Chi si ammala di Covid-19 in forma ‘silente’, cioè asintomatica, ha la stessa carica virale nel naso e nella gola dei pazienti che presentano sintomi.
Lo rivela uno studio osservazionale pubblicato online sulla rivista Thorax. Si tratta di un’informazione utile visto che gli asintomatici – che secondo i ricercatori sono circa un quinto degli infetti – hanno un ruolo determinante nella diffusione del Covid-19. Risultati che giustificherebbero l’estensione della fornitura di test almeno nei contesti più a rischio.
La carica virale
Le persone infettate da Sars-CoV-2, il virus responsabile del Covid-19, ma che non presentano sintomi, sono comunque portatrici di virus potenzialmente trasmissibili. E’ quella che viene definita carica virale. Ma quanto possa essere grande questa carica virale, e in che misura potrebbe contribuire alla diffusione del virus, non è chiaro. Per cercare di scoprirlo, i ricercatori hanno confrontato la carica virale di 213 persone, tutte risultate positive per Sars-CoV-2, ma non tutte con sintomi di infezione da Covid-19.
La ricerca
A seguito di una grande epidemia di Covid-19 a Daegu City, Corea del Sud, all’inizio della pandemia, sono stati tracciati gli stretti contatti di un gruppo religioso. Sono stati identificati più di 3000 casi di Covid-19, che variavano nella gravità dei sintomi (da nessuno a grave). Quelli con sintomi lievi o assenti – tra cui i 213 partecipanti a questo studio – sono stati trasferiti in strutture di assistenza dedicate all’isolamento e al monitoraggio. Sono stati classificati come asintomatici se non avevano febbre, dolore muscolare (mialgia), naso che cola, perdita del gusto o dell’olfatto, perdita di appetito, nausea o diarrea.
I risultati
Circa 6 giorni prima del tampone, il 19% delle persone (41) non aveva sviluppato alcun sintomo. Il 95% (39) è stato sottoposto ad un ulteriore test con tampone naso e gola 13 giorni dopo la diagnosi iniziale, per misurare la carica virale. Dei rimanenti 172 (81%) con sintomi lievi, 144 sono stati rianalizzati, per un totale di 183 che sono stati inclusi nell’analisi finale. Oltre la metà di quelli senza sintomi (21, il 54%) è risultata positiva per Sars-CoV-2, così come quasi due terzi di quelli con sintomi lievi (92, il 64%). Ma a sorprendere i ricercatori è stato il fatto che non c’era alcuna differenza significativa nella carica virale tra i due gruppi.
I limiti dello studio
Trattandosi di uno studio osservazionale, i ricercatori avvertono che i risultati positivi del test del tampone non indicano necessariamente la presenza di virus vivi. Sono necessari ulteriori studi per chiarire se la persistenza del Dna virale nelle persone senza alcun sintomo giustifichi misure precauzionali di quarantena. Inoltre, la maggior parte dei partecipanti aveva un’età media tra i 20 e i 30 anni, quindi i risultati potrebbero non essere applicabili ad altri gruppi di età.
Estendere i test
Ma a spingere i ricercatori ad indagare sulla carica virale di questi soggetti è la loro contagiosità: “La maggior parte degli individui asintomatici con Sars-Cov-2 rischia di passare inosservata agli operatori sanitari. Ed è rischioso perché all’interno delle comunità agiscono come forza trainante per la diffusione del Coronavirus” spiegano. Per questo si ritiene prudente, fino a quando non sarà chiaro per quanto tempo e in che misura gli asintomatici possano essere infettivi, estendere i test a determinati gruppi come misura precauzionale. “I nostri dati – spiega in un podcast l’autore principale della ricerca, il professor Sung-Han Kim – aggiungono ulteriore supporto alla necessità di utilizzare le mascherine facciali, indipendentemente dalla presenza dei sintomi. Inoltre, raccomandiamo di ampliare il test per il Sars-CoV-2 a individui asintomatici in contesti ad alto rischio, come case di cura o strutture sanitarie”.
(Il Tirreno)