Negli Stati Uniti le richieste di sussidi di disoccupazione tornano sopra quota un milione.
Fed e Bce sottolineano i rischi per l’outlook economico.
A Milano male le banche, si salvano i farmaceutici.
Risale il dollaro, giù il petrolio. A Wall Street il Dow Jones naviga sotto la parità.
Il richiamo alla realtà arrivato ieri sera dalla Federal Reserve, e confermato nel pomeriggio dalla Bce, ha penalizzato i listini azionari europei. Entrambi gli istituti centrali hanno sottolineato che la diffusione del coronavirus comporta ancora rischi considerevoli per l’andamento dell’economia nel medio termine. Un avvertimento che ha subito trovato conferma sul nuovo aumento delle richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti, che la scorsa settimana sono tornate sopra quota un milione, e che ha subito fatto aumentare l’avversione al rischio, spingendo gli investitori ad alleggerire le posizioni sull’azionario, dopo i recenti record, e a spostarsi su asset considerati più sicuri come i titoli di Stato americani. A Piazza Affari il FTSE MIB ha cosi’ chiuso in calo dell’1,44%.
Le vendite hanno colpito Atlantia (-3,37%), dopo che la ministra Paola De Micheli ha ribadito che per la cessione della quota Aspi il Governo pretende il rispetto degli accordi del 14 luglio, sottolineando inoltre che il lavoro di Cdp sulla vendita terminerà nei prossimi giorni. Male tutto il comparto bancario (-2,22 Banco Bpm), mentre si sono salvati dalle vendite solo i farmaceutici (Diasorin+0,43%).
I sussidi negli Usa tornano oltre quota 1 milione
I dati macro non fanno che ampliare le preoccupazioni per i tempi della ripresa economica. Peggiori delle attese, infatti, i numeri sulle richieste di nuovi sussidi alla disoccupazione, tornati sopra la soglia di 1 milione mai raggiunta prima della crisi provocata dalla pandemia di coronavirus e superata per 20 settimane consecutive, prima del calo della settimana terminata l’8 agosto (dato rivisto da 963.000 a 971.000). Le richieste sono salite di 123mila unità a 1,106 milioni, le attese erano per un dato a 923.000. Male anche le indicazioni del Philadelphia Fed, che misura l’outlook sul settore manifatturiero, sceso in agosto a 17,2 punti dai 24,1 di luglio, peggio delle stime. Wall Street è comunque riuscita ad annullare le perdite dell’avvio, sostenuta dal rimbalzo del settore tecnologico. Focus sul titolo Apple, che nella seduta di mercoledì 19 agosto ha toccato i 468,65 dollari, spingendo la capitalizzazione oltre i 2.000 miliardi. La valutazione di Apple, cresciuta del 54% dall’inizio dell’anno, ricorda quanto il settore tech stia risultando decisivo per la ripresa degli indici e per il record fatto segnare martedì, in chiusura, dallo S&P 500.
Giù le banche e le auto, si salvano i farmaceutici
Le vendite sull’azionario europeo sono generalizzate su tutti i settori, ma l’andamento peggiore è per banche e auto, vanno male anche le materie prime. A Piazza Affari, sono proprio le banche a segnare il passo, con Unicredit, Mediobanca e Banco Bpm in coda al listino. Debole anche St con tutto il settore, vanno male i petroliferi con l’eccezione di Saipem che recupera terreno rispetto alla vigilia. In cima al listino i farmaceutici che ritrovano slancio, con Diasorin e Recordati in verde.
Il dollaro rimbalza, l’oro resta sotto quota 2.000
Sul mercato dei cambi, in risalita il dollaro che spinge l’euro a 1,1828 (1,1934 ieri in chiusura). La moneta unica vale anche 125,49 yen (125,84), mentre il rapporto dollaro/yen è a 105,92 yen (105,66). In calo il prezzo del
petrolio: il future ottobre sul Wti perde l’1,11% a 42,63 dollari al barile, mentre l’analoga consegna sul Brent perde l’1,5% a 44,69 dollari.
(Il Sole24Ore)