28 Dicembre, 2024
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Per i vescovi sull’aborto è stata superata la linea rossa

Le ultime disposizioni sulla pillola abortiva considerate oltre il limite del tollerabile. Cresce lo scontento verso la politica, la Chiesa italiana è scontenta su tutto: migranti, scuole, valori etici. Resta un problema: come fare per cambiare le cose?

Sembra che le disposizioni del ministero della salute sull’uso della Ru486 abbiano segnato il superamento di una linea rossa, quella che l’episcopato italiano aveva tracciato per indicare il limite massimo della tollerabilità. Adesso che si è arrivati a quello che i cattolici definiscono l’aborto fai da te gli argini sembrano rompersi.

Attenzione, non si tratta di una semplice manovra contro un provvedimento ministeriale

considerato e apertamente definito anticostituzionale nel metodo, nonché contra legem nel merito.

Si tratta della apparente – chissà se definitiva – rottura di uno schema pluridecennale, quello che vedeva la Chiesa italiana spettatrice distaccata ma interessata alle cose della politica, concentrata su alcuni obiettivi e indifferente al progetto politico complessivo delle varie forze che via via si alternavano alla guida del Paese.

Il populismo, ma non solo

Le cronache di questi giorni, per non dire mesi, hanno registrato una crescente insoddisfazione nei confronti dei vari populismi, rappresentata da quanto detto oggi a Rimini dal cardinal Gualtiero Bassetti a proposito delle varie cacce all’untore scatenate da chi non era in grado di capire l’essenza del problema rappresentato dal coronavirus.

Ma sull’altro versante la profonda perplessità sull’operato delle forze di governo nei riguardi della chiusura delle chiese durante il lockdown è stata sostituita da quella, ancor più esplicita e profonda, sull’atteggiamento dell’esecutivo davanti ai problemi delle scuole paritarie. Queste sono viste dalla Chiesa italiana come un’opportunità per risolvere questioni pratiche quanto delicate come il distanziamento sociale, mentre il governo ha lasciato trasparire quella che viene percepita come una incomprensibile indifferenza. Se non peggio.

“Dio vi giudicherà”

Risultato: una novantina di istituti sono stati costretti a chiudere, e così di è aperto un vulnus che non sarà facile cauterizzare. Insomma, la Chiesa italiana si trova ad essere ben poco contenta sia del governo, sia dell’opposizione. A riguardo si leggano le parole particolarmente dure pronunciate dal Papa riguardo la tragedia dei migranti (“Dio ci chiederà conto della loro morte”) e – i toni sono più soft, ma il messaggio è ugualmente chiaro – sui ritardi nella ricostruzione post-terremoto del 2016.

Su tutto questo si innesta la polemica sulle linee guida per l’uso dell’Ru486, una pillola abortiva il cui uso la Chiesa ha osteggiato fin dall’inizio. Il ministero della Salute ora dice che può essere somministrata senza ricovero. Per giorni “Avvenire” ha martellato su questa disposizione (come anche sul problema dei migranti), invocando la corretta applicazione della legge 194.

La Costituzione ignorata

La legge, nella sua prima parte, indica l’interruzione della gravidanza come extrema ratio da accettare alla fine di un percorso in cui la donna viene accompagnata nell’ambito di un consultorio. Ora questa sezione, da sempre poco applicata, viene saltata a pie’ pari. Di cui l’accusa di avere violato la Costituzione: quel che è stabilito dalla legge (e la 194 è stata anche confermata da un referendum) non può essere modificato da una circolare ministeriale.

Per una maggioranza che si rende responsabile di una decisione del genere, c’è però un’opposizione che, a riguardo, non ha mostrato molto coinvolgimento, al di là di alcune dichiarazioni di circostanza. Passa il tempo, le perplessità dei cattolici aumentano.

Al tempo stesso i vecchi schemi saltano o si dimostrano obsoleti: meno aiuti alle paritarie, più aborto, meno sensibilità sui temi sociali e più indifferenza di fronte alla tragedia dei migranti. Ce n’é per scontentare tutti gli elementi di una conferenza episcopale pur molto eterogenea nelle sue articolazioni.

Uniti, ma solo sull’aborto

L’aborto, d’altronde, è uno dei pochi punti in cui all’interno della Cei non si registrano divergenze significative. Per questo motivo quella che viene considerata la liberalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza, pone i vescovi di fronte ad un dilemma. Questo: come tornare ad avere una politica che, in tutte le sue articolazioni, possa essere considerata ben disposta nei confronti delle loro istanze? Qui i sentieri interni alla Cei riprendono a dividersi, articolarsi, intrecciarsi e divaricarsi. Prima o poi il problema andrà affrontato.

(Agi)

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