Donne, disabili e LGBTQ+: l’Oscar per il miglior film a chi “include le minoranze”. Ma è polemica
Le nuove regole entreranno in vigore dal 2024. Molti applausi, ma anche tante critiche: su Twitter, Kirstie Alley ha definito la decisione «una disgrazia per gli artisti di tutto il mondo»
Cinque anni dopo le polemiche sugli #OscarSoWhite, l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences rivoluziona all’insegna dell’inclusione i criteri per il suo premio più importante, l’Oscar per il miglior film. Nella prima esplicita azione per rispondere alle pressioni per promuovere la diversità nel mondo del cinema, l’Academy ha annunciato che, a partire dall’edizione 2024, per essere incluso tra le candidature alla statuetta più ambita, un film dovrà rispondere ad almeno due su quattro standard applicabili sia davanti alla macchina da presa che dietro le quinte. In giugno gli organizzatori dei premi avevano preannunciato la riforma e adesso hanno spiegato come verrà applicata.
Molti gli applausi, ma anche le polemiche:
su Twitter, Kirstie Alley ha definito la decisione “orwelliana” e “una disgrazia per gli artisti di tutto il mondo”. Ha messo bocca anche l’ex direttore dell’intelligence nazionale, Richard Grenell, affermando, senza base di fondamento e pur essendo lui stesso apertamente gay, che i nuovi criteri dimostrano che “i democratici controllano Hollywood”. Tra i nuovi standard richiesti dall’Academy, uno prevede l’appartenenza di almeno uno degli attori protagonisti a minoranze etniche; in alternativa, il 30 per cento del cast dovrà essere composto da due tra le seguenti categorie: donne, LGBTQ+, minoranze e/o disabili. L’iniziativa è ispirata a quella adottata nel 2019 dal British Film Institute: “L’idea è di riflettere la diversità della popolazione globale sia nella creazione di film che nel pubblico”, hanno detto il presidente dell’Academy David Rubin e la Ceo Dawn Hudson, auspicando che gli standard “facciano da catalizzatori per cambiamenti duraturi e essenziali nell’industria dello spettacolo”.
A partire dal 2022, intanto, e di nuovo nel 2023 ogni candidatura a miglior film dovrà essere accompagnata da una dichiarazione di accettazione degli standard, un primo passo per incoraggiare gli studi a pensare concretamente a come essere più inclusivi.
Poi, a partire dal 2024, ciascun film dovrà rispondere a due dei quattro standard: minoranze rappresentate nel cast, nella leadership creativa, nelle opportunità di internship e apprendistato, nei quadri del marketing, della comunicazione e della distribuzione. I nuovi criteri erano stati promessi in giugno sulla scia delle proteste per l’uccisione dell’afro-americano George Floyd da parte della polizia bianca di Minneapolis.
La decisione rientra nei passi che Hollywood si era impegnata a prendere cinque anni fa a seguito della polemica #OscarSoWhite sul mancato premio a “Selma”, il film dell’afro-americana Ava DuVernay sulle marce per il diritto al voto dei neri e più in generale sulla scarsa presenza di film interpretati, diretti e prodotti da minoranze nella rosa dei premi.
(La Stampa)