Dal medico scolastico alla temperatura sul diario
Quando si tratta di decidere come e con quali tempi tornare alla “normalità”, le amministrazioni si muovono in ordine sparso. Non solo sulla data di ritorno, ma anche sulle soluzioni da adottare
Sulla riapertura delle scuole il 14 settembre il governo ha deciso di mantenere la barra dritta nonostante i protagonisti del mondo dell’istruzione, a cominciare dai presidi, abbiano nelle ultime ore messo in evidenza che permangono alcuni nodi sostanziali, dai banchi monoposto che garantiscono il distanziamento alle mascherine, alle aule che non sempre sono sufficienti, alle cattedre ancora scoperte.
Anche in questo caso, come è accaduto in più di un’occasione al termine del lockdown, quando si è trattato di decidere come e con quali tempi tornare alla “normalità”, le Regioni si muovono in ordine sparso. Non solo sulla data di ritorno in classe – allo stato attuale sono sette quelle che hanno deciso di posticipare l’avvio mentre sono 12, più la provincia di Trento, quelle in cui la campanella tornerà a suonare -, ma anche sulle soluzioni da adottare a tutela della sicurezza dei singoli studenti e dei compagni. Nel monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute si parla di leggero ma costante incremento dell’indice di trasmissione nazionale (Rt).
Ecco allora che il Piemonte con un’ordinanza ha previsto un doppio obbligo: per i genitori di segnare sul diario, o su appositi moduli, la temperatura dei figli che vanno a scuola. E per gli istituti scolastici di verificare che ciò sia stato fatto. «Potremmo impugnare il decreto della Regione Piemonte» che impone alle scuole di verificare la temperatura degli studenti, ha osservato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. «Il ministero ha detto che le temperature vanno prese a casa perché non è giusto che studenti contagiati utilizzino i mezzi di trasporto per arrivare a scuola – ha spiegato la ministra – E non si può a 4 giorni dall’apertura cambiare le regole del gioco. È una questione di rispetto per le famiglie e per i dirigenti scolastici. Non escludiamo la possibilità di aprire un contenzioso con la Regione Piemonte e impugnare il decreto del presidente Cirio».«Mi spiace che la ministra Azzolina abbia detto che il Governo ipotizza di impugnare l’ordinanza – ha replicato a sua volta il governatore -. Lo Stato ha ordinato a tutti i datori di lavoro di rilevare la temperatura dei propri dipendenti. Ci chiediamo perché non farlo con le scuole». «Per noi – ha poi aggiunto – lasciare che siano le famiglie a misurare la temperatura dei bambini prima di andare a scuola non è sufficiente se non c’è un controllo efficace. Abbiamo chiesto che ogni giorno le famiglie certifichino di avere misurato la febbre ai bambini e abbiamo raccomandato alle scuole di misurarla loro, se possono. E di farlo comunque se manca la certificazione. Non è una provocazione, è una forma di tutela. Non mi sembra di avere chiesto la luna».
C’è poi chi come la Toscana con un’ordinanza di fine agosto ha deciso di arruolare medici attivi, ma anche specializzandi e pensionati arruolati con contratti libero professionali per la durata di tutto l’anno scolastico. Le Asl della Toscana dovranno ricercare – e stilare una lista entro il 30 settembre – dottori da dedicare alle attività sanitarie previste dai protocolli del ministero dell’Istruzione in vista dell’apertura dell’anno scolastico in tempo di Covid.
Obbligo verifica temperatura per scuole Piemonte
L’ordinanza della Regione Piemonte potrebbe fare da apripista nell’individuare una soluzione che garantisce all’istituto scolastico il controllo della temperatura da parte delle famiglie, evitando o almeno riducendo la possibilità che una persona contagiata possa andare a scuola e trasmettere il Covid a tutta la classe, con conseguente quarantena collettiva. Il documento “raccomanda” agli istituti di misurare la febbre prima dell’ingresso; laddove non fosse possibile, il personale scolastico dovrà ritirare la certificazione compilata al mattino dalle famiglie, così da dimostrare che il figlio sta bene. Le linee guida per la ripartenza della scuola, che il Piemonte ha condiviso con medici, pediatri e con il sistema sanitario territoriale prevedono anche hot spot pediatrici in ogni Asl, per dare agli studenti una corsia esclusiva di accesso ai tamponi, che saranno processati in via prioritaria dai 27 laboratori allestiti dall’inizio dell’emergenza in Piemonte.
In Lombardia misurazione della temperatura all’ingresso delle scuole
In Lombardia un’ordinanza firmata dal governatore Fontana in vigore da oggi, 11 settembre, «raccomanda fortemente la rilevazione della temperatura nei confronti dei genitori/adulti accompagnatori e dei bambini, all’ingresso della sede dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia. In caso di temperatura superiore ai 37.5°C per il minore o per il genitore/accompagnatore – prevede il documento – non sarà consentito l’accesso alla sede. E il genitore/accompagnatore sarà informato della necessità di contattare il medico curante proprio o del bambino. Anche in caso di febbre del genitore/accompagnatore, il minore non potrà accedere al servizio».
Ingresso a scuola, vietato l’impiego della Protezione Civile
I “cambiamenti di rotta” sono tuttavia dietro l’angolo. Accade infatti, come riporta Il giornale di Brescia, che a 72 ore dalla riapertura delle scuole la Direzione generale Territorio e protezione civile della Regione Lombardia in una lettera inviata alla Provincia di Brescia chiarisca che l’intervento dei volontari della Protezione Civile all’esterno dei plessi per assicurare e sorvegliare il distanziamento di ragazzi e genitori non rientra tra le attività consentite, con buona pace di sindaci e dirigenti scolastici che fino a mercoledì erano convinti di poter contare su queste persone.
In Campania termoscanner a scuola
Il fatto che la partita del contenimento dei contagi si giocherà soprattutto sulla capacità di individuare chi ha contratto il Coronavirus prima che entri in classe è evidente nella decisione della Campania – qui il ritorno sui banchi sarà il 24 settembre – di acquistare con le risorse regionali termoscanner per la misurazione della febbre a scuola ritenendo “poco plausibile” questo controllo a casa. La regione ha anche deciso di rendere obbligatorio lo screening per tutto il personale scolastico, con risultati dei tamponi in 24 ore. Una decisione che non è in linea con la linea delineata dal Governo, che è quella di test effettuati su base volontaria.
I docenti che dovessero rifiutare di sottoporsi al test possono incappare in multe che vanno dai 400 fino ai 3mila euro. «In caso di reiterata violazione del presente provvedimento – si legge nell’ordinanza che ha reso obbligatorio lo screening sul personale scolastico – la sanzione amministrativa è raddoppiata».
Screening seriologico obbligatorio
«I medici di medicina generale stanno facendo il 60% dei test sierologici agli insegnanti – ha messo in evidenza il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca -, poi il sistema sanitario in caso positivi deve fare il tampone per la conferma. Ad oggi siamo credo a 65mila test, ringrazio i docenti e il personale non docente che con grande senso di responsabilità stanno partecipando a questa campagna di screening».
Al di là del caso Campania, gli ultimi dati forniti dall’ufficio del Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri hanno messo in evidenza come le soluzioni predisposte per monitorare lo stato dei contagi tra gli insegnanti non hanno registrato il risultato atteso: quasi il 50% del personale della scuola, pari a circa 500mila tra docenti e non docenti, ha svolto il test sierologico per il Covid 19 e di questi il 2,6% – cioè circa 13mila persone – è risultato positivo e non prenderà servizio fino a quando il tampone non darà esito negativo.
Lazio, Veneto e Liguria guardano ai test salivari
Tra le regioni c’è anche chi guarda ai test rapidi. Lazio, Veneto e Liguria vanno in questa direzione. L’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato ha ricordato che «presso il laboratorio nazionale di riferimento dell’Istituto Spallanzani si sta sperimentando il test salivare rapido e sono attesi i risultati entro la fine del mese». Il test rapido salivare è meno invasivo dei tamponi e una delle possibili applicazioni potrebbe essere appunto quella nel mondo scolastico, soprattutto per i bimbi più piccoli proprio per l’assenza di invasività (rispetto ad esempio al tampone orofaringeo) e per la rapidità del risultato.
In Veneto il governatore Luca Zaia, nell’illustrare il nuovo piano della Regione per contrastare il coronavirus, ha annunciato che punterà sui controlli sulla saliva «per garantire la sicurezza in tutte le aule». La soluzione ha destato qualche perplessità in quanto considerata meno attendibile nell’individuazione del Covid-19 rispetto al tampone tradizionale. L’Università di Padova sta per avviare una sperimentazione su vasta scala. Interesserà inizialmente i circa ottomila dipendenti tra docenti e amministrativi e, nell’intento dei responsabili dell’Ateneo, partirà prima del ritorno delle lezioni in presenza.
Il test salivare è diverso dal tampone tradizionale per la modalità di raccolta del materiale da analizzare (un tamponcino di cotone, masticato e inserito in un contenitore dotato di codice a barre abbinato alla persona, al posto dell’inserimento del tampone orofaringeo) ma, come il tampone tradizionale, consente la diagnosi di tipo molecolare.
Toti (Liguria): ok a questo tipo di controlli ma con prudenza
Anche il governatore della Liguria Giovanni Toti ha aperto all’ipotesi di screening sistematici nelle scuole con i test salivari rapidi. «Se ci daranno gli strumenti per utilizzarli – ha chiarito -, li utilizzeremo, non c’è alcun dubbio, sia per il tampone salivare per cui ci siamo già espressi favorevolmente, sia per il tampone rapido che usiamo già abbondantemente nei pronto soccorsi per gli screening di sicurezza».
«Trattandosi di bambini e soggetti molto delicati – ha continuato -, bisogna compenetrare le esigenze di rapidità con l’esigenza di delicatezza del singolo paziente. Un tampone che ha un minor gradiente di credibilità, che dà una risposta molto rapida, ma che viene smentito da un tampone successivo che ne dà una diversa, produce un’oscillazione non solo clinica, ma anche emotiva in famiglie che sono già esposte. Bisogna essere molto prudenti nelle procedure, ma lo saremo».
Riapertura a Spezia slitta per covid al 24
Intanto la ripresa dell’attività scolastica a Spezia e provincia slitta dal 14 al 24 settembre. È quanto è stato deciso alla luce dell’andamento dei contagi da Covid-19 nello spezzino, dopo le consultazioni tra Toti e il sindaco di Spezia e presidente della provincia Pierluigi Peracchini. È attesa su questo un’ordinanza regionale.
(Il Sole24Ore)