28 Dicembre, 2024
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Lo scioglimento dei ghiacci in Antartide minaccia città come New York, Tokyo e Londra

Lo scioglimento dei ghiacci in Antartide minaccia città come New York, Tokyo e Londra

Immaginate New York, Tokyo, Londra e Amburgo alla prese con un innalzamento dei mari di sei metri. Da brividi. Ebbene, secondo le simulazioni pubblicate da Istituto di ricerca sull’impatto climatico di Potsdam, Università di Potsdam e Columbia University di New York, che hanno conquistato la copertina della prestigiosa rivista Nature, sarebbero queste alcune tra le città più famose ad essere duramente colpite dal futuro innalzamento del livello dei mari. Che ci sarà, con un aumento di 4 gradi delle temperature medie globali rispetto ai valori pre-industriali. Le proiezioni del progressivo scioglimento dei ghiacci in Antartide, spiegano gli studiosi, indicano l’avanzare di un processo molto lento ma inesorabile.

“Ciò che perdiamo ora dell’Antartide, è perduto per sempre”.

Sono queste le parole che hanno usato i ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research, della Potsdam University e della Columbia University di New York per spiegare, in una nota le conclusioni del loro ultimo lavoro di ricerca sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla calotta antartica. Lo studio mostra gli effetti dell’innalzamento delle temperature sui ghiacci della calotta polare antartica, così cruciale per il livello del mare a livello globale. “L’Antartide – spiega Ricarda Winkelmann, ricercatrice presso l’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico (PIK) e l’Università di Potsdam, e autore dello studio – contiene più della metà dell’acqua dolce della Terra, congelata in una vasta calotta di ghiaccio che è spessa quasi 5 chilometri”. “Poiché l’acqua e l’atmosfera dell’oceano circostante si riscaldano a causa delle emissioni umane di gas serra, la copertura bianca al Polo Sud perde massa e alla fine diventa instabile. A causa della sua vastità, il potenziale dell’Antartide per il contributo all’innalzamento del livello del mare è enorme: già a 2 gradi di riscaldamento, lo scioglimento e il flusso accelerato di ghiaccio nell’oceano comporteranno, alla fine, 2,5 metri di innalzamento del livello. A 4 gradi, saranno 6 metri e mezzo e con 6 gradi di quasi 12 metri. “Le nostre simulazioni – osserva la ricercatrice – mostrano che una volta sciolto, il ghiaccio non ritornerebbe al suo stato iniziale, anche se le temperature dovessero abbassarsi di nuovo”. Le cose potrebbero andare diversamente solo se le temperature tornassero ai livelli pre-industriali: “Uno scenario – conclude – altamente improbabile”. Lo scenario più probabile, invece, metterebbe a rischio la sopravvivenza di molte importanti città come Londra, Mumbai, New York, Shanghai.  Il cambiamento a lungo termine non è rapido, ma è per sempre e cioè irreversibile, spiegano i ricercatori. Il punto di non ritorno è indicato nel modello nell’aumento di 10 gradi, una soglia critica che corrisponderebbe alla sparizione dei ghiacci in Antartide. Il conseguenza innalzamento del livello dei mari comportebbe conseguenze disastrose sulle città più vicine alle coste.

“La Calotta Polare Antartica – spiega Anders Levermann, coautore e ricercatore presso PIK e Columbia University – è fondamentalmente la nostra ultima eredità da un periodo precedente nella storia della Terra.

E’ in circolazione da circa 34 milioni di anni. Ora le nostre simulazioni mostrano che una volta sciolta, non tornerebbe al suo stato iniziale anche se le temperature alla fine calassero di nuovo. Infatti, le temperature dovrebbero tornare ai livelli preindustriali per consentire il suo pieno recupero – uno scenario altamente improbabile. In altre parole: ciò che perdiamo ora dell’Antartide, è perduto per sempre”. Le ragioni alla base di questa irreversibilità sono i meccanismi che si auto-impongono nel comportamento delle calotte glaciali in condizioni di riscaldamento. “Nell’Antartide occidentale – spiega Torsten Albrecht, uno degli autori –  ad esempio, il principale fattore di perdita di ghiaccio è l’acqua calda dell’oceano che porta a uno scioglimento più elevato sotto le piattaforme di ghiaccio in mare, che a sua volta può destabilizzare la calotta di ghiaccio a terra. Ciò fa scivolare in mare i ghiacciai delle dimensioni della Florida. Una volta che le temperature superano la soglia di sei gradi sopra i livelli preindustriali, gli effetti della superficie del ghiaccio diventano più dominanti: man mano che le gigantesche montagne di ghiaccio affondano lentamente ad altezze più basse dove l’aria è più calda, e finiscono per sciogliersi, proprio come osserviamo in Groenlandia”.

(La Repubblica)

 

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