Che Mario Draghi abbia il sostegno dei cosiddetti poteri forti (economia, informazione, lobby internazionali) non è certo una novità.
Perché è un elemento centrale di un sistema di potere consolidato negli ultimi decenni attraverso incarichi prestigiosi. E non è un’offesa rimarcare che rappresenta la parte avanzata di un moderno capitalismo. Draghi fa la sua parte. E bene.
Quel che colpisce invece è la sudditanza oppure l’uso strumentale e in chiave politica delle sue parole. Nell’assenza, salvo eccezioni, di un ragionamento non dico critico, ma approfondito sulle posizioni che esprime. Quello che ha detto al Meeting di Comunione e Liberazione, più che banale, è ovvio.
E se è così, ciò che sorprende è l’appiattimento di tg e giornali. Affermare che un’economia, un paese devono sostenere i buoni investimenti e il futuro dei giovani, non c’è chi lo neghi per il semplice fatto che lo dicono tutti.
Eppure queste ovvie, scontate affermazioni diventano il coro (le “aperture”) di tutti i media.
Ma se Draghi viene esaltato dai quotidiani di centrodestra lo capiamo, è usato come messaggio politico versus l’attuale presidente del consiglio.
Solo che su questa linea si sono sdraiati anche i giornali generalisti che fanno poco o niente per dissimulare la propria “antipatia” verso i giallorossi, tantopiù se dovesse consolidarsi l’alleanza Pd-5Stelle.
Il “comunicato a mezzo stampa” dell’establishment economico-editoriale parla chiaro: il nostro cavallo si chiama Mario. Come del resto avviene dal momento in cui crollava il governo gialloverde. Si sa, repetita iuvant. Oltretutto Supermario può tornare utile anche come onesto e affidabile futuro Presidente della Repubblica.
(Il Manifesto)