21 Luglio, 2024
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L’Overshoot Day 2020 posticipato dalla CoViD-19

Quest’anno l’Overshoot Day cade tardi, il 22 agosto:

ma non dovrebbe servire una pandemia per allentare il sovrasfruttamento delle risorse del pianeta.

Nel 2019 l’Overshoot Day, il giorno dell’anno nel quale entriamo ufficialmente in debito con il Pianeta quanto a risorse naturali, cadeva il 29 luglio, in anticipo di quattro giorni sul 2018. Quest’anno l’appuntamento della vergogna cade il 22 agosto, ma nel mezzo abbiamo attraversato un’emergenza epocale che ha congelato le economie di tutto il mondo, chiuso in casa metà della popolazione mondiale, rivoluzionato il modo di lavorare e interrotto trasporti e collegamenti aerei per molte settimane.

 

Lo slogan #movethedate, che invitava a darsi da fare per spostare in avanti la data del sovrasfruttamento delle risorse terrestri si è in un certo senso avverato, ma per un pessimo motivo. L’arresto dell’economia legato alla covid è ben lontano dalla rivoluzione intenzionale che siamo chiamati a promuovere per smettere di vivere come se avessimo 1,6 pianeti a nostra completa disposizione

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CoViD-19, crollano le emissioni di CO2 (ma il motivo non è bello)

 

DOMANDA E OFFERTA.

Per definire l’Overshoot Day, il Global Footprint Network, un’organizzazione internazionale no-profit che sviluppa strumenti per promuovere la sostenibilità ambientale, calcola il numero di giorni dell’anno in cui la biocapacità terrestre (cioè la capacità degli ecosistemi di rigenerare risorse naturali e assorbire i prodotti di scarto prodotti dall’uomo) riesce a provvedere alla richiesta di risorse e di servizi ecologici (per esempio foreste, pescato o capacità di assorbire CO2) dell’umanità.

La domanda di risorse da parte dell’uomo è misurata dall’impronta ecologica, ossia la quantità di superficie terrestre e acquatica biologicamente produttive che servirebbero a un individuo o a un’intera popolazione per produrre tutte le risorse che consuma e assorbire i rifiuti o le emissioni che produce (qui il link per calcolare la tua). Il giorno in cui il pianeta non riesce più a “star dietro” alle nostre richieste e rigenerare le risorse che chiediamo per vivere, mangiare, produrre energia, assorbire i nostri gas inquinanti, segna l’inizio del debito, l’Overshoot Day: da quel momento e fino alla fine dell’anno vivremo consumando risorse che la Terra non è in grado di rigenerare in quell’anno, di fatto sottraendole al futuro. Allo stato attuale delle cose, la Terra impiega un anno e otto mesi a rigenerare le risorse che consumiamo in un anno.

Per calcolare il giorno preciso di inizio del debito si divide la biocapacità terrestre relativa all’anno in corso per l’impronta ecologica dell’umanità in quel dato anno, e si moltiplica il risultato per 365 (il numero standard di giorni dell’anno).

CHE COSA PESA DI PIÙ.

Quasi il 60% dell’impronta ecologica dell’umanità è costituito dall’impronta di carbonio, cioè la superficie richiesta al Pianeta per sequestrare le emissioni di CO2 prodotte dalla combustione di gas, carbone e petrolio. È la voce di “spesa” che cresce più rapidamente in questo disastroso bilancio che vede l’uomo sempre in debito: dal 1970 ad oggi la nostra impronta di carbonio globale, misurata in ettari, è più che raddoppiata. I cambiamenti climatici sono, insieme alla perdita di biodiversità, il triste risultato di questa nostra esosa richiesta al pianeta. Immettiamo in atmosfera molti più gas serra di quanto la Terra, attraverso foreste e oceani, riesca ad assorbire, e gli effetti sono sotto i nostri occhi.

Decarbonizzare la nostra economia non solo inciderebbe sui cambiamenti climatici, ma porterebbe un migliore equilibrio sulla bilancia che vede da una parte l’impronta ecologica e dall’altra la biocapacità terrestre.

Dimezzando l’impronta di carbonio arriveremmo a consumare le risorse di “appena” 1,1 Terre, quasi quelle che abbiamo realmente a disposizione; e sposteremmo in là la data dell’Overshoot Day di 93 giorni.

FERMI PER FORZA.

I lockdown del 2020 hanno determinato una riduzione della parte di impronta ecologica dovuta alle emissioni di carbonio del 14,5%, rispetto al 2019; la contrazione economica e il calo della domanda di legname hanno assottigliato l’impronta ecologica legata alla deforestazione dell’8,4%, mentre non sembra sostanzialmente cambiata l’impronta legata alla produzione e allo spreco di cibo

 

 (per approfondire: ecco come è stato calcolato l’Overshoot Day nell’anno della CoViD-19).

 

Questi parametri spiegano lo slittamento di data, il più consistente dall’inizio degli anni ’70: ma il passaggio è legato a una crisi economica globale senza precedenti recenti, e non a un cambiamento consapevole di cui andare fieri.

(Focus)

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