18 Luglio, 2024
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Israele, nuovo lockdown. Si dimette ministro dell’Edilizia

Si dimette il ministro dell’Edilizia ultraortodosso Yakov Litzman

Il governo israeliano ha deciso di proclamare un nuovo lockdown per arginare l’epidemia. Durerà tre settimane a partire dalle 14 di venerdì 18.

Il secondo confinamento sarà articolato in tre fasi e conterrà misure molto rigide. La riunione di governo che doveva stabilire se confermare il nuovo lockdown generale è stata lunga e difficile per via dell’opposizione di diversi ministri, in primis quello del Tesoro Israel Katz. Ma la decisione è arrivata, in tempo per consentire al primo ministro Benjamin Netanyahu di volare a Washington questa sera alle 23:00, per firmare martedì mattina alla Casa Bianca lo storico accordo di normalizzazione con gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein.

A confermare la spaccatura nel governo, le dimissioni presentate in mattinata dal ministro dell’Edilizia Yakov Litzman, esponente di uno degli influenti partiti religiosi che formano la coalizione di governo. Litzman, ministro della Salute per diversi anni, compresa la prima fase della pandemia, si era già dimesso a fine aprile dall’incarico, per ottenere il dicastero dell’Edilizia con il giuramento del nuovo governo Netanyahu a maggio.

Litzman è contrario al lockdown perché impedirebbe le preghiere nel periodo delle festività più solenni del calendario ebraico,

Rosh Hashanà (il Capodanno), il digiuno del Kippur e Sukkot (la festa della Capanne), un periodo di circa tre settimane che inizia venerdì 18 settembre. Il lockdown generale arriva proprio in coincidenza di quel periodo, caratterizzato da grandi assembramenti durante i pasti tradizionali e le funzioni religiose, ma anche nei luoghi di intrattenimento, in quanto si tratta di un periodo di ferie. Litzman aveva chiesto con forza di applicare il lockdown ad agosto – quanto già il trend di aumento dei contagi era visibile – per evitare di arrivare alla chiusura durante le festività.

Il ministero del Tesoro, che insieme a quelli della Scienza, Turismo, Economica e Welfare guida la fronda interna, stima che un nuovo lockdown implica perdite di 1,2 miliardi di euro a settimana e lascerebbe nuovamente a casa altri 300.000 lavoratori.

Durante l’acceso dibattito tra i ministri – in cui peraltro tutti i dirigenti del ministero della Salute intervenivano in videoconferenza perché in isolamento preventivo, come circa 90 mila israeliani in questo momento – l’unica significativa deroga che è stata fatta è che gli esercizi commerciali nel settore privato potranno continuare a lavorare nella formula attuale, ma senza ricevere il pubblico.

La proposta era stata già approvata (6 contro 4) giovedì dal gabinetto ristretto per il coronavirus e oggi è arrivata al plenum del governo che ha deciso misure simili a quelle dello scorso aprile: per tre settimane vi sarà il divieto di spostarsi oltre 500 metri dall’abitazione, se non per motivo comprovato, limitazione degli assembramenti a 10 persone in spazi chiusi, attività economiche chiuse salvo esercizi vitali, lavoro remoto, chiusura del sistema scolastico che aveva ripreso il primo settembre dopo la pausa estiva, solo consegna a domicilio per i ristoranti.

Dopodiché si entrerebbe in una seconda fase con limitazioni meno serrate

fino a tornare, dopo un mese e a seconda dei risultati ottenuti dalle misure precedenti, al “Piano semaforo”, il programma del Commissario per l’emergenza Covid, Ronni Gamzu, che stabilisce le restrizioni in base al tasso di contagio nell’area di residenza (verde – arancione – rossa).

Ma non solo la politica è divisa. Nella comunità medica vi sono pareri contrastanti circa l’efficacia del nuovo lockdown generale. Nel comitato degli esperti che supporta il lavoro di Gamzu, molte voci premevano per misure più rilassate. Gli esperti sostengono che si debba tenere conto del prezzo economico e psicologico di un nuovo lockdown. Inoltre c’è chi, in primis tra i ristoratori e gestori di palestre e piscine – che secondo i dati finora non sono stati epicentri di contagio – minaccia di non rispettare le misure.

La decisione di applicare un nuovo lockdown arriva dopo che i contagi la scorsa settimana hanno superato i 4.000 giornalieri.

Israele a oggi risulta il primo Paese al mondo per numero di nuovi contagi per milione di abitanti, ma anche terzo per tamponi effettuati (oltre 30 mila al giorno in un Paese di 9 milioni di abitanti). Inoltre, con 1,108 deceduti dall’inizio della pandemia, è in fondo alle classifiche per la mortalità. Parte dei direttori di ospedali sostengono che, se non si chiudesse ora, le terapie intensive arriverebbero a saturazione nel giro di un mese. Diversi medici invece sostengono che i numeri, e soprattutto la crescita non esponenziale dei pazienti intubati (a oggi 139, a inizio agosto erano 95), non giustifichino una misura così drastica come una nuova chiusura totale.

La grande confusione nella gestione della crisi e la convinzione da parte del pubblico che le decisioni siano motivate da considerazioni politiche per non alterare gli equilibri di governo, hanno portato la fiducia della popolazione nell’operato dell’esecutivo al 45% secondo i sondaggi, praticamente dimezzando il consenso di aprile che aveva raggiunto anche picchi dell’85%. Il Likud invece, il partito del premier Netanyahu, risulta sempre il primo partito (31 seggi) con oltre 10 punti di distacco rispetto a tutti gli altri rivali.

(La Repubblica)

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