25 Novembre, 2024
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Hillary Clinton alla convention: “Questa non sia un’altra elezione da rimpiangere”

L’ex candidata alla presidenza torna 4 anni dopo la sconfitta con Donald Trump.

“L’America ha bisogno di un presidente che mostri la stessa compassione, determinazione e leadership alla Casa Bianca che vediamo nelle nostre comunità”

Quando il 28 luglio 2016 Hillary Clinton salì sul palco del Wells Fargo Center di Philadelphia, la Convention democratica l’aveva già incoronata come futuro presidente. L’ex First Lady – e con lei tutto il partito – era certa della vittoria e non poteva immaginare che, con circa tre milioni di voti in più, tre mesi più tardi sarebbe stata sconfitta da Donald Trump. Meno che mai poteva prevedere che quattro anni dopo, in quella che doveva essere la Convention della sua riconferma alla Casa Bianca, avrebbe avuto un ruolo di seconda fila.

È stato un ritorno quasi amaro, una sorta di addio – questa volta definitivo – a quel sogno di chiudere quattro decenni di potere diventando la prima donna a entrare nello Studio Ovale della Casa Bianca con il grado più alto, quello di ‘Commander in Chief’.

Quarant’anni vissuti nella prima linea della politica, a fianco e insieme al marito Bill in quella che venne chiamata la ‘Clinton Machine’ e che ha dominato il partito democratico come solo il clan dei Kennedy era riuscito a fare. Se il regno dei Camelot della politica americana venne travolto da due omicidi (un presidente e uno che stava per diventarlo), da troppi scandali e da una scia di morti tragiche, quello della coppia che partita dall’Arkansas era arrivata alla Casa Bianca e che di scandali ne aveva superati fin troppi, si è chiuso per la smisurata ambizione che non ha permesso a Hillary (e a Bill) di capire dove stava andando l’America e cosa gli americani pensavano realmente di lei.

L’ex Segretario di Stato di Barack Obama (che l’aveva sconfitta alle primarie del 2008) è una figura complicata nella cultura politica americana, disprezzata – quando non odiata – da molti repubblicani ma vista con grande diffidenza (e antipatia) anche dall’ala progressista e ‘socialista’ dei Dem, incarnata da Bernie Sanders e dalla giovane pasionaria Alexandria Ocasio-Cortez.

Dal 2016 la politica Usa è cambiata radicalmente, per via di Trump ma anche per le nuove dinamiche all’interno della sinistra e Hillary, quattro anni dopo, si è trovata a parlare ad una platea (virtuale) di un partito che dopo la sua sconfitta è diventato molto più radicale. È stato un ritorno sulla scena agrodolce, consapevole che se le cose fossero andate diversamente oggi avrebbe pronunciato il suo secondo discorso di accettazione.

In una serata dominata dalle donne, a cento anni dalla storica data in cui le donne hanno conquistato il diritto di voto negli Stati Uniti,

l’intervento dell’ex candidata alla Casa Bianca è stato relegato nella prima metà della serata, quella in cui non c’è ancora la diretta sui grandi network televisivi. Ha riflettuto sulla inaspettata sconfitta del 2016. “Per quattro anni, la gente mi ha detto: ‘Non mi ero reso conto di quanto Trump fosse pericoloso’. Mi ha detto: ‘Vorrei poter tornare indietro e rifarlo’. O peggio: ‘Avrei dovuto andare a votare’. Beh, questa non può essere un’altra elezione da rimpiangere”.

Si è rivolta alle donne, a quei milioni che, ispirate dalla sua candidatura, hanno marciato contro Trump, a quelle che si sono candidate al Congresso diventando una forza reale nel partito e contro l’attuale Casa Bianca. Ha elogiato Kamala Harris, che potrebbe riuscire fra quattro anni dove lei ha fallito. “Ci sono voluti sette decenni di suffragette che hanno marciato, picchettato e sono andate in prigione per spingerci verso un’unione più perfetta”.

Ha parlato delle proteste contro la violenza della polizia, ha parlato delle interferenze russe: “Votate perché ‘Black Lives Matters’, votate perché nessuno Stato straniero condizioni le nostre elezioni”.

Ha avvisato l’elettorato democratico di non dare nulla per scontato. “Se votate per posta, chiedete subito la vostra scheda e rispeditela appena possibile.

Se andate a votare di persona, fatelo presto. Portate un amico e indossate una mascherina. Diventate ognuno di voi un sondaggista. Per prima cosa, in ogni caso, votate come se le nostre vite e i nostri mezzi di sussistenza fossero a rischio, perché è così”.

Si è schierata senza se e senza ma al fianco di Joe Biden, che in passato è stato sia un rivale che un alleato perché “sa come guarire, unificare e guidare” gli Stati Uniti. “Mi piacerebbe che Donald Trump fosse stato un presidente migliore, ma purtroppo è quello che è. L’America ha bisogno di un presidente che mostri la stessa compassione, determinazione e leadership alla Casa Bianca che vediamo nelle nostre comunità. Durante tutta questa crisi, gli americani hanno continuato ad andare avanti, controllando i vicini, presentandosi ai posti di lavoro come primi soccorritori e negli ospedali, nei negozi di alimentari e nelle case di cura”.

Il ritorno di Hillary Clinton alla Convention sarà certamente acclamato dai molti milioni di sostenitori che ancora ha.

Chi quattro anni fa, all’interno dell’elettorato democratico, l’ha boicottata farà finta di niente ma non la rimpiangerà. L’unico che forse sentirà la sua mancanza sarà proprio The Donald insieme ai suoi ‘odiatori’ professionisti: perché difficilmente potranno trovare in quesa campagna 2020 un’altra ‘Crooked Hillary’ da sbeffeggiare e sconfiggere.

(La Repubblica)

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