L’ansia di Renzi: “Qui rischiamo davvero”
Riunione d’emergenza a Firenze per aiutare il candidato Giani. Spaventa la crescita della leghista Ceccardi
Quella mattina i capi del Pd toscano si sono riuniti d’urgenza, alle 8 e a porte chiuse, nei locali della Casa di Cultura di Firenze. Da Roma sono appositamente arrivati gli inviati da Zingaretti, tutti uniti da una mission: provare a scuotere, senza essere sgarbati, il loro candidato alla presidenza della Regione, Eugenio Giani, un signore all’antica, che in campagna elettorale parla di Dante e si commuove quando racconta le imprese dei Medici. In quella mattinata settembrina serpeggiava un sospetto: che la campagna elettorale senza sbavature della leonessa della Lega, Susanna Ceccardi, e quella vecchio stile di Giani possano trasformare la notte del 21 settembre in un incubo: una sconfitta storica. Giani aveva provato a tranquillizzare tutti: «Alle iniziative c’è gente e tanti sindaci sono con me…». Lo hanno guardato con tanta ansia negli occhi.
Naturalmente nelle dichiarazioni pubbliche quelli del Pd continuano ad ostentare sicurezza,
ma da 72 ore nella sinistra toscana il dubbio sta diventando paura. Matteo Renzi è il più preoccupato di tutti. Nelle ultimissime ore l’ex sindaco di Firenze, molto riservatamente confida a più di uno qualcosa che non direbbe neppure sotto tortura: «Se non ci diamo una mossa, rischiamo di perdere…». Che Renzi sia preoccupato (anche per le sorti incerte di Italia Viva) lo dimostra anche la Leopolda straordinaria convocata per stasera. Straordinaria anche nella durata: tre ore. Indizi di panico stanno arrivando anche a Roma, come ammette a microfoni spenti uno dei tre personaggi più importanti del Pd: «Se si perde la Toscana temo che per Nicola sarà difficile resistere».
Per le strade delle città c’è solo Ceccardi: gli autobus sono foderati di sue immagini e i grandi manifesti “6 x 3” sono appannaggio della destra. Per non parlare degli spot televisivi nelle tv locali: mentre il candidato della sinistra non si affaccia dagli schermi, Ceccardi si lascia vedere con un filmato ben studiato: mentre scorrono le immagini della giovane candidata leghista, la sua voce scandisce parole rassicuranti, l’opposto di quelle anti-emiliane scandite dal duo Salvini-Borgonzoni nella sfida di gennaio al governatore Bonaccini. E così, dopo una raffica di messaggi elogiativi per le virtù dei toscani, una voce fuori campo conclude: «Il 20 e 21 settembre lascia da parte l’ideologia, scegli la concretezza e il cambiamento».
E Giani? Il suo ultimo post lo ritrae mentre accarezza il muso di una mucca, omaggio a quella “toscanità” che è il suo refrain. Certo, nelle ultime ore si è affrettato a rilanciare alcuni proposte su asili nido e tasse, che gli ha consigliato il governatore Enrico Rossi, incomprensibilmente tenuto in panchina. In zona Cesarini saranno calati gli assi nella manica che possono consentire a Giani il miracolo. Da qualche giorno si è mossa la Cgil pensionati, per fronteggiare un timore inconfessabile: che il Covid lasci a casa gli over-65, decisivi per Giani. I compagni del sindacato si stanno impegnando per motivare al voto e soprattutto aiutare l’afflusso ai seggi.
Il secondo asso è altrettanto inconfessabile in una Regione dove Firenze non è amatissima nelle altre province: il centrosinistra si gioca gran parte delle sue chances proprio nella “capitale”, che è la provincia più popolosa, dove il Pd è già forte e deve per forza avanzare, ma anche a Siena dove il sindaco di centrodestra è in calo di popolarità e nella riconquistata Livorno. Ma anche Ceccardi deve “tenere” a Firenze. E così il 18 sera Ceccardi (con Salvini, Meloni e Tajani) chiude nella grande piazza Michelangelo, mentre Giani (col sindaco Nardella) ancora non si sa.
(La Stampa)