24 Novembre, 2024
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Domande a chi organizza la Scuola.

Per Francesco, autistico. E ogni altro

Lettera al direttore Marco Tarquinio, e sua risposta

Gentile direttore,
sono la mamma di un bambino di 7 anni autistico. All’immediata vigilia del nuovo anno scolastico, dopo mesi a casa, abbiamo saputo che Francesco, così si chiama mio figlio, non avrà la continuità nel sostegno. “Avvenire” ne ha fatto il titolo principale della sua prima pagina, anche altri giornali lo hanno riportato: 6 bambini su 10 non troveranno lo stesso volto alla riapertura. Noi rientriamo nella statistica. Non voglio spiegare nei dettagli quanto ci sta capitando. In realtà, non è tanto l’anomalia di questo anno che ha peraltro delle forti ripercussioni sulla vita quotidiana dei nostri figli a turbarmi: è il senso di impotenza nel confronto delle dinamiche scolastiche annuali che mi attanaglia. Ci sono buoni insegnanti, buoni dirigenti, persone di cuore che ho conosciuto, ma tutti si muovono in una rete che a volte li imprigiona. Peccato che, poi, siano i bambini a pagarne le conseguenze, se sono fragili ancora di più; con enormi sofferenze per loro e per le famiglie. Il rischio-Covid, con le sue legittime declinazioni normative, è – mi creda – un aspetto relativo. Questo scenario rappresenta la regola.

Scrivo a lei e al vostro/nostro giornale non nella speranza che qualcosa cambi perché io non ho potere in questo senso. Ma non sono demoralizzata, noi genitori di bambini autistici lottiamo in continuazione, ci arrabbiamo, cadiamo ma sempre ci rialziamo con forza per i nostri figli. Scrivo perché vorrei che qualcuno mi desse delle risposte.

Le mie domande sono semplici e mi piacerebbe che qualcuno spiegasse. Perché gli insegnanti e in particolar modo gli insegnanti di sostegno vengono nominati solo in corsa? Addirittura dopo che la scuola ha già riaperto le porte? Perché non si può cambiare il sistema? Lo chiedo sinceramente, perché non assegnare le cattedre a giugno, addirittura a maggio? Per quale misterioso fenomeno è necessario prepararsi per forza all’ultimo? Quando si deve affrontare un viaggio, si comprano i biglietti dell’aereo, si fanno le valigie, si controllano i documenti, si organizzano le visite dei posti che ci attenderanno e soprattutto ci si presenta puntuali in aeroporto perché l’aereo a un certo punto parte, con o senza di noi. Perché a scuola invece tutto avviene dopo, spesso fuori tempo massimo, come se assegnare una cattedra fosse un gioco, un puzzle da completare? E i bambini? Dove sono in questo gioco?

Io so solo che Francesco andrà a scuola lunedì e non avrà un volto conosciuto che subito lo accoglierà e chi ha bambini autistici sa quanto la preparazione delle “novità” non può essere lasciata al caso, ma deve essere sempre studiata nei particolari, strutturata anzitempo e presentata in anticipo per non creare dei comportamenti disadattivi. La scuola forse questa cosa ancora non la sa… Se devo dire qualcosa dell’autismo, dico che questo modo d’essere dei nostri figli, il loro funzionamento atipico, il loro stile cognitivo anomalo, ci porta a capire che le strade usuali a volte non possono essere percorse. E che invece quel percorso che non avresti mai pensato di intraprendere, e non sapevi neanche che esistesse, ti può portare ugualmente alla meta. Si possono fare, strade nuove. Creative. Io mi auguro che ci sia qualcuno con voglia di precorrere strade nuove, perché forse il sistema non funziona proprio bene e delle modifiche significative vanno fatte: lo dobbiamo ai nostri ragazzi a quelli fragili come il mio e a tutti, senza eccezioni. Sono loro, veramente, il futuro del nostro Paese. Ecco pensare un po’ più al futuro con occhi nuovi e non stanchi. Grazie, direttore. Con stima e affetto.
Carolina, mamma di Francesco

Risposta

Questa è una lettera da incorniciare. E da appendere idealmente come urgente promemoria alla porta di Palazzo Chigi, del Ministero dell’Istruzione, delle sedi sindacali… Perché alle domande vere che lei scandisce o si risponde insieme con una concreta e collettiva assunzione di responsabilità o non si risponde affatto. Proprio come continua ad accadere ora, in questo tran tran deludente e assurdo che mortifica la bellezza e la forza, nonostante tutto, della scuola italiana. Grazie, gentile e cara signora Carolina, per la lucidità e l’efficacia con cui richiama e sottolinea disfunzioni annose, complicazioni e indifferenze – diciamo così – “disorganizzative” che funestano la vita della Scuola italiana: cioè di chi rende questo essenziale servizio alla comunità, di chi la frequenta, di chi a essa affida i propri figli.

Tutti, ma soprattutto i figli che, come il suo Francesco, sono più fragili e bisognosi e meritevoli di sostegno specifico. Problemi ai quali si sommano quelli causati dalla pandemia di Covid-19 (è così da mesi e lo sarà ancora, almeno per tutto il prossimo anno). Grazie, perché lei, con stringente semplicità, mette domande giuste e di puro buon senso sotto gli occhi di coloro che hanno il potere (e dovrebbero sentire il dovere) di cambiare in meglio la Scuola di tutti. Grazie, perché lei, per quanto ferita, propone i suoi argomenti con serenità e con il coraggio delle persone miti che non conoscono rassegnazione. Grazie, perché sceglie di farsi umilmente portavoce non solo di se stessa, ,ma di ogni famiglia e di ogni ragazzo che frequenta le classi italiane.

Perché, dunque, gli insegnanti, in particolare quelli di sostegno, vengono nominati solo all’ultimo momento e anche ad anno scolastico iniziato? Perché non si assegnano cattedre e incarichi a giugno o, addirittura, a maggio?
Spero che ci sia chi si farà carico di rispondere. E di rispondere non solo con parole che lasciano il tempo che trovano, ma con parole sode che annunciano fatti, e dunque esse stesse fatti già sono. Vediamo.

(Avvenire)

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