Maestre con mascherina e misurazione della febbre in classe
La riapertura prevista per il 9 settembre, il 14 per gli istituti dell’infanzia. Gradualmente verrà poi attivato il tempo pieno. Per i piccoli percorsi separati e attività preferibilmente all’aperto. Rilevazione della temperatura per tutti
Niente mascherina per i piccoli, percorsi separati, lavoro a gruppi, misurazione della febbre per tutti, dai più piccoli ai lavoratori, ma anche ai genitori. Si entra nel vivo dell’organizzazione dei nidi e delle scuole dell’infanzia ai tempi del Covid-19.
Questa mattina da Roma Capitale sono partite mail a municipi e a coordinatrici delle strutture educative contenenti proposte e criteri per la riapertura: il 9 settembre per i 307 nidi (di cui 95 a gestione indiretta) e il 14 per le 318 scuole dell’infanzia, le ex materne, sostanzialmente.
Fino al 9 ottobre i nidi saranno aperti dalle 8 alle 14, con servizio mensa, e dal 12 ottobre sarà attivo il tempo pieno. Per l’infanzia il tempo pieno parte dall’1 ottobre, anche in questo caso con pasto incluso.
All’arrivo, a ogni bimbo sarà misurata la febbre. Sarà un po’ un doppio controllo rispetto a quello che le famiglie sono invitate a fare a casa, ma anche una sorta di deterrente per chi anche con una linea di febbre di troppo manderebbe comunque il piccolo a scuola.
Cosa che, raccontano le educatrici, è successa spesso in epoca pre-Covid. La temperatura sarà però rilevata anche al personale educativo, a tutti gli altri operatori che accedono alla struttura e addirittura ai genitori: mamme e papà che entrano a scuola dovranno indossare mascherina, soprascarpe e igienizzare le mani. Lo stesso vale per eventuali bambini al seguito (fratelli/sorelle dei piccoli alunni, per esempio): dai 6 anni in su va messa la mascherina.
Poi, seguendo percorsi “disegnati” dagli sticker a terra, ci si reca nella postazione di lavoro: i bambini, specialmente ai nidi, lavoreranno in gruppi che non si mischieranno mai tra loro. Per i più piccoli il rapporto è di una educatrice ogni sette bambini, aumenta invece per l’ex materna. Il personale sarà potenziato: le educatrici non gireranno tra gruppi, ma lavoreranno sempre con gli stessi bambini. E, come aveva anche scritto la Regione nelle sue linee guida, saranno preferite attività all’aperto.
Non si potranno portare giochi da casa (saranno forniti dalle strutture), né altri tipi di oggetti, ma solo l’abbigliamento necessario per un eventuale cambio,
compresi i pannolini in un pacco integro che sarà igienizzato dalla struttura educativa. Poi, a fine giornata, si esce dalla struttura seguendo il percorso previsto dalla segnaletica orizzontale. Per quanto riguarda i lavoratori, tutto il personale, compreso quello ausiliario, indosserà la mascherina. Gli educatori indosseranno, durante il cambio dei bambini, guanti e visiera (quest’ultima anche durante il momento del pasto).
E se un bambino dovesse risultare positivo? La Asl competente disporrà la chiusura della struttura per un periodo necessario ad attuare tracciamento dei contatti, sorveglianza sanitaria, isolamento domiciliare e quarantena. Il protocollo prescrive che la Asl informi tutte le famiglie e altri eventuali gruppi di contatto invitando al rispetto del distanziamento fisico in attesa del responso dell’indagine epidemiologica.
Per le persone che hanno o possono avere avuto contatti stretti con l’eventuale caso positivo al coronavirus viene disposto “l’isolamento domiciliare o la quarantena e l’esecuzione del tampone naso-faringeo”. Mentre gli ambienti vengono sottoposti “a ricambio d’aria, pulizia e disinfezione prima di essere riaperti al pubblico”. Il contagiato sarà riammesso a scuola “dopo guarigione clinica attestata da 2 tamponi naso-faringei negativi eseguiti a 24 ore di distanza l’uno dall’altro”.
“La riapertura delle scuole è condizione essenziale per una vera ripartenza della vita della città, dopo un lockdown che ha condizionato le abitudini di bambini e famiglie”, spiega la sindaca Virginia Raggi. “Abbiamo lavorato con impegno perché la tutela della salute fosse integrata alla ripresa del gioco e delle proposte educative e didattiche di cui i nostri bambini sentono la mancanza”, aggiunge l’assessora alla Scuola, Veronica Mammì
(La Repubblica)