In Costa Smeralda il coronavirus è circolato molto di più rispetto ad altre mete turistiche e centri della vita notturna
La Sardegna, e la Costa Smeralda in particolare, epicentro del coronavirus in Italia. Secondo una stima dell’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato, tra Porto Cervo e Porto Rotondo si sono infettate quasi 1.500 persone nelle prime due settimane di agosto. Tanti focolai, tra turisti e movida, che hanno moltiplicato i contagi in poco tempo. Una rapidità di diffusione del coronavirus che non ha eguali negli altri epicentri della vita notturna europea, come Ibiza in Spagna e Pago in Croazia.
“Ciò che è successo in Costa Smeralda – ha detto D’Amato a Il Messaggero – è simile al caso della partita Atalanta-Valencia che si giocò a Milano e che, ormai si è dimostrato, ha moltiplicato drammaticamente a febbraio il numero dei contagi nella provincia di Bergamo”.
Solo nel Lazio sono già stati intercettate 562 persone positive al Covid-19 tornate dalla Costa Smeralda. Considerando le altre regioni, sono circa 1.000 i turisti tornati positivi dalla Sardegna. A questi si aggiungono tutti i contagiati del posto, dipendenti delle strutture ricettive e dei locali, come i casi del Billionaire e del Sottovento.
Il virus ha potuto girare velocemente grazie ai turisti, anche perché la Sardegna è tra le regioni che hanno riportato meno casi di Covid-19 durante la prima fase della pandemia.
Secondo D’Amato ad aver alimentato i contagi possono essere stati i viaggi in traghetto: per questo oggi chiede un’intesa con la Sardegna per eseguire i tamponi agli imbarchi su chi ritorna.
Secondo il virologo Andrea Crisanti, docente dell’Università di Padova, “gli spostamenti in traghetto non giustificano numeri così alti”.
“E neppure si può pensare alla presenza di uno o due soggetti super-spreader, i famosi super diffusori che contagiano molte persone. I soggetti positivi di partenza erano molti di più”, ha spiegato.
Di fatto però in Costa Smeralda c’è stata una circolazione del virus ben diversa da altre mete turistiche e centri della movida, come la Puglia e la riviera romagnola.
Secondo Crisanti, la spiegazione può risiedere nel fatto che la Costa Smeralda “è un punto di incontro, uno snodo, tra turisti che arrivano non solo da varie regioni, ma da tutta Europa. E poi certo, mi pare evidente che ci sia stato uno scarso rispetto delle regole, diciamo che la condivisione di eventi ricreativi non poteva che portare a questa situazione”.
(V:Notizie)