La scuola è partita, ma mancano i docenti, lo si è visto dagli orari ridotti del primo giorno e di questa settimana: ogni istituto si è arrangiato come ha potuto – due-cinque ore di lezioni, giorni alternati per classi – mettendo anche docenti di religione su cattedre scoperte e insegnanti curriculari sul sostegno. Quanti ne mancano ancora? La stima la fanno i sindacati: almeno 150mila ancora da nominare. Non è più una corsa contro il tempo per arrivare pronti al suono della prima campanella, ma a gara già avviata. Almeno nelle regioni che hanno avviato ieri l’anno scolastico.
Ritardi che la scuola conosce da anni, purtroppo, ma che il nuovo sistema di graduatorie (Gps) ha allungato:
sono da ricontrollare, al punto che ora il compito è stato affidato ai presidi. Risultato: così si tenta di accellerare le nomine per le supplenze annuali, ma gli insegnanti chiamati potrebbero poi in corso d’anno cedere il posto a chi magari vince il contenzioso avviato sugli errori nella posizione in graduatoria. Il rischio è la girandola dei supplenti. E poi, in emergenza sanitaria questa farraginosa macchina delle nomine dei supplenti ha effetti maggiormente pesanti, perchè mai come quest’anno ci sarebbe stato bisogno di avere in fretta tutti gli insegnanti al loro posto. Invece la partenza della scuola ad orari provvisori rischia di allungarsi a ottobre.
“Le nomine in ruolo sono andate peggio dello scorso anno”
osserva Annamaria Santoro della Flc-Cgil, a fronte di un contingente autorizzato molto consistente, ben più elevato che in passato: 84.808 cattedre di ruolo. Solo che di queste ne sono state assegnate solo 24.400 – sempre secondo fonte sindacale – per mancanza di insegnanti assumibili nelle graduatorie di merito (quelle che derivano dai concorsi) e nelle Gae, graduatorie ad esaurimento.
Ai posti attivati nel 2019-20 – 862.623 in tutto – ipotizzando una loro sostanziale riconferma, si devono aggiungere quelli del cosiddetto “organico Covid”, desumibili dall’entità delle risorse stanziate con due decreti legge (Cura Italia e Decreto agosto) di quasi 2 miliardi. Qui la stima, secondo calcoli della Cisl Scuola, è di 50-60mila insegnanti che le scuole potranno chiamare con contratti di nove mesi. Personale sulla carta licenziabile in caso di un nuovo lockdown della scuola.
Insomma, per questo nuovo anno scolastico sarebbero attivati complessivamente 922.623 posti fra comuni e sostegno.
Di questi, poco più di 200mila (22,45% del totale) sarebbero coperti da personale precario. Considerando che 60mila posti per le nomine su cattedre disponibili, sono già iniziate – ma non si sa quante ne sono state fatte in questi giorni – poi ci sono 77mila posti in deroga da assegnare per il sostegno e il personale Covid si arriva al contro di 150mila e oltre.”Cifre al ribasso, penso saranno anche di più”, commenta Pino Turi della Uil Scuola. I sindacati lamentano la mancanza di trasparenza sugli organici: “Quante nomine sono già state fatte? Il ministero continua a non darci i dati, a non dirci a che punto siamo con le immissioni” dichiara Lena Gissi, segretaria della Cisl Scuola. E ancora, nel merito: “I disabili che tornano a casa perché non ci sono docenti è il segnale più grave”.
Le scuole si sono arrangiate, ma fino a quando potranno durare senza tutti i docenti necessari? “La ripartenza della scuola ci racconta del grande senso di responsabilità e dell’impegno straordinario dei dirigenti, degli insegnanti, dei collaboratori scolastici, delle famiglie e degli studenti, che hanno fatto davvero ogni sforzo per riuscire a riaprire in presenza”, ha detto nel suo intervento ieri all’assemblea generale della Cgil Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc-Cgil ricordando le denunce dei sindacati rispetto “alla vistosa perdita di tempo prezioso, all’incapacità di rispondere all’emergenza delle cattedre vuote con l’assunzione di personale in modalità semplificata”.
(La Repubblica)