Conte: “Non possiamo tornare alla normalità, serve un nuovo umanesimo”
La crisi globale causata dal Covid-19 come il buio del Medioevo.
Le sfide che ci aspettano con il Recovery fund come l’umanesimo fiorentino che “ha consentito di affermare la centralità dell’uomo nella storia”.
Suona quasi come un manifesto programmatico l’intervento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Festival dell’economia civile di Firenze. All’epoca ci fu il passaggio “da una crisi epocale alla renovatio. Noi stiamo vivendo qualcosa di molto simile”, ha dichiarato il premier, chiarendo alla platea qual è la visione del mondo che intende porre alla base delle prossime scelte di politica economica del governo. Il concetto chiave è la sostenibilità: “Ritengo occorra una riforma costituzionale per valorizzare sempre più la tutela dell’ambiente. Con tutte le forze, senza distinzione tra maggioranza e opposizione, bisogna inserire anche un riferimento allo sviluppo sostenibile in Costituzione“. Poi Conte dedica una lunga parte del suo discorso alla necessità di correggere le storture del capitalismo, aggravate ulteriormente dall’impatto della pandemia, e al maggiore ruolo che lo Stato deve assumere nell’economia.
“Non possiamo tornare alla normalità“, ha spiegato il premier. Viviamo in “un tempo di rinnovamento” e bisogna cogliere tutte le opportunità date dai fondi europei. “Ne va della credibilità di questo governo e di tutto il sistema Paese”. L’obiettivo è quello di realizzare “una più autentica forma dei rapporti tra pubblico e privato che collochi nuovamente al centro il cittadino e la persona umana”. Proprio come accaduto durante l’umanesimo nel Quattrocento, che ha visto in Firenze il suo baricentro. Non è un caso che il presidente del Consiglio abbia scelto questa cornice per annunciare un evento internazionale previsto per il 2021. “Firenze si dimostra la città di elezione, la sede più idonea a ospitare per la sua sensibilità, un grande confronto internazionale: siamo d’accordo col sindaco Dario Nardella che all’inizio dell’anno prossimo ci ritroveremo a Firenze per discutere, approfondire e dare sostanza concreta al nuovo umanesimo”. Un discorso che appare teorico, ma è lo stesso Conte a chiarire: “Non stiamo parlando di uno slogan ma di un manifesto di idee e valori che vogliamo tradurre in prassi e azioni. Per contaminare il mondo intero come già in passato”.
Un elemento centrale sarà sicuramente la sostenibilità, concetto attorno al quale ruota la “Carta di Firenze per l’economia civile.
Il futuro dopo il coronavirus”, elaborata dagli esperti che hanno partecipato alla manifestazione e consegnata nei giorni scorsi anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ma il premier va anche oltre, sottolineando che bisogna “riscoprire una via italiana all’economia e riproporla alla nostra comunità e non solo”, ad esempio partendo dalle idee contenute nel codice di Camaldoli elaborato nel 1943 e fonte di ispirazione per i primi governi targati Dc. Contiene “riflessioni assai avanzate e molto importanti anche per la Costituente: in quel codice si valorizza la centralità dell’uomo nei rapporti economici e sociali, si riconosce un equilibrio funzionale tra proprietà pubblica e privata, sottolineando anche l’aspetto sociale anche nella proprietà privata e la responsabilità dell’impresa rispetto ai lavoratori e al tessuto sociale”. Secondo il premier, quindi, è fondamentale riscoprire la responsabilità sociale e civile di chi fa parte del tessuto economico. “Lo slogan di Friedman secondo cui ‘l’unica responsabilità delle imprese è incrementare i propri profitti’ – chiarisce – ha prodotto la distruzione del valore d’impresa“.
Nel mirino di Conte ci sono quindi il neoliberismo e il moderno capitalismo, che a suo dire si sono mostrati “inadeguati” negli ultimi decenni. “Servono nuove pratiche”, a partire dal “ruolo dell’impresa pubblica nel sistema economico” di cui parlò Sergio Paronetto. Un maggiore intervento dello Stato, insomma, a cui spetta anche “l’obbligo morale di estirpare la disoccupazione con adeguate politiche di spesa pubblica”, spiega il premier, citando Giorgio La Pira. A suo dire, è ormai indispensabile che “l’economia vada di pari passo con la giustizia sociale“. È questa la concezione che sarà centrale nell’elaborazione delle misure per il Recovery Fund. “Abbiamo una missione molto impegnativa su cui ne va della credibilità del governo e del sistema Paese rispetto ai giovani e ai cittadini europei che hanno fatto questo investimento di cui principale beneficiario è l’Italia”, ha concluso Conte. “Non possiamo fallire”.
(Il Fatto Quitidiano)