24 Novembre, 2024
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5 ragioni del No al referendum

Le ragioni del NO al referendum, espresse in poche ma chiare parole da Giulio Marcon

È una riforma che prosciugherà ancora di più la democrazia a favore della tecnocrazia dell’esecutivo, delle segreterie dei partiti, dei poteri forti.

I cittadini avranno non più, ma meno voce.

Di Giulio Marcon, Portavoce della campagna Sbilanciamoci

Considero il taglio dei parlamentari, oggetto di referendum il prossimo 20 settembre, un provvedimento sbagliato e demagogico.

È sbagliato per cinque motivi.

Primo: riduce la rappresentanza dei territori e dei collegi elettorali. Con la riduzione del numero dei parlamentari, gli elettori che prima vedevano con il binocolo il proprio rappresentante, ora non lo vedranno per niente. Interi territori e addirittura delle province non saranno rappresentati. Sarà un paese meno democratico.

Secondo: il combinato disposto della riduzione dei parlamentari e la permanenza di questa legge elettorale darà un immenso potere alle segreterie dei partiti. Se prima erano in parte dei nominati, con la riforma i parlamentari diventeranno tutti dei servitorelli dei “capi bastone”.

Terzo: se poi si dovesse fare la riforma elettorale, così come prevista, milioni e milioni di italiani votanti non saranno rappresentati, ma soprattutto pochi parlamentari eletti significa esclusione delle minoranze.

Quarto: con la riduzione del numero dei parlamentari, le Camere e il Senato conteranno ancora di meno, il tutto a favore del governo: più tecnocrazia e meno democrazia.

Quinto: senza la riforma dei regolamenti parlamentari, le camere saranno paralizzate: i parlamentari dovranno dividersi tra le commissioni e diventare esperti e competenti di tutto. È impossibile.

È una riforma demagogica, lo scalpo portato in premio al populismo e alla barbarie anti-politica. Perché 400 deputati e non allora 300, o non 200 o non 10?  Basteranno i capi-partito. Il problema non è la quantità, ma la qualità (oggi assai scarsa) e la funzionalità: in Germania e in Gran Bretagna ne hanno più di noi e i parlamenti funzionano meglio.

Ridurre la rappresentanza senza riformarla, senza far funzionare i luoghi della rappresentanza, senza migliorarla e allargarla con altre modalità (rafforzando le forme di democrazia partecipata e gli istituti costituzionali di democrazia diretta) è un atto autolesionista e sostanzialmente antidemocratico. È una riforma che prosciugherà ancora di più la democrazia a favore della tecnocrazia dell’esecutivo, delle segreterie dei partiti, dei poteri forti. I cittadini avranno non più, ma meno voce.

Ecco perché il 20 settembre voterò No.

(Huffpost)

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