L’ultimo volo di Alessandro Tovazzi e Stefano Grisenti
Muoiono un pilota e un paracadutista, che con la sua tuta alare ha tranciato l’ala dell’aereo
L’aereo utilizzato per il lancio dei paracadutisti all’improvviso si avvita, cade in picchiata, si schianta in un campo di mais. Un boato, le fiamme, il fumo. Sono le drammatiche istantanee della tragedia avvenuta alle 9.50 di ieri nel cielo sopra Livrasco, frazione di Castelverde (Cremona), in mezzo alla campagna. Il bilancio è di due morti: Il pilota Stefano Grisenti, 54 anni compiuti proprio ieri, originario di San Secondo Parmense, residente a Fontevivo (Parma), pilota di aerei privati. L’altra vittima è Alessandro Tovazzi, 41 anni, di Arco di Trento, impiegato presso la multinazionale Dana. Un paracadutista esperto, l’ultimo a lanciarsi del gruppo di dieci decollato all’Aero Club del Migliaro, alle porte di Cremona. Indossava la tuta alare, Tovazzi e, dai primi accertamenti, pare che a provocare l’incidente possa essere stato proprio il suo impatto in volo con il Pilatus Porter, dal quale si è staccata un’ala. Il suo corpo è stato rinvenuto tra l’erba, a 800 metri dal campo di mais dove ha perso la vita il pilota nel giorno del suo compleanno. Due indagini sono state aperte per far luce sull’incidente: quella della Procura, coordinata dai pubblici ministeri Vitina Pinto e Chiara Treballi, quella dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) che ieri ha inviato un ispettore. Tutto è stato posto sotto sequestro.
Nell’azienda agricola Quaini, teatro della tragedia, per l’intera giornata incredulità e dolore
si sono impastati con la polvere sollevata dalle auto dei carabinieri, dai mezzi del vigili del fuoco, dalle ambulanze, mentre da Bergamo si era alzato in volo l’eliambulanza. «Ho sentito un rumore strano, mi sono voltato e ho visto l’aereo che volteggiava, veniva giù piano, attorcigliato, avvitato. Poi si è messo in picchiata. Ho visto un pezzo cadere nell’erba alta e poi un altro pezzo staccarsi», ha raccontato un testimone. Si chiama Mario Tinelli, ha 75 anni, abita a Livrasco. Bancario in pensione, ha la passione per la caccia. E nella prima domenica di caccia, dall’alba era in giro con i cani, insieme al nipote Nicola, 33 anni. «Mio nipote ha attraversato tutta l’erba per cercare il paracadutista. Ha chiamato i soccorsi, poi è arrivato l’elicottero». «Eravamo in mezzo ai campi — hanno raccontato altri due cacciatori — quando, ad un certo punto, abbiamo sentito uno strano rumore sopra le nostre teste. Abbiamo alzato gli occhi e abbiamo visto un aereo scendere a vite. Poco più in là, un paracadutista planava nel cielo, ma roteava velocemente su sé stesso, come se non riuscisse a governarlo. Non sappiamo dire se fosse privo di sensi. Poi abbiamo sentito il boato, la colonna di fumo e il velivolo che prendeva fuoco. Nel frattempo il paracadutista è caduto violentemente al suolo».
All’aeroporto del Migliaro sono sconvolti.
Lo è Vanna Bazzi, cofondatrice dello SkyTeam Cremona, nato nel 2004 da un gruppo di appassionati delle varie discipline di volo, l’unico centro scuola della Lombardia. Qui arrivano paracadutisti da tutto il Nord Italia e Grisenti era di casa. Lo chiamavano «Grisu». «Aveva preso il brevetto negli Stati Uniti e migliaia di ore di volo alle spalle — ha confermato Vanna Bazzi —. Se dovevo chiudere gli occhi e dire “con chi salgo”, salivo con lui». Anche Tovazzi era un paracadutista esperto. Le immersioni ed il volo erano la sua vita. Appassionato di bungee jumping, di solito saltava dal Monte Brento, parete vertiginosa che sovrasta la Valle Basso Sarca. Aveva anche la passione per la politica: era candidato alle Comunali di Arco di Trento per una lista civica. Per questo fine settimana aveva scelto di lanciarsi nei cieli di Cremona perché «meno trafficati». Volava sempre con una piccola telecamera sopra il casco. Un attimo prima del salto, l’azionava. Negli ultimi tempi si era specializzato con la tracksuit, un modello di tuta alare più performante.
«Sabato si era iscritto all’aeroclub, ha fatto un paio di lanci tranquilli, poi stamattina (ieri, ndr) non so che cosa sia successo — ha proseguito Vanna Buzzi —.
Abbiamo perso due persone che volavano con noi, che condividevano questa passione. Non ci sono parole per dire in che buio oggi siamo precipitati. Doveva essere una tranquilla giornata, anche allietata da un bellissimo meteo, tanta gente che aveva voglia di volare, di divertirsi, di prepararsi. Fra due settimane ci sono i campionati italiani, quindi avevo delle squadre in allenamento». Di «fato» ha parlato Angelo Castagna, da 12 anni presidente dell’Aeroclub. «Il Pilatus è un aereo svizzero specifico per questa attività, il migliore nel settore per fare questo tipo di attività. Contro il destino non ci puoi fare nulla». Entrambe le vittime non avevano figli e non erano sposate.
(Corriere della Sera)