Fraticelli: “Scelta inevitabile”
Sugli aumenti delle bollette idriche scattati in piena pandemia e sulle sorti del finanziamento Arera a cui i primi dovevano essere subordinati, il sindaco Giovanni Arena, primo azionista di Talete, dice che chiederà conto al presidente Bossola. Nel frattempo, mentre il comitato Non ce la beviamo torna alla carica, è il vicepresidente dell’azienda idrica, Giuseppe Fraticelli, a fornire quelle risposte che i cittadini si aspettano. La prima è che gli aumenti sono scattati per evitare il dissesto di Talete, la seconda è che dei 40 milioni di euro promessi dall’autorità di regolazione per l’energia, le reti e l’ambiente, al momento non c’è traccia, “anche se l’interlocuzione prosegue ai massimi livelli”.
In pratica, Fraticelli conferma i sospetti della capogruppo dem Luisa Ciambella: il finanziamento non c’è ma in compenso ci sono gli aumenti in bolletta dell’8,5% già addebitati nel secondo trimestre (marzo, aprile, maggio), mentre quelli del primo (gennaio, febbraio, marzo) arriveranno con il conguaglio di fine anno.
Ma iniziamo dal socio di maggioranza relativa: “L’aumento era stato deliberato dai sindaci lo scorso anno – dice Arena – ma effettivamente la pre-condizione era che Arera concedesse il finanziamento. Chiamerò Bossola per avere chiarimenti”. Ma a quanto pare, come d’altra parte già dichiarato da Bossola al Corriere mesi fa (nel silenzio imbarazzato dei più), il problema va capovolto: l’authority non concederà mai un centesimo se prima l’Ato viterbese non avrà portato le tariffe a intera copertura del costo del servizio: 9% in più l’anno fino al 2022. Le stangate, insomma, non sono finite.
Fraticelli conferma: “Ci siamo attenuti alle disposizioni di Arera. E’ vero, si potevano evitare gli aumenti. Si può evitare tutto, se uno ha i soldi per andare avanti. Nel nostro caso, non applicare l’adeguamento tariffario avrebbe significato portare la società al dissesto”.
Quanto al finanziamento, il lockdown ha prodotto un allungamento dei tempi, chiarisce il numero due di Talete, “ma negli ultimi mesi l’interlocuzione è ripresa ai massimi livelli tra il nostro presidente e il direttore di Arera”. Ma Fraticelli ammette pure che, prima di passare all’incasso, di acqua nelle reti colabrodo della Tuscia ne dovrà passare ancora parecchia.
Proprio sullo stato degli acquedotti, oltre che sui rincari in piena pandemia, punta il dito Paola Celletti del comitato Non ce la beviamo: “Si intima ai cittadini di non innaffiare il giardino quando per mancanza di investimenti si sprecano fiumi d’acqua. Senza contare le bollette gonfiate da conguagli esorbitanti per la mancata lettura dei contatori. Nell’ultimo periodo ne sono arrivate a centinaia costringendo molti cittadini in difficoltà a ricorrere alle rateizzazioni”.
(Corriere di Viterbo)