L’esecutivo ha inviato alla Camera le linee guida del ‘Piano nazionale di ripresa e resilienza’, il documento che dovrà essere presentato in Europa per spiegare come saranno impiegati i 208,6 miliardi che l’Italia ha potenzialmente a disposizione
I regolamenti di Next Generation EU non entreranno in vigore prima del 2021, ma il Governo, allo scopo di avviare un dialogo informale con la Commissione Ue, ha già approntato delle linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ieri sera l’esecutivo le ha condivise con la Camera per avviare una collaborazione fra le istituzioni in una fase programmatica che rappresenta uno “snodo strategico”. Di seguito le linee guida principali di intervento delineate nelle 73 pagine che compongono il documento, fra la lettera del premier Giuseppe Conte, il testo e le 32 slide.
Più investimenti pubblici
L’esecutivo evidenzia la “necessità di politiche che consentano di ampliare gli incentivi e le risorse, al fine di ripristinare un livello adeguato di investimenti e di infrastrutture”. Per questo “importanti misure di sostegno agli investimenti saranno introdotte nel breve periodo per accelerare l’uscita del Paese” dalla crisi. A queste saranno affiancate “tutte le azioni necessarie per garantire appalti pubblici efficienti, trasparenti e con tempi certi”.
Per coinvolgere risorse private, “laddove ne sussistano i presupposti, nel settore della realizzazione di infrastrutture di pubblica utilità”, si ricorrerà anche a “schemi di partenariato pubblico-privato”. Sulle concessioni autostradali, poi, “si darà ulteriore impulso al processo di revisione” e la rete “dovrà essere adeguata alla progressiva diffusione dei veicoli elettrici”. Fra le infrastrutture su cui il Governo intende puntare ci sono “in primo luogo la rete ferroviaria ad alta velocità per passeggeri e merci”, oltre a interventi sulla rete stradale e autostradale con una particolare attenzione per ponti e viadotti.
Pubblica amministrazione, ricerca e sviluppo
L’efficienza della Pa è “un indicatore fondamentale per valutare le potenzialità di crescita di un Paese”; su questo fronte il processo di innovazione verrà accompagnato “da ulteriori azioni di riforma” che costituiscono “un programma strategico di rafforzamento delle competenze e della capacità amministrativa”.
Saranno aumentate le risorse pubbliche dedicate alla ricerca di base e applicata: il governo si ripropone di “accompagnare il Pnrr per incrementare complessivamente la spesa per R&S e ricerca universitaria di almeno 0,2 punti percentuali di Pil nel prossimo quinquennio”. Fra gli altri punti cardine anche “favorire l’accesso degli studenti diplomati a corsi di laurea in discipline Stem, inclusa l’informatica” e l’istituzione di “crediti d’imposta per gli investimenti innovativi e verdi”.
Fisco e lavoro
Il governo metterà in campo anche una riforma del sistema fiscale e delle regole del lavoro. Con l’obiettivo di un fisco “equo, semplice e trasparente” il primo passo sarà una “riforma complessiva della tassazione diretta e indiretta”. Altro punto qualificante il sostegno alle famiglie e alla genitorialità. Il governo inoltre intende “disattivare anche tutti gli aumenti di Iva e accise previsti dalle clausole di salvaguardia”.
Sul fronte del lavoro, invece, oltre alla riduzione del costo “attraverso la riduzione del cuneo fiscale”, l’esecutivo punta su un “rafforzamento della contrattazione collettiva nazionale” e anche sull’introduzione “del salario minimo legale”, che garantirà nei settori a basso tasso di sindacalizzazione “un livello di reddito collegato ad uno standard minimo.
Una giustizia più svelta e il capitolo sanità
Il Pnrr ha l’obiettivo di dare all’Italia un ordinamento giuridico più moderno e attraente attraverso tre cardini: la riduzione della durata dei processi civili e penali, la revisione del codice civile e la riforma del diritto societario. Su quest’ultimo tema gli intenti sono “uniformare la governance societaria agli standard Ue” e “la riforma della disciplina della crisi d’impresa”.
Le risorse saranno usate anche “per il rafforzamento della resilienza e della tempestività di risposta del sistema sanitario”, anche attraverso “lo sviluppo della sanità di prossimità”. Gli investimenti saranno diretti anche verso “la digitalizzazione dell’assistenza medica ai cittadini”.
I criteri per i progetti e le risorse
L’esecutivo ha indicato anche i criteri – positivi e negativi. Fra quest’ultimi spiccano “i progetti ‘storici’ che hanno noti problemi di attuazione di difficile soluzione”, mentre è un fattore ben visto “la rapida attuabilità/cantierabilità” e la monitorabilità di progetti con effetti positivi rapidi su numerosi beneficiari.
La ‘Recovery and resilience facility’ metterà a disposizione dell’Italia 191,4 miliardi, che saliranno a 208,6 miliardi grazie ad altri fondi europei. Per quanto riguarda la Rff “il 70% dell’importo totale dovrà consistere in progetti da presentare al più tardi nel 2022” con le risorse relative che “dovranno essere impegnate entro quell’anno”. Il Governo intende utilizzare la parte di sovvenzioni “per conseguire un incremento netto di pari entità degli investimenti pubblici nel periodo 2021-2026”. Al piano Pnrr si affiancherà “una programmazione di bilancio volta a riequilibrare la finanza pubblica nel medio termine” dopo la forte espansioni del deficit prevista per quest’anno in conseguenza della pandemia.
(Agi)