formatore e consulente ante litteram
di Fernando Dell’Agli
Ho appena finito di leggere un delizioso libro, o meglio libretto: “Il filo infinito” di Paolo Rumiz, edito da La Repubblica e offerto di recente in vendita insieme ad un numero del quotidiano (lo si può comunque acquistare su Amazon). Scritto con stile impeccabile, lieve, elegante e profondo allo stesso tempo, racconta il viaggio che Rumiz, viaggiatore e narratore di grande esperienza e passione, compie partendo da Norcia per visitare tutte le abbazie benedettine sparse in Italia e in Europa, occidentale e orientale.
Rumiz è triestino, nato nei pressi delle Alpi, e parte dall’altra grande catena montuosa che attraversa l’Italia da nord a sud, gli Appennini, in particolare da Norcia, la patria di San Benedetto, il santo protettore d’Europa, per scoprire tutte le abbazie che in Italia e in tutta Europa l’ordine benedettino ha costruito nei secoli, conoscere la vita che in esse si svolge secondo l’antica regola del fondatore “Ora et labora”, farsi narrare dagli Abati e dai monaci la loro storia e i loro principi e valori.
Propongo ai formatori questa lettura affascinante perché dal libro emergono tre valori fondamentali: quello di Europa, tema quanto mai attuale, quello di cultura e quello di formazione ed organizzazione: che cos’è la regola dell’Ora et labora se non, in estrema sintesi, un perfetto esempio di formazione e di organizzazione? A questi valori voglio aggiungere quello di una spiritualità profonda, che l’autore fa trasparire in modo lieve dai suoi colloqui coi monaci benedettini e dalle sue riflessioni sulla bellezza dei luoghi e dei riti, del modo di vivere e di operare; il viaggio descritto da Rumiz è prima di tutto un viaggio interiore.
Europa, cultura, organizzazione
In un’epoca nella quale la cultura era ancora un privilegio delle élites, la maggior parte delle persone era analfabeta e le scuole erano poco diffuse, le abbazie rappresentarono centri del sapere e della conoscenza cui attingere ed ispirarsi; Rumiz dice che gli stessi barbari che in quei periodi lontani hanno invaso l’Europa, soprattutto da nord e da est, armati di bellicosa ferocia più che di regole di comportamento, sono stati conquistati dall’ordine e dalla disciplina che si respiravano nelle abbazie.
Dopo la caduta dell’Impero Romano anarchia e violenza si diffusero ovunque, le regole sociali furono soffocate dalle invasioni dei barbari, che erano cosa ben diversa dagli attuali sbarchi di alcuni poveri diseredati; a questo i benedettini contrapposero la forza del loro esempio, riuscendo prima ad affascinare e placare, infine spesso a convertire e cristianizzare gli invasori.
L’Europa
L’ordine di San Benedetto si diffuse via via nei diversi paesi europei – o per meglio dire nei territori fuori del nostro paese, soprattutto a nord, nelle attuali Austria e Germania, ma anche a ovest, particolarmente in Francia, e verso est, nei paesi che oggi chiamiamo Europa orientale; questa diffusione ignorava i confini e tendeva ad espandersi nei diversi paesi e tra popolazioni diverse che parlavano lingue diverse, portando in mezzo a queste diversità l’elemento unificante della stessa fede, delle stesse regole, delle stesse pratiche. Non è un caso se San Benedetto è stato dichiarato patrono d’Europa.
La cultura
Si è accennato alla scarsa diffusione della cultura e del fatto che la maggioranza delle popolazioni fosse analfabeta; le abbazie rappresentavano luoghi dove il sapere, sia religioso che laico, si tramandava e poteva influenzare positivamente le popolazioni attorno alle abbazie. Altro elemento unificante, aggiungo io, era il fatto che al di là delle differenze delle lingue natie parlate dai monaci, le preghiere e la liturgia fossero in tutti i paesi nella stessa lingua, il latino,
L’organizzazione e la formazione
I monaci devono seguire un tirocinio per entrare a tutti gli effetti a far parte dell’Ordine, e quando ne fanno parte devono seguire delle regole rigorose, con orari precisi per ogni attività, dalla preghiera ai pasti, al lavoro nell’orto per procurarsi il cibo necessario; questo tipo di vita e di lavoro e i principi cui si ispira ha affascinato e affascina molti managers, che – come dice Rumiz – vanno nelle abbazie ad apprendere come gestire efficacemente le loro organizzazioni.
Tirocinio vuol dire formazione, e regole vogliono dire organizzazione; al di là delle possibili divergenze presenti in qualunque organizzazione, religiosa o laica che sia, a mio avviso un elemento importante è che si diventa monaco per scelta, per vocazione, non per necessità. In una organizzazione laica, in una azienda, di solito si entra per la necessità di guadagnarsi da vivere; chi è più fortunato trova un lavoro che piace e un ambiente accettabile, in taluni casi stimolante, altri lavorano solo per necessità, con capi non all’altezza del ruolo e non sono infrequenti frustrazioni e demotivazioni.
Nell’ordine monastico l’accettazione delle regole, la loro corretta applicazione, è frutto come detto prima di una vocazione ed è sostenuta dalla regola dell’obbedienza, espressione di una accettazione profonda della scelta fatta, cosa non frequente e a volte difficile in una organizzazione laica finalizzata alla produzione e al profitto.
Conclusioni
Queste ultime sono considerazioni mie personali, non di Rumiz, ma non sono affatto in contrasto con la sua narrazione e sulle sue riflessioni sugli incontri fatti e le diverse abbazie visitate.
Le abbazie dei monaci benedettini come luogo di rigenerazione dello spirito attraggono non solo i managers, ma anche tanti laici, uomini e donne, ai quali viene offerta l’opportunità di momenti di silenzio e di riflessione come antidoto alla frenesia della vita attuale.
Tutto il libro è attraversato da un senso di spiritualità intima e profonda, ma mai ostentata bensì lasciata trapelare come delicato accompagnamento al percorso che l’Autore condivide col lettore alla ricerca delle radici dell’Europa; il perché del titolo “Il filo infinito” si comprende riflettendo che Rumiz ci racconta come le abbazie abbiano creato una serie di collegamenti tra loro per tenere viva la presenza e la fiamma di valori altrimenti perduti.
Fernando Dell’Agli *
(*) Esperienza manageriale in una multinazionale nelle vendite e nella formazione, poi libero professionista, consulente, formatore, counselor secondo il metodo della Riprogrammazione Esistenziale. Autore del volume “Passeggiate per Olimpia”. Coautore del volume AIF “Formazioni one-to-one”. Collaboratore della rivista l’Agone – Redattore anziano di AIF Learning News – e-mail: f.dellagli@gmail.com.