Il fronte del no è sempre più compatto.
Almeno quello contrario alla riapertura delle scuole il 14 settembre. Sono sempre di più i presidi, i genitori, gli amministratori locali a chiedere alla Regione Lazio lo slittamento dell’inizio delle lezioni al 24 settembre come già deciso in altre regioni. Ossia dopo il referendum del 20 e 21 che comporterà la chiusura dei plessi da sabato 19 a martedì 22 settembre. Ad ospitare le cabine elettorali saranno la metà dei 715 istituti scolastici del Lazio, ma le preoccupazioni sono comuni a tutti. E si possono sintetizzare in una frase: per riaprire serve più tempo. E chissà che qualche scuola non decida autonomamente di farlo.
I problemi sono comuni e noti: manca poco più di una settimana e le scuole si ritrovano senza aule, sprovviste o quasi si banchi monoposto e le superiori non hanno ancora risolto il problema dello smaltimento degli arredi che giacciono accatastati nei cortili e nei corridoi. E mancano attrezzature, insegnanti, collaboratori scolastici, il tutto davanti all’apparentemente insormontabile problema dei trasporti.
Francesca Vetrugno, assessora Pd alla scuola dell’VIII, ha scritto al suo omologo in Regione, Claudio Di Berardino, chiedendo di valutare il posticipo:
“Abbiamo ricevuto numerose istanze dai dirigenti scolastici del territorio – scrive l’assessora – La chiusura e riapertura, con il relativo ripristino e sanificazione dei plessi, risulta un ulteriore onere, in una situazione già complessa “. E d’accordo con lei sono i dirigenti scolastici della Rete scuole green, 44 istituti, dal liceo Socrate di Garbatella all’Ic Lucio Fontana a Prima Porta. “Vogliamo riaprire, vogliamo farlo al meglio, ma rimandare di qualche giorno la riapertura ci darebbe respiro – dice Maria Grazia Lancellotti, preside del liceo Orazio e tra i coordinatori della Rete Green del Lazio – Dobbiamo pensare a salvaguardare la sicurezza dei nostri studenti e del personale scolastico”.
Ma la Regione è inflessibile. ” Non stiamo valutando di rivedere la data di inizio delle lezioni – dichiara l’assessore Di Berardino
– abbiamo seguito tutti i protocolli di sicurezza e stiamo lavorando senza sosta, introducendo anche i presidi Asl nelle scuole. Le misure ci sono, ma se ci sono particolari situazioni i sindaci e gli istituti scolastici potranno fare, nell’ambito delle loro competenze, scelte e valutazioni appropriate. La data è stata stabilita accogliendo un forte sentire da parte delle famiglie, che dopo la lunga chiusura chiedevano la riapertura e più attenzione verso la formazione dei ragazzi, ma anche il loro ritorno alla socialità”.
Eppure le perplessità giungono dalle famiglie stesse. I genitori del Coordinamento dei presidenti dei consigli d’istituto, che unisce 150 scuole in tutta la regione, sono uniti sul fronte del no. ” Si riuscirà a sanificare nuovamente le scuole dopo il voto? Il timore è che, come sta succedendo con i mezzi pubblici, si finirà per abbassare ancora l’asticella della sicurezza per i nostri figli ” , dice uno di loro, Salvatore Piccirillo, presidente del consiglio di istituto del liceo Morgagni. “Andavano trovate sedi diverse per il voto, per noi genitori sarà l’ennesimo disagio”, sbuffa Micaela, mamma della scuola Salacone.
E chiedono il rinvio anche la Rete Rosetta Rossi, a nome delle scuole del XIV Municipio, la rete “Insieme si può fare” a nome del XIII Municipio, l’Istituto Einaudi a nome dell’Ambito 8, l’Ambito 9 e le scuole della provincia di Viterbo: tutti chiedono al presidente Zingaretti il differimento dell’inizio delle attività didattiche. Ad augurarsi che il governatore possa ” valutare seriamente la possibilità di riprendere le lezioni nel tempo utile per adeguarsi a tutte le norme ” , è anche il consigliere regionale FdI Antonello Aurigemma.
(La Repubblica)