conferenza delle Regioni abbiamo, ancora una volta, dato tutti prova di grande collaborazione, convincendo anche i presidenti regionali più riluttanti a disporre la chiusura. Con l’occasione, abbiamo garantito un intervento di sostegno finanziario per tutti gli operatori del settore.
Cosa pensa del caos-tamponi negli aeroporti lombardi?
Tutte le realtà che ospitano aeroporti internazionali si stanno organizzando per fare tamponi non solo nelle aziende sanitarie, ma anche direttamente negli aeroporti. A Fiumicino, ma anche a Venezia, le cose vanno bene. Con queste procedure sono stati individuati già diversi casi positivi. Confidiamo che anche negli aeroporti della Lombardia si possano fare presto questi test.
Nuovi allarmi dal mondo della scuola, in vista della riapertura del 14 settembre: si teme di non riuscire sul serio a riavviare le lezioni in ordine e in tempo.
Il governo, la Protezione civile, i sindaci e i presidenti delle Province, gli uffici scolastici regionali e i dirigenti scolastici stanno profondendo il massimo impegno per garantire il rientro a scuola in condizioni di massima sicurezza. È una sfida molto impegnativa per il Paese, perché coinvolge oltre 10 milioni di persone. Per capire le difficoltà basti pensare che in Italia si producono 200 mila banchi all’anno mentre in soli due mesi ne abbiamo reperiti 2 milioni e 400mila, cercandoli in lungo e in largo in Europa. Tra qualche giorno verrà diffuso il piano di consegna delle nuove attrezzature scolastiche. Abbiamo investito nella scuola oltre 2,9 miliardi di euro solo per la riapertura di settembre, i lavori di edilizia scolastica, l’affitto di nuovi spazi, i patti di comunità e le varie attrezzature. Rinforzeremo l’organico scolastico con 70mila assunzioni a tempo determinato. Sono state inoltre autorizzate 97mila assunzioni a tempo indeterminato di docenti, personale ATA e dirigenti scolastici. Con il meccanismo della call veloce, voluto fortemente da questo governo, consentiremo a chi lo desidera spostamenti più veloci per raggiungere il ruolo preferito.
A che punto siete col Recovery Plan per accedere ai 209 miliardi europei? Quando lo vedremo?
Gli “stati generali” di consultazione nazionale a Villa Pamphilj ci hanno avvantaggiato. Abbiamo elaborato un “Piano di rilancio” offrendolo alla condivisione di 122 tra associazioni di categoria, parti sociali, organismi non profit, personalità varie. Ora stiamo lavorando per estrarre quei progetti che più direttamente rispondono alla logica dei finanziamenti europei, che contemplano investimenti e riforme strutturali per rendere più competitivo e resiliente il Paese. Dedicheremo molta attenzione alle infrastrutture materiali e immateriali e puntiamo a investire su scuola, università e ricerca. Ne approfitteremo anche per migliorare l’efficienza della Pubblica amministrazione e del sistema giustizia. Intendiamo consegnare il piano in Europa a metà ottobre.
Il Pd continua a lanciare ultimatum sul Mes: Zingaretti, Delrio… Lei cosa risponde?
Ricordo che si tratta pur sempre di soldi presi a prestito. Confido che i flussi di cassa rendano superfluo quest’ulteriore indebitamento, anche in considerazione dei fondi del piano Sure già attivato e del Recovery Fund. Se mai il quadro di finanza pubblica imponesse valutazioni differenti, state pur certi che andremo in Parlamento e ne discuteremo in piena trasparenza.
Si sente “indebolito”, come sostiene qualcuno, dal voto sulla piattaforma Rousseau pro alleanze M5S-Pd?
E perché mai? Quando ho formato questo governo ho personalmente lavorato al programma. A mano a mano che discutevo coi rappresentanti delle varie forze politiche constatavo, al di là delle polemiche del passato, grande sintonia sulle priorità e gli obiettivi strategici. Di qui il mio costante auspicio perché questa esperienza di governo contribuisca a far nascere una visione di ampio respiro di cui l’Italia ha estremo bisogno, in modo da programmare interventi anche di medio e lungo periodo.
Altri ultimatum le arrivano dal Pd sulla legge elettorale. Cosa pensa del sistema proporzionale, che pare in pole position?
La riforma costituzionale che prevede un consistente taglio dei parlamentari va accompagnata da una legge elettorale fondata su un criterio di rappresentanza ben bilanciato. Le forze di maggioranza hanno optato per una soluzione di impianto proporzionale con una soglia di sbarramento al 5%. Mi sembra una soluzione equilibrata perché favorisce la pluralità della rappresentanza politica, ma previene un’eccessiva frammentazione dei partiti. La questione è ora all’attenzione del Parlamento, dove peraltro l’iter è stato avviato.
Ha sentito Mario Draghi al Meeting di Rimini? Le è piaciuto il discorso?
Sono d’accordo, in particolare, sul fatto che dobbiamo rafforzare gli strumenti per dare maggior forza e stabilità all’area dell’euro e investire con determinazione sull’istruzione e sulla ricerca per garantire un futuro migliore ai giovani.
(Il Fatto Quotidiano)