Riceviamo e pubblichiamo questo articolo di Donato Mauro, membro del Consiglio comunale di Bracciano
Prova di maturità o acquiescenza acritica alla linea di partito?
Non mi perito di scrivere come esperto costituzionalista ma solo come cittadino che cerca di capire.
Questo articolo prende le mosse da un scambio di vedute con alcuni validissimi interlocutori che mi hanno chiesto di chiarire la mia
posizione riguardo il prossimo referendum che prevede la riduzione del numero di deputati da 630 a 400 e di senatori da 315 a 200
Preliminarmente occorre ricordare le posizioni assunte nel tempo dai partiti maggiori,dato che ovviamente non solo per convinzione ma anche per spirito di sopravvivenza i partiti minori propendono per il no.
Il movimento 5S ne ha fatto una bandiera quale simbolo di lotta alla cosiddetta casta,salvo entrare a farne baldanzosamente parte.
Il PD ha votato più volte contro, per poi accodarsi onde non far cadere il governo,anche se non ha ancora capito che i 5S il governo non lo farebbero cadere mai.La posizione del PD può diventare credibile e difendibile solo se riesce a fare approvare prima del referendum almeno in commissione gli aggiustamenti necessari per evitare i grossi problemi di funzionamento del parlamento che deriverebbero dal solo taglio del numero dei suoi componenti.
La Lega ufficialmente per il si poiché aveva appoggiato la proposta iniziale del movimento 5S,ma recentemente sono apparsi evidenti distinguo nel suo ambito.
Forza Italia ha tenuto un atteggiamento non chiaro e la sua base non ne sembra entusiasta.
L’unico partito che ha sostenuto coerentemente la necessità di ridurre il numero dei parlamentari è Fratelli d’Italia anche se la sua proposta di riforma era più articolata.Non ha cambiato idea ma se vincesse il no non si strapperebbe le vesti.
Come è noto personalmente non son legato ad alcun partito in quanto mi occupo delle priorità di Bracciano, ma ne rispetto le funzioni che ritengo importantissime per la vita democratica del Paese.
Veniamo al punto ,perché votare no?
Le principale ragioni riguardano il livello di rappresentatività del nuovo parlamento che si verrebbe a costituire,i riflessi negativi sul suo funzionamento e la inconciliabilità con la attuale legge elettorale.
Rappresentatività.
In termini assoluti con il taglio previsto l’Italia sarebbe al quinto posto dopo Francia ,Germania,Regno Unito e Polonia ; 1 deputato per 150 mila abitanti.
Al Senato,se la legge elettorale non viene modificata,la rappresentatività risulta distorta, oltre alla necessità si di ridisegnare i collegi elettorali.
Manca qualsiasi meccanismo che colleghi il parlamentare eletto al territorio.
Funzionamento del parlamento.
L’operatività delle camere ne risentirebbe negativamente,le commissioni così come sono non potrebbero funzionare e i piccoli gruppi sarebbero esclusi da esse.
Rimanendo il bicameralismo perfetto,il Senato così ridimensionato non potrebbe svolgere lo stesso lavoro speculare alla Camera.
Il Sento sarebbe la “camera bassa”con il peggior rapporto senatori per abitante.
In sintesi, la riduzione dei parlamentari ,che condivido, dovrebbe rappresentare il punto di arrivo di un processo di riforma organica e non il brutale punto di partenza.
Se si vuole fare un atto di forza e se ne ha il coraggio si potrebbe eliminare il Senato che avendo di fatto le stesse funzioni della Camera rappresenta la vera anomalia in Europa.
Una considerazione piccola piccola,dopo la riduzione siffatta del numero dei parlamentari e la promulgazione della relativa legge l’attuale parlamento sarebbe ancora legittimato? o occorrerebbe affrettarsi a chiamare il popolo a votare per eleggere coloro che per numero e qualità ne sarebbero i suoi legittimi rappresentanti?
Affrontare il tema delle riforme partendo dalla cultura anti casta che ha come obiettivo, non nascosto, il ridimensionamento delle funzioni parlamentari a favore della cosiddetta democrazia diretta,cioè mediante una piattaforma digitale, sarebbe un gravissimo errore che lacererebbe il nostro Paese.
Donato Mauro