Scuola, si sgretola il fronte delle Regioni sull’avvio delle lezioni il 14 settembre
Siamo al rush finale della ripresa della scuola. Domani partono i corsi di recupero, in ordine sparso nella maggior parte degli istituti: lezioni online o in presenza, comunque sia il primo test di ritorno tra i banchi a numeri ridotti. Poi l’avvio dell’anno scolastico che non sarà uguale per tutte le Regioni. È sempre stato così: il calendario di inizio e fine scuola è prerogativa delle regioni e ogni anno partiva dal 4 settembre per Bolzano e si allungava sino al 18 per la Puglia. Quest’anno la proposta di scegliere una data unitaria, vista l’emergenza: sarebbe stata il simbolo di una scuola che voleva ripartire tutta insieme. Si discute, ma arriva la tegola dell’election Day.
Il governatore Stefano Bonaccini, che guida lo Stato-Regioni, con il collega Giovanni Toti della Liguria lanciano a giugno un appello bipartisan: si voti nei primi giorni di settembre per non essere costretti a far partire e poi richiudere le scuole. I genitori premono con manifestazioni in piazza e presidi in ogni città: la scuola deve ripartire. Persa la battaglia: l’election day per Regionali, comunali e referendum sul taglio dei parlamentari, viene fissato il 20-21. Prima ancora di una decisione finale sui seggi, le Regioni rilanciano: partiamo il 14 settembre. Il ministero all’Istruzione concorda, fa sua la proposta e il 13 giugno in una nota scrive: “la decisione dovrà essere presa insieme alle Regioni, a cui sarà proposta la data di lunedì 14 settembre, con l’obiettivo di tornare alla piena normalità scolastica il prima possibile”.
Le Regioni cominciano a deliberare, il fronte è abbastanza compatto, si sfilano solo Bolzano (7 settembre), il Friuli (16 settembre), la Sardegna (22 settembre) e la Puglia (24 settembre). Ora, coi contagi in risalita, questo fronte è ancora più diviso. La Calabria ha deciso ai primi di agosto: si parte il 24 settembre. Una tentazione ora che è anche della Campania, dell’Abruzzo e della Basilicata.
I nodi da sciogliere
Dagli organici alle aule, e poi i banchi monoposto che arriveranno in ritardo in molti istituti – la consegna è prevista sino a ottobre, a scuola iniziata – il nodo mascherine. E ancora: i trasporti, sui quali si decide oggi. Ecco tutti i nodi per l’avvio dell’anno scolastico da sciogliere in una corsa contro il tempo.
Cattedre vuote.
Sono 84.808 le cattedre di ruolo autorizzate, ne sono state coperte solo il 25-30% per mancanza di candidati nelle graduatorie (Gae e di merito), esaurite soprattutto per medie e superiori.
La call veloce per assumere.
Si chiama chiamata veloce, introdotta col decreto Scuola approvato a dicembre scorso. I docenti con i titoli per entrare di ruolo potranno fare domanda da altre regioni sui posti rimasti vacanti. Il Nord spera negli insegnanti del Sud. Ma i sindacati sono scettici: pochi faranno domanda di trasferimento, anche perché una nuova regola impone di rimanere almeno per cinque anni a salvaguardia della continuità didattica. Le domande vanno presentate entro il 2 settembre.
Record supplenti.
I sindacati stimano il record di supplenti nell’anno del Covid: oltre 200 mila. Autorizzate risorse per 70 mila posti del contingente Covid. Docenti e bidelli che saranno assunti a tempo, licenziati in caso di lockdown.
Emergenza sostegno.
Più di un posto su due sul sostegno sarà precario. E senza docenti specializzati. Sono 80 mila i posti che saranno concessi in deroga, dunque a supplenti. Le Sardine chiamano in causa Conte: intervenga.
Test ai docenti.
Si moltiplicano gli appelli ai prof a fare i test sierologici. Lunghe file in molte città per le prenotazioni alle aziende sanitarie, visto che solo un medico di famiglia su due si è reso disponibile. L’ultimo appello è del presidente dell’ordine dei medici di Bergamo Guido Marinoni: “Fate i test, non vi rendete conto: qui sono morte 6000 persone”. Nelle Marche un docente positivo al tampone dopo il test.
Mascherine.
Gli studenti delle superiori come gli universitari, con la mascherina addosso durante tutto il tempo che trascorrono a scuola. Cioè anche quando sono seduti al banco, a oltre un metro di distanza dai compagni. Oggi il Comitato tecnico scientifico della Protezione civile affronta il delicato tema dei dispositivi di protezione nelle scuole e tra le idee degli esperti c’è anche quella di farli togliere, quando durante le lezioni sono rispettate le distanze, soltanto agli alunni più giovani, cioè a coloro che frequentano medie ed elementari.
Aule.
Ad oggi risultano 150 mila studenti fuori per mancanza di spazi adeguati. Aumentare le risorse per il fondo emergenze, per affitti, noleggi o acquisti di nuovi spazi da adibire ad aule didattiche, è quanto hanno chiesto il presidente di Anci, Antonio Decaro, e il presidente di Upi, Michele De Pascale, in una lettera inviata alla ministra Lucia Azzolina dove spiegano che, secondo i calcoli degli enti locali, i fabbisogni espressi ammontano a circa a 300 milioni di euro.
Trasporti.
Oggi è arrivato il momento decisivo per l’organizzazione del trasporto pubblico locale (cioè treni, bus, pullman e metro) in vista della riapertura delle scuole e dalla ripresa delle attività produttive. La decisione sulla capienza dei mezzi sarà presa nel nuovo vertice tra Governo e Regioni. Il Cts ha presentato nei giorni scorsi le nuove linee guida. Si concede di far salire l’occupazione dei mezzi al 75% della loro capienza, ammesso che vengano rispettate una serie di condizioni. Le Regioni chiedono l’80%.
(La Repubblica)