Altri 5 fermiI. l principale autore sarebbe un pachistano di 18 anni, pregiudicato
Più di cinque anni dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo del gennaio 2015, torna il terrore a Parigi. E’ lo stesso edificio vicino alla Bastiglia ad essere preso di mira, anche se i sopravvissuti del celebre giornale satirico hanno ormai traslocato in un luogo segreto e protetto. Un pachistano di 18 anni, con una mannaia da macelleria, se l’è presa con due persone che si è trovato davanti, ferendole in modo grave. Sono dipendenti di un’agenzia di stampa rimasta nell’edificio dell’attentato, che erano scesi in strada per fumare una sigaretta. Sono le 11.45 quando il diciottenne Alì H. si aggira incerto, guardandosi intorno, in rue Nicolas Appert. Al numero 6 c’era l’ingresso della redazione di Charlie Hebdo, dove i fratelli Kouachi fecero irruzione armati fino ai denti e uccisero 12 persone.
A Parigi quattro persone accoltellate in un attacco vicino alla vecchia sede di Charlie Hebdo
Nelle stesse ore, a qualche chilometro di distanza, a palazzo di Giustizia è in corso il maxiprocesso ai fiancheggiatori dei due killer e del loro complice Amédy Coulibaly, che due giorni dopo la strage di Charlie ne compirà un’altra nel supermercato Hypercacher. All’inizio del processo, il 2 settembre, la redazione del giornale ha ripubblicato le vignette con le caricature di Maometto finite nel mirino degli integralisti islamici, scatenando nuove minacce da parte di al Qaeda. Dal portone escono un uomo e una donna, di 36 e 28 anni. Sono dipendenti della produzione di un’agenzia di stampa, Premières lignes, che è rimasta nella sua sede, nello stesso edificio preso di mira dai terroristi.
Il primo ministro francese sul luogo dell’attacco: “Ferma volontà di lottare contro terrorismo”
In quel giorno di quasi 6 anni fa, furono dei giornalisti di Premières lignes a scattare le foto dei fratelli Kouachi che, dopo la strage, prendevano la fuga. I due sono in pausa, escono per fumare una sigaretta. Dopo pochi istanti – raccontano i testimoni – si odono grida e qualcuno si affaccia alla finestra: l’uomo, zoppicante e insanguinato, viene inseguito da un forsennato con una mannaia in mano, tenta di ripararsi, finisce disteso su un prato vicino, con la gamba gravemente ferita. La donna grida disperata, con una ferita alla testa e il sangue che le cola sul viso. La polizia e i soccorsi arrivano in pochi minuti, i due vengono trasportati in ospedale alla Pitié-Salpetrière, ma la donna viene successivamente trasferita al Pompidou. Sono gravi ma non in pericolo di vita, tenuti comunque in terapia intensiva.
L’aggressore è scomparso ma la sua è una fuga di breve durata nel quartiere della Bastiglia, dove arrivano in breve decine di auto della gendarmeria e della polizia. Tutti vengono invitati a restare in casa, un centinaio di scuole vengono confinate, con i ragazzi chiusi all’interno e i genitori invitati a non andarli a prenderli fino a nuovo ordine. La fuga di Alì dura appena 45 minuti. In una piazza della Bastiglia spettrale, deserta sotto la pioggia e piantonata dagli uomini dell’antiterrorismo, lo vedono subito uscire dalla metropolitana, la linea 5, e sedersi inoffensivo sui gradini dell’Opéra. Ha la maglia giallo fluorescente come descritto dai testimoni e un paio di scarpe da ginnastica rosse ancora più vistose. Si lascia avvicinare, fermare, come fosse esausto. Lo portano via e non oppone alcuna resistenza. Dieci minuti dopo, alla fermata del metro di Richard Lenoir, vicino al luogo dell’attentato, viene fermato un uomo che è stato inquadrato al suo fianco durante l’azione, un trentatreenne algerino di cui si ignora ancora il ruolo. Era accanto ad Alì ma non ha partecipato all’attacco, forse un conoscente o un fiancheggiatore. La procura antiterrorismo indaga, l’inchiesta è per tentato omicidio a scopo terroristico. Il primo ministro Jean Castex interrompe una visita in banlieue e si precipita prima alla cellula di crisi, poi davanti alla ex redazione di Charlie Hebdo. “La Francia – dice – continuerà a lottare con ogni mezzo contro il terrorismo” e “saremo instancabili nella difesa della libertà di stampa”. Nei locali dell’antiterrorismo, Alì riconosce i fatti e il procuratore annuncia che “l’autore dell’attentato è stato arrestato”.
In serata, il ministro dell’Interno, Gerald Darmanin ha commentato l’attentato dicendo: «Si tratta, chiaramente, di un atto di terrorismo islamista. E’ un nuovo sanguinoso attacco contro il nostro paese, contro dei giornalisti». Intanto, secondo quanto si apprende da fonti degli inquirenti, altre 5 persone sono state fermate e vengono interrogate questa sera insieme ai due fermati di oggi.
(La Stampa)