Scuola e sciopero a Roma, genitori e prof contro i sindacati
Ai problemi legati all’attesa dei banchi, alla carenza degli spazi e ai prof che ancora non sono stati assegnati agli istituti, si somma quello dei due giorni di sciopero del mondo della scuola, in calendario per il 24 e per il 25 settembre. Nei giorni, cioè, in cui gli studenti dei 1300 plessi (su 3mila) che saranno seggio per il referendum del 20 e del 21 settembre, rientreranno (o, meglio, dovrebbero rientrare) in classe.
A indire lo sciopero sono Usb, Unicobas e Cub,
“per dire no ai docenti usa e getta che serviranno semplicemente a svolgere operazione di baby-sitting in attesa dei docenti titolari”, fanno sapere dall’Unione sindacale di base, che ha coinvolto nella protesta anche i trasporti.
A Roma, dunque, allo sciopero della scuola nazionale, si aggiunge anche quello che coinvolge le reti Atac, Roma Tpl e Cotral, quindi bus (anche per la provincia), tram, metro, ferrovie urbane. Motori spenti, in questo caso, contro le misure che alzano la capienza dei mezzi pubblici all’80%. Secondo i lavoratori, guidare in questo stato è troppo pericoloso: “Le aziende — spiega in una nota Usb — non assicurano il contingentamento degli ingressi su bus e metro, dove spesso si supera il 100% della capienza”. Quindi via alla protesta, dalle 10 alle 17 e dalle 20 a fine servizio. Inevitabile la reazione aspra di famiglie, studenti, presidi, garanti.
“Diritto sacrosanto, quello dello sciopero — tuona Mario Rusconi, preside dell’Associazione nazionale presidi del Lazio — ma nel campo della scuola e, soprattutto, in queste condizioni penso sia inefficace questo tipo di azione.
Ma è anche non opportuna, dopo un lavoro per la riapertura che va avanti da mesi”. E ancora: “Comprendiamo e sosteniamo le ragioni dei lavoratori — spiega Stefania Lattanzi, presidente dell’associazione Ge.ni.ma-Genitori in rete — ma invitiamo i sindacati a capire i bisogni delle famiglie: la scelta dei giorni è infelice. Il problema così non si crea al datore di lavoro, ma a milioni di cittadini, mamme, papà, ragazzi e bambini che non riescono a rientrare a scuola da 7 mesi e che forse ci riusciranno praticamente a ottobre”.
Lo stesso pensano i genitori del Coordinamento dei presidenti d’istituto, che rappresentano decine di migliaia di studenti in tutto il Lazio: “Per giuste e sacrosante, condivisibili che possano essere le ragioni dello sciopero, se si aggiungono difficoltà alle tante, non solo non si raccolgono consensi, ma si collezionano vaste opposizioni. L’articolazione su due giorni consecutivi tra la chiusura delle scuole per seggi elettorali crediamo possa portare a delle gravi contrapposizioni tra famiglie e docenti assolutamente non necessarie in questo momento storico. Ergo, ben vengano altre forme dimostrative, che garantiscano il dovuto”. Interviene sul tema anche Jacopo Marzetti, garante dell’Infanzia del Lazio: “Dopo tanto lavoro le scuole sono iniziate, nonostante fossero necessarie, a mio parere, maggiore prudenza e condivisione. Ora si lavori responsabilmente affinché non si interrompa un servizio così importante per famiglie e studenti, chiaramente continuando anche a tutelare il diritto alla salute”.
Tra gli altri appuntamenti: il 25, in concomitanza con la giornata di sciopero, associazioni, gruppi e sindacati studenteschi stanno valutando se portare avanti una mobilitazione nazionale con varie piazze, di cui una a Roma. E il 26 pomeriggio, invece, è in calendario ormai da inizio mese una mega-manifestazione che coinvolgerà tutti i protagonisti del mondo della scuola. Il movimento promotore è “Priorità alla scuola” (nato durante il lockdown), che in piazza del Popolo chiamerà genitori, docenti, studenti e sindacati per “imporre al Governo un profondo cambiamento di rotta, un’altra agenda, altre priorità, affinché il diritto allo studio possa essere veramente tale”. Tra i sindacati che hanno confermato la loro presenza, Cobas, Confederali, Snals, Gilda.
(La Repubblica)