28 Dicembre, 2024
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Referendum, Roberto Saviano attacca il Pd

“Votano Sì solo per sopravvivere”

Un’invettiva contro il Pd, Luigi Di Maio e il governo. Via twitter e che inizia citando Max Gazzè e la sua Favola di Adamo ed Eva: “Ma andate a cagare voi e le vostre bugie”. Così Roberto Saviano ha criticato la decisione del Pd e dei 5S di sostenere il Sì al referendum. Innescando una discussione che nelle ultime 48 ore ha coinvolto anche i vertici del Partito Democratico. “Che dire a questi supervivientes profesionales il cui unico obiettivo è esserci sempre, comunque e a ogni costo? Ma andate a cagare, voi e le vostre bugie (cit.)”, uno dei tweet dello scrittore. Che in una intervista alla Stampa annuncia il suo No al Referendum sul taglio dei parlamentari.

Tra i tweet quelli in cui lo scrittore critica il segretario dei dem Nicola Zingaretti. “E quindi, al referendum confermativo del 20 settembre, il Pd voterà SÌ. Lo ha deciso il segretario Nicola Zingaretti. Una comunicazione secca, per indicare la linea politica su una questione che non sembra essere importante in sé, ma che pare fondamentale per la “sopravvivenza del governo”. Quanta decisione segretario! Quanta asciutta determinazione! Non come gli sproloqui in politichese che ha dedicato a chi le faceva notare che il suo partito non ha battuto ciglio quando si è trattato di rinnovare gli accordi con gli aguzzini libici contro le determinazioni della assemblea nazionale del Pd. Ma è comprensibile: la sopravvivenza politica vale molto di più di quella di esseri umani che neanche conosciamo, poiché occultati alla nostra vista dai lager libici”.

E lo scrittore conclude: “Un tempo si parlava di egemonia culturale, oggi siamo nell’era della egemonia del superficiale, quel terreno sul quale semianalfabetismo e semicoltismo disputano alzando tanta polvere. In tutta franchezza, questo referendum dal quale parrebbero dipendere le sorti del governo, del paese e forse del mondo intero, non è altro che le definitiva affermazione di un semplice principio: la politica si occupa dell’inessenziale, poiché ha necessità di eludere la difficoltà e la complessità. Un tempo imbelle stiamo vivendo, ben simboleggiato dalla mediocre vacuità del capo di questo governo, altro soggetto attento solo alla propria sopravvivenza politica e insipido come il pane toscano, che però è nutriente e sublima i sapori forti”.

E tra le reazioni quella del ministro Dario Franceschini, che accusa lo scrittore di essere inciampato in una “caduta di stile piena di inspiegabile rancore”. Netta la replica di Saviano: ” A questo punto mi chiedo cosa sia lo stile per Franceschini: è armare la mano degli assassini libici e rinnovare accordi con loro nonostante si sappia, senza possibilità di smentita, cosa accade con soldi e motovedette italiane in Libia. Lo stile è non mettere in discussione i decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini (stiamo vedendo, stiamo facendo, stiamo pensando, stiamo valutando e intanto nulla cambia). Lo stile è dire che non ci sono mai le condizioni politiche per una revisione delle leggi proibizioniste in materia di stupefacenti che con sé portano il dominio delle mafie, la devastazione del Mezzogiorno e l’orrore delle carceri. Lo stile, in sostanza, è essere di destra fingendosi di centro-sinistra”.

Tra le reazioni, quella del vice segretario del Pd, Andrea Orlando. “Sono un ammiratore di Saviano, l’ho sempre difeso quando per il suo impegno civile è stato aggredito. Lo ammiro per il suo coraggio, per ciò che ha scritto e per come lo ha scritto, senza stereotipi e luoghi comuni. Non posso dire altrettanto dello stile delle sue considerazioni politiche”. Lo scrive su Facebook Andrea Orlando, replicando a un posto dello scrittore su Dario Franceschini.

“Ieri ha mandato “a cagare” un partito politico e il suo segretario perché non lo aggradano. Oggi copre di insulti un ministro dello stesso partito perché si permette di difendere una comunità politica dai suoi insulti. Gli insulti sono peraltro singolari -spiega il vice segretario del Pd-. Non so, infatti, se al tempo della disintermediazione e della post democrazia dire che uno è ” il più accreditato garante dei potentati dc” abbia ancora un qualche nesso con qualche fenomenologia esistente”.

(La Repubblica)

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