A luglio cali vistosi rispetto alla programmazione pre Covid: -78% a Fiumicino e -70% a Malpensa – Le associazioni lamentano poca chiarezza da parte delle compagnie
Nell’estate più difficile che il settore turismo e quello dei trasporti si siano mai trovati ad affrontare, il tema dei diritti dei passeggeri di fronte a possibili cambiamenti dei loro piani – imposti da autorità e compagnie aeree – è quanto mai decisivo. Cancellazioni, ritardi e spostamenti da un volo all’altro (magari con orario o data diversa) sono all’ordine del giorno a causa di nuove restrizioni legate all’epidemia e al riaccendersi di alcuni focolai, prima di tutto. Ma anche per le scelte strategiche delle compagnie che, come gli aeroporti, non hanno sostegni ad hoc dal Dl Agosto “tarato” per aiuti a strutture e dipendenti del settore turismo (si veda la colonna a sinistra). Compagnie che però restano sotto osservazione per le norme sui distanziamenti e le precauzioni anti contagio – come dimostra il richiamo di Enac a Ryanair della scorsa settimana – anche se il trasporto aereo non sarà probabilmente toccato dal prossimo Dpcm trasporti.
La drastica riduzione dei voli
A giugno e luglio il traffico aereo passeggeri ha ripreso a crescere dopo lo stop imposto dal Covid-19, ma è rimasto comunque drammaticamente sotto i livelli 2019: in Europa Eurocontrol, nella settimana 29 luglio-4 agosto, ha registrato circa 108mila voli, quasi il 56% in meno dello stesso periodo 2019. In Italia, nell’intero mese di luglio, Enav ha registrato 75.200 voli, di cui il 30% hanno solo sorvolato lo spazio aereo.
Una quota dei voli in programma è stata cancellata pur non essendoci limitazioni “esterne” all’operatività. Secondo l’Enac, infatti, «i vettori hanno ottimizzato l’operativo, cancellando quei voli originariamente programmati, ma con scarsa attrattiva turistica a causa delle destinazioni, mantenendo solo quel minimo di voli che avevano un coefficiente di riempimento più elevato».
Confrontando i voli operati a luglio 2020 con la programmazione fatta pre Covid-19 i dati, forniti da Enac, non sono confortanti: la percentuale di operatività di grandi hub come l’aeroporto di Fiumicino e Milano Malpensa (compresi i giorni di operatività di Linate) è, rispettivamente, al -78% e al -70%, mentre Napoli Capodichino fa registrare un -68 per cento. Migliore la situazione degli scali pugliesi: a Bari e Brindisi, rispetto a quanto programmato,viene operato poco più di un volo su due (57% e 53%).
Il taglio dei voli ha avuto pesanti riflessi anche sulla comunicazione tra linee aeree e passeggeri,
che non è stata e non è sempre ottimale, tanto che la Beuc, organizzazione europea dei consumatori cui aderiscono Adiconsum e Altroconsumo, ha denunciato alla Commissione Ue pratiche commerciali scorrette perpetrate da una serie di compagnie (tra cui Aegean, Air France, EasyJet, Klm, Norwegian e Ryanair). Va ricordato, infatti, che la crisi pandemica non ha comportato deroghe ai diritti dei passeggeri, eccetto che per la querelle sui voucher (si veda il servizio sotto). Inoltre, come ricordato dall’Enac, a partire dal 3 giugno sono state rimosse le ultime restrizioni alla circolazione delle persone fisiche nell’area Schengen, Uk e Irlanda del Nord: quindi le successive cancellazioni dei voli da parte delle compagnie non possono essere tout court imputate alla chiusura emergenziale dei territori.
(Il Sole24Ore)