8 Novembre, 2024
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Emergenza lavoro in Piemonte, sindacati in piazza

“Nessuno può chiamarsi fuori”

Le difficoltà economiche sono  peggiorate dall’emergenza Covid, «bisogna riscrivere l’agenda per il futuro del territorio».

E’ cominciata un minuto di silenzio e un lungo applauso per ricordare Willy Monteiro Duarte, il giovane morto a Colleferro, la manifestazione promossa da Cgil, Cisl e Uil torinesi in piazza Castello per denunciare la crisi che sta interessando il capoluogo piemontese e per chiedere che il lavoro non venga dimenticato.

 

Lavoro, sindacati in piazza a Torino, l’arcivescovo: “E’ il primo dovere della politica”

 

La manifestazione, che fa seguito alla ‘Vertenza Torino’ avviata lo scorso 13 dicembre con una fiaccolata per le vie del centro città, vuole essere l’occasione, nelle intenzioni dei sindacati, non solo di denunciare le difficoltà economiche di molti lavoratori, peggiorate dall’emergenza Covid, ma anche di riscrivere tutti insieme l’agenda per il futuro del territorio. In piazza i lavoratori hanno trovato posto su delle sedie posizionate a distanza di sicurezza per rispettare le misure di prevenzione e, oltre ai segretari generali torinesi di Cgil, Cisl e Uil ha preso la parola anche il vescovo di Torino, Cesare Nosiglia. «Una cosa è chiara a tutti: per affrontare questa crisi serve stabilità politica e unità di intenti. Anche a livello locale auspichiamo una nuova alleanza programmatica con tutte le forze istituzionali e sociali e i decisori politici. Abbiamo visto fino ad oggi troppe passerelle istituzionali, nelle fabbriche e nelle piazze, che non hanno portato a nulla. Contrasteremo con forza e determinazione le disuguaglianze, la paura, disagio e lo smarrimento. Noi, e questa piazza oggi lo dimostra, ci siamo e vogliamo cambiare le cose», ha detto il segretario generale Cisl Torino e Canavese, Domenico Lo Bianco.

«Purtroppo le situazioni invece di risolversi si vanno ancora più ingarbugliando a discapito di coloro che ne subiscono ormai da tempo le conseguenze negative.

Approvo quello che hanno proposto i sindacati per dare un futuro alla città. Non dobbiamo rassegnarci al declino. Serve che la città sia sostenuta con adeguate risorse da parte del governo centrale e locale per rilanciare la produzione», ha detto l’arcivescovo Nosiglia. «Non è sufficiente sostenere un pur importante assistenzialismo che dura però poco tempo e lascia le cose come le ha trovate. E’ necessario perseguire una soluzione produttiva che salvaguardi il posto a ciascun lavoratore. Ne va della dignità dei cittadini, prima ancora che essere un problema di economia e di imprese. Ho provato diverse volte a rivolgermi ai vertici istituzionali perché considerassero il lavoro come il primo loro dovere e vi assicuro che continuerò a importunarli per sollecitare chi ha il compito di risolvere i problemi della disoccupazione e della precarietà e a essere meno assenti nell’ascolto della base cittadina», continua Nosiglia.

«Non c’è più tempo da perdere, occorre arginare con interventi immediati il declino in corso nell’area metropolitana di Torino che secondo le previsioni nazionali sull’aumento del tasso di disoccupazione di 3-4 punti percentuali vedrebbe nei prossimi mesi oltre 30.000 disoccupati in più. Serve un confronto immediato tra tutti i soggetti per garantire la difesa di chi sta patendo la crisi e programmare i necessari investimenti del futuro per non cadere nel baratro», scrivono Cgil, Cisl e Uil nel loro appello. «Il Covid ci ha insegnato che solo il lavoro ci può salvare – ha detto la segretaria generale Cgil di Torino, Enrica Valfrè – bisogna rilanciare il territorio per evitare il disastro sociale». Secondo Cortese sono necessarie nuove alleanze «perché nessuno si può più chiamare fuori. La crisi ha colpito tutti i settori, dall’automotive al turismo, alla sanità pubblica».

Intanto si attendono risposte alla crisi dell’ex Embraco

dall’incontro programmato in prefettura per martedì prossimo a cui parteciperà il sottosegretario del Ministero del Lavoro. «Auspico – conclude Nosiglia – che si trovi una soluzione che assicuri l’avvio dello stabilimento e che consenta un futuro con un progetto condiviso e realizzabile».

«È finito il tempo dei tavoli istituzionali in cui si raccolgono le idee e non si fa mai un passo avanti: è arrivato il momento di decidere e di assumersi le proprie responsabilità. Ora bisogna affrontare con determinazione la fase di emergenza economica e sociale che attanaglia il nostro sistema produttivo», ha concluso il segretario generale della Cisl.

(La Staampa)

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