Rivolta delle studentesse del Socrate dopo il richiamo di una prof a un abbigliamento più consono. E interviene il ministero
Ora la questione è arrivata fino ai piani alti del ministero che ha chiesto chiarimenti alla scuola.
Perché una docente che richiama alcune studentesse a un abbigliamento consono in classe ha scatenato la polemica prima all’interno del liceo Socrate, l’istituto dove è avvenuto il presunto “rimprovero”, e poi si è allargata a macchia d’olio fino a viale Trastevere. Ma in molti lo vedono anche come un modo per distrarre l’attenzione dal fatto che in molte scuole – liceo Socrate compreso – non sono ancora arrivati i banchi monoposto e dunque i ragazzi sono costretti a fare lezione o sulle sedie o su dei cuscini, seduti a terra. Andiamo con ordine.
«Al prof cade l’occhio, niente minigonna», sarebbe stato infatti più o meno questo il senso del richiamo della vicepreside del liceo classico alla Garbatella ad alcune ragazze del penultimo anno che indossavano la gonna corta. Anche perché con i banchi tolti per il distanziamento, secondo la docente, un abbigliamento troppo succinto attirerebbe gli sguardi dei professori e dei compagni maschi. Da lì, apriti cielo. L’appunto infatti non sarebbe piaciuto alle altre studentesse della scuola e soprattutto al collettivo ‘Ribalta femminista’, nato appena questa estate, che hanno immediatamente replicato. Così ieri mattina non solo le ragazze si sono presentate tutte a scuola in minigonna o pantaloncini corti, ma hanno affisso fuori dalla classe un cartello con su scritto “Non è colpa nostra se gli cade l’occhio”. Tuttavia anche dal ministero vogliono vederci chiaro e perciò, tramite l’ufficio scolastico regionale Lazio, hanno chiesto una relazione urgente alla scuola.
Scuola che tuttavia non ci sta affatto a passare per culla dell’oscurantismo.
In attesa di ricevere più dettagli dai diretti interessati per relazionare a Regione e ministero, infatti, il preside del liceo Socrate Carlo Firmani ricorda che la scuola che dirige «è fieramente da sempre attenta al rispetto di tutte le individualità e di tutte le opinioni, libere di esprimersi, all’interno del perimetro segnato solo dalla Costituzione, dal codice penale e dal buon senso ed è altrettanto attento alle questioni di genere, oggetto peraltro di uno dei tavoli di lavoro permanenti che la scuola ha avviato». Ma è anche l’Associazione nazionale presidi a voler allontanare la percezione di un corpo docente più attento alle gambe delle studentesse che all’insegnamento. Alla base di tutto, secondo l’Anp, c’è «un evidente e marginale incidente comunicativo» che però – aggiunge il responsabile dei presidi Antonello Giannelli – non deve far sì che «la categoria dei docenti sia percepita dall’opinione pubblica in maniera distorta e degradata e che il liceo Socrate venga erroneamente rappresentato come presidio di una cultura oscurantista». Dunque le parole hanno un peso, ma certo – conclude Giannelli – è altrettanto «ovvio che le studentesse e gli studenti debbano frequentare le lezioni con un abbigliamento decoroso, in segno di rispetto verso l’istituzione che la scuola rappresenta e verso sé stessi». Non per questo, però, può essere condivisibile che «la motivazione posta alla base di tale doverosa condotta – aggiunge – faccia riferimento a un ipotetico e deprecabile voyeurismo dei docenti (uomini) ». La faccenda della minigonna comunque, ben presto si è diffusa online e nelle chat di classe del liceo, dove i genitori sono perplessi. «A scuola non ci sono i banchi – scrivono in molti – ma ora il problema è la minigonna».
(Avvenire)