La Ue propone un prestito di 27,4 miliardi all’Italia per finanziare cig e bonus:
è la quota più alta. Gualtieri: “Risparmio di 5,5 miliardi”
Con le risorse del programma Sure potranno essere coperti anche i finanziamenti a fondo perduto e i voucher baby sitter. Ora la palla passa al Consiglio Ue che deve dare il via libera. Roma aveva chiesto 28,4 miliardi, dovrebbe ottenerne uno in meno. Ma è comunque in testa, seguita da Spagna e Polonia. Francia e Germania per ora non hanno fatto richiesta. Il ministro dell’Economia: “L’Europa della solidarietà prende forma”. La vice Catalfo (M5s): “Riconoscimento del lavoro che abbiamo svolto”. Il segretario del Pd Zingaretti: “L’impegno europeista paga”
“Oggi la Commissione Ue propone il primo pacchetto di 81 miliardi per Sure,
il sostegno ai meccanismi tipo cassa integrazione. Destinatari 15 Paesi, 27 miliardi per l’Italia. L’Europa per il lavoro”. Così il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, ha annunciato via twitter la proposta dell’esecutivo europeo sulla ripartizione dei prestiti a valere sul nuovo schema di supporto contro il rischio di disoccupazione. Il Sure appunto. L’Italia, che aveva chiesto 28,4 miliardi, in base alla proposta ne riceverebbe 27,4: si tratta di gran lunga della quota più corposa. L’intervento mira ad aiutare gli Stati membri alle prese con aumenti temporanei e improvvisi della spesa pubblica per finanziare misure di sostegno destinate a chi si è visto ridurre l’orario di lavoro. Ma anche ai freelance che hanno registrato un calo dell’attività: con quei soldi il governo potrà coprire anche gli esborsi per il bonus 600 euro, le indennità per i lavoratori domestici, i voucher baby sitter, i permessi aggiuntivi per chi assiste un familiare disabile e i finanziamenti a fondo perduto per imprese e autonomi gestiti dall’Agenzia delle Entrate.
Ora occorre solo il via libera del Consiglio Ue.
I fondi saranno prestati con una scadenza minima di 15 anni e a tassi particolarmente favorevoli, tanto che secondo il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, Roma risparmierà 5,5 miliardi rispetto al costo che avrebbe sostenuto prendendo a prestito quei soldi sul mercato. Resta, come per il Recovery fund, il nodo dei tempi: la prima tranche arriverà tra un anno e mezzo.
“È l’Europa della solidarietà e del lavoro che prende forma”, ha commentato il titolare del Tesoro,
secondo cui si tratta di un “apprezzamento alle politiche messe in campo in questi mesi dal governo per la salvaguardia dei livelli occupazionali, che sono state ritenute importanti e degne di essere pienamente sostenute“. Per la sua vice, Laura Castelli (M5s), “si tratta di una ripartizione che riconosce l’importanza del lavoro che stiamo portando avanti come MoVimento 5 Stelle al Governo. Sono risorse necessarie per alleviare l’impatto negativo del Covid-19 sul mercato del lavoro”. Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, parla di “un’altra conquista. Un altro passo in avanti. L’impegno europeista paga e cambia le cose. Avevamo ragione noi: chi piccona e distrugge l’Europa sbaglia”. Zingaretti in questo caso non cita il Mes, ma come è noto è da sempre favorevole anche all’utilizzo della nuova linea di credito pandemica del fondo salva Stati. Evocata esplicitamente, in queste ore, dal centrodestra e dall’europarlamentare eletto nelle file del Pd Giuliano Pisapia: “Ora si utilizzi al più presto il Mes, indispensabile per sostenere la nostra sanità. Basta con i teatrini”. Ma il Movimento 5 Stelle, alleato di governo dei dem, rimane contrario, come ribadito nel pomeriggio da ambienti pentastellati che hanno sottolineato come l’esultanza per i fondi del Sure non vada intesa come un’apertura sul Mes.
La cifra totale che Bruxelles propone di ripartire è per ora di 81,4 miliardi contro i 100 massimi ipotizzati in aprile.
Si tratta di risorse che la Commissione deve raccogliere sul mercato per finanziarsi, emettendo titoli garantiti dagli Stati membri. Al secondo posto dietro l’Italia c’è la Spagna, con 21,3 miliardi, seguita dalla Polonia con 11,2 miliardi e dal Belgio con 7,8. Una “classifica” che dipende ovviamente dalla portata dell’impatto del virus e delle misure di contenimento sulle economie dei diversi Stati membri, con relative conseguenze sul fabbisogno di finanziamento degli schemi nazionali di sostegno a chi si è visto ridurre l’orario di lavoro. I Paesi che hanno fatto richiesta sono per ora 15: oltre a Italia, Spagna, Polonia e Belgio i prestiti andranno a Romania (4 miliardi), Grecia (2,7 miliardi), Repubblica Ceca (2 miliardi), Slovenia (1,1 miliardi), Croazia (1 miliardo), Bulgaria (511 milioni), Cipro (479 milioni), Lettonia (192), Lituania (602), Malta (244), Slovacchia (631). Le domande di Portogallo e Ungheria sono ancora sub iudice, mentre big come Francia e Germania non hanno per ora presentato richiesta ma hanno ancora tempo per farlo.
Il titolare del Tesoro ha commentato con una nota in cui si legge che
“la decisione di implementazione fa esplicito riferimento alle principali misure attuate dal Governo per sostenere il lavoro e l’occupazione: dalla Cassa integrazione per tutti i lavoratori dipendenti alle indennità per i lavoratori autonomi di vario tipo, i collaboratori sportivi, i lavoratori domestici e quelli intermittenti, dal fondo perduto per autonomi e imprese individuali al congedo parentale, dal voucher baby sitter alle misure per i disabili, dal credito di imposta sanificazione a quello ‘Adeguamento Covid’. È un apprezzamento alle politiche messe in campo in questi mesi dal Governo per la salvaguardia dei livelli occupazionali, che sono state ritenute importanti e degne di essere pienamente sostenute, e un riconoscimento della scelta che abbiamo fatto di varare misure molto ampie che sono pressoché integralmente finanziate”.
(Il Fatto Quotidiano)