L’assurda giustificazione del 30enne che ha ucciso la sorella perché aveva un compagno trans
“Volevo darle una lezione, non ucciderla. Ma era stata infettata”.
Lo ha detto ai carabinieri, secondo quanto riferito, Michele Antonio Gaglione, fermato per la morte della sorella Maria Paola a Napoli. Inizialmente rispondeva di lesioni personali, morte come conseguenza di un altro delitto e violenza privata, ma la sua posizione si è aggravata e il 30enne è finito in cella per omicidio preterintenzionale e violenza privata aggravata.
Il giovane ha inseguito la sorella e il compagno per parecchi minuti, cercando con i calci di farli cadere dallo scooter in corsa, poi in una curva, il mezzo con a bordo i due, colpito dalla furia del giovane, ha perso aderenza finendo fuori strada. Maria Paola è finita su un tubo per l’irrigazione, che le ha tranciato la gola, il compagno, un ragazzo trans di nome Ciro, è stato più fortunato perché è finito sul selciato senza però sbattere contro alcun ostacolo, ed è ora ricoverato in ospedale. Sono questi, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gli ultimi attimi di vita della 20enne, morta nella notte tra venerdì e sabato. Il fratello, disoccupato, residente al Parco Verde di Caivano (Napoli), che dopo aver speronato la coppia e averla fatta uscire fuori strada, si è anche fiondato su Ciro pestandolo, mentre la sorella era ormai morta, è stato arrestato poco dopo.
Michele Antonio ha inseguito i due per parecchi minuti, cercando con i calci di farli cadere dallo scooter in corsa, poi in una curva, il mezzo colpito dalla furia del giovane, ha perso aderenza finendo fuori strada. “È molto triste, non ci ho dormito questa notte. Ho battezzato lei e il fratello Michele; quest’ultimo l’ho anche sposato qualche anno fa. Non credo volesse davvero uccidere la sorella, saranno le indagini a stabilirlo. Di certo non era preparato culturalmente a vivere la relazione della sorella con un’altra donna”, dice don Maurizio Patriciello, parroco nel Parco Verde di Caivano, l’agglomerato di edilizia popolare in cui i Gaglione vivevano.
Un’area periferica del grosso centro alle porte di Napoli teatro di tragedie di pedofilia come quelle di Fortuna e Antonio, bimbi di 4 e 6 anni uccisi dalla brutalità degli adulti, e piazza di spaccio tra le più attive della Campania. Il compagno di Maria Paola è ricoverato non in gravi condizioni a Villa dei Fiori, l’ospedale di Acerra.
(La Repubblica)