In Francia oltre diecimila positivi
In Gran Bretagna chiusura alle 22 per pub e ristoranti
La paura del coronavirus torna a montare in Europa e nel mondo, con un nuovo record settimanale di 2 milioni di contagi certificato dall’Oms a livello globale e gli Usa che superano le duecentomila vittime mentre la Spagna registra un drammatico primato: 241 morti solo nelle ultime 24 ore, il numero più alto di decessi dall’inizio della seconda ondata. Anche la Francia, dove ‘l’allarme rosso’ riguarda ormai la metà del Paese, torna sopra i 10 mila nuovi contagi giornalieri dopo un weekend con numeri più contenuti. In Gran Bretagna sebbene il numero dei morti di questa seconda ondata resti lontano da quello della primavera, il rimbalzo dei ricoveri in ospedale spaventa: Boris Johnson – allarmato dai 5000 contagi delle ultime 24 ore, picco da maggio, e dai segnali di tendenza ancor più gravi di Francia o Spagna – cerca stavolta di non ricascare nelle esitazioni imputate al suo governo all’inizio della fase acuta della pandemia, ripristinando subito restrizioni in serie e mettendo fine per 6 mesi o giù di lì alle speranze messe in moto da luglio di un qualche ritorno generalizzato alla normalità. L’obiettivo appare duplice.
Da un lato provare ad allontanare con misure parziali, per quanto severe, lo spettro di un lockdown bis devastante per un’economia e una società già provate;
dall’altro dare una sveglia alla popolazione,
fin troppo disinvolta dinanzi a una minaccia che pure nei mesi passati ha falcidiato il Regno più d’ogni altra nazione europea in cifra assoluta, con un bilancio ufficiale di 42.000 morti. Non si tratta “in alcun modo di un altro lockdown”, ha messo le mani avanti il premier Tory motivando il giro di vite alla Camera dei Comuni come una risposta alla prospettiva di “una seconda ondata” in arrivo e a “un punto di svolta pericoloso” che potrebbe riportare l’isola a 50.000 contagi e 200 morti al giorno nel giro d’un mese, secondo le stime dei suoi consulenti scientifici (costretti a innalzare l’allerta sull’epidemia al livello 4 di una diffusione “in forte espansione”). Semmai è un’ultima spiaggia per scongiurare quell’incubo, paragonato giorni fa da BoJo addirittura all’extrema ratio di “un’opzione nucleare”. Le misure, in larga parte annunciate alla vigilia e destinate a protrarsi fino a 6 mesi, avverte il premier, in attesa di sottoporre a Westminster una proroga della legislazione emergenziale in scadenza la settimana entrante, sono state formalizzate in una riunione del comitato Cobra allargato per la prima volta ai capi dei governi locali di Scozia, Galles e Ulster, nel segno di un approccio finalmente condiviso. Per poi essere illustrate poi ai connazionali nei toni volutamente drammatici di un messaggio televisivo serale.
Confermato secondo le attese il coprifuoco per pub, bar e ristoranti, che da giovedì dovranno chiudere alle 22 in tutta l’Inghilterra.
Mentre viene archiviato per ora l’appello delle ultime settimane a tornare a lavorare in ufficio e rispolverato il messaggio ‘lavori da casa chi può’. Viene inoltre rafforzato l’obbligo legale delle mascherine nei luoghi pubblici, esteso al personale di negozi, hotel, ristoranti, non più solo ai clienti, con multe elevate a 200 sterline (fra 1000 e 10.000 per chi invece viola la quarantena in caso di contagio); e sui contatti sociali s’introducono (almeno sulla carta) controlli più severi di polizia per imporre il rispetto della “regola del 6”, tetto massimo di persone autorizzate a incontrarsi in famiglia o fra conoscenti. Non solo: si torna indietro sui matrimoni (con un limite di ospiti ridotto a 15), si resta a quota 30 per i funerali, viene rinviata sine die la prevista riapertura di ottobre degli stadi e degli eventi sportivi a contingenti pur limitati di spettatori. Una gelata rispetto all’allentamento della morsa avviato a luglio, anche se non una chiusura come quella primaverile: con scuole, università, attività economiche, negozi di ogni tipo e hospitality al momento risparmiati. L’equilibrio da trovare è comunque difficile, fra cautela sanitaria ed esigenze economiche vitali, per un Johnson a cui nessuno fa sconti: dal numero uno dell’opposizione laburista Keir Starmer, che nel suo primo congresso da leader gli imputa “incapacità”, mancanza di strategia coerente, falle nel sistema di test e tracciamento dei contagi a dispetto del record europeo di tamponi; fino a una parte di deputati libertari della medesima maggioranza Tory. Senza contare che lockdown locali veri e propri, nelle zone a più alta concentrazione di nuovi focolai, investono già oltre 15 milioni di britannici, incluse grandi città come Birmingham e da 24 ore una mezza dozzina di contee gallesi.
(La Stampa)