Comunità Papa Giovanni XXIII di don Benzi
Oggi in 800 piazze italiane l’iniziativa della Papa Giovanni che aiuta migliaia di famiglie in difficoltà. La pandemia ha allargato le ferite del tessuto sociale
Per quanto persone di buona volontà, ben pochi di noi hanno il coraggio e la possibilità di portarsi a casa un povero e farlo sedere a tavola. Ma oggi, da mattina a sera, avremo tutti occasione di “invitare” una persona affamata e offrirle il cosiddetto “pasto sospeso” nel più semplice dei modi: in 800 piazze e parrocchie di tutta Italia tornano i tremila volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII di don Benzi con i banchetti della campagna solidale “Un pasto al giorno”. Basta una piccola offerta per ricevere in regalo un set di coloratissime tovagliette all’americana realizzate da artisti, e restituire così una dose di dignità a chi, a causa della miseria, non ha letteralmente di che sfamarsi.
Vecchie povertà di cui la Comunità si occupa da oltre cinquant’anni, certo, ma in questo 2020 la pandemia ha gettato nello sconforto anche tante famiglie che solo un anno fa vivevano del proprio lavoro: le tovagliette sono belle, ma soprattutto «sono un oggetto utile e simbolico allo stesso tempo – spiegano i volontari – che rappresenta il posto preparato per qualcuno alla propria tavola». Portarsele a casa «sarà come invitare una persona in difficoltà semplicemente apparecchiando la vostra tavola: un gesto quotidiano che diventa solidarietà concreta, quella che può fare la differenza quando ce n’è più bisogno».
Non sono parole, sono fatti, come sempre nello stile dell’associazione fondata nel 1968 dal sacerdote riminese scomparso nel 2007 (di cui è in corso la causa di beatificazione).
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Le mense per i poveri che la Comunità ha aperto in Italia e in 43 Paesi del Mondo, per far fronte alla malnutrizione
Un’associazione che ogni anno garantisce oltre 7 milioni e mezzo di pasti per chi ha bisogno. Ma siccome non si vive di solo pane, garantisce anche quella mano tesa che da sola restituisce a volte la forza di vivere, la voglia di reagire, la dignità perduta, la consapevolezza di essere importanti per qualcuno. Nelle oltre 500 strutture di accoglienza e case famiglia della Papa Giovanni XXIII, infatti, da mezzo secolo trovano una famiglia tutti coloro che non ne hanno una propria, i disperati di solitudini e abbandoni, le vittime delle nuove schiavitù e della tratta umana, uomini e donne che si ribellano alle catene dell’alcol e della droga, bambini resi orfani dalla vita o dalle dure scelte degli adulti, disabili e malati, senzatetto e senza orizzonti. «Ma quest’anno la pandemia ha aggravato la situazione – continuano i volontari –, nel solo mese di giugno i cosiddetti nuovi poveri, secondo le rilevazioni Caritas, sono stati il 34% del totale di coloro che si sono rivolti alle strutture di sostegno. Persone che riuscivano a garantirsi il necessario e che ora devono fronteggiare problemi gravi legati alla perdita del lavoro, alle difficoltà nel pagamento di bollette, affitti e mutui, ma anche a disagi psicologici. C’è anche chi è stato costretto a rinviare cure». Coldiretti parla addirittura di un milione di nuovi poveri in Italia.
7,5 milioni
I pasti garantiti ogni anno dalla Papa Giovanni XXIII ai poveri che si rivolgono ai centri di tutta Italia
Mai come in questa crisi sanitaria, diventata anche economica, ci siamo dovuti rendere conto di come tutto ciò possa accadere a ciascuno di noi. E mai come oggi ritorna attuale la prima intuizione di don Oreste Benzi, quella «condivisione diretta» che chiedeva ai suoi: «Ci ha chiesto di rispondere alle grandi ingiustizie non solo fornendo il cibo o la sussistenza materiale, ma le nostre stesse vite – spiegano i responsabili dell’associazione – una scelta totalizzante basata sul condividere la nostra esistenza con le persone povere e scansate da tutti».
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I senza dimora accolti in Italia, dalle strutture della Papa Giovanni nelle diverse “Capanne di Betlemme”
Da qui la nascita di oltre 500 “case famiglia”, l’altra grande intuizione di don Benzi. Che fin dal 1980 lanciò anche l’iniziativa di “Un pasto al giorno” dopo il suo primo viaggio in Africa, quando si rese conto che per garantire l’alimentazione giornaliera a una persona malnutrita bastava davvero poco, oggi appena 15 euro al mese. «Forse per alcuni sono pochi – spiega il presidente Giovanni Ramonda – ma per un fratello in difficoltà possono essere vitali».
«L’altro guarirà non perché gli hai detto il suo errore, ma perché ha sentito il tuo amore e gli è venuta nostalgia di amare», diceva don Oreste. Chi pensava di non valere più nulla, di non avere scampo, si è salvato fidandosi delle sue parole. Tutto questo hanno cercato di esprimere gli artisti dell’Associazione Italiana autori di Immagini, che durante il lockdown hanno aderito alla campagna con le loro creazioni: tra 50 proposte, sono state selezionate le illustrazioni dei quattro artisti che meglio rappresentavano lo spirito della Papa Giovanni. tra questi Marcella Peluffo ha giocato sull’incontro tra le due forme di una mano tesa e una forchetta, mentre Pietro Canepa ha ricreato la circolarità del mondo con la sua umanità che, una volta posto il piatto al centro, sembrerà seduta al nostro tavolo (sul sito www.unpastoalgiorno.org le informazioni sulle 800 piazze e la possibilità di fare una donazione anche online e ricevere le tovagliette).
(Avvenire)