I due temi cruciali su cui giocheremo il nostro futuro sono l’innovazione e la sostenibilità. Le Banche centrali si stanno muovendo su quest’uiltimo aspetto, perché ci sono implicazioni sul piano finanziario dei rischi climatici e sull’ambiente”. Così il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenendo al Festival dell’Economia di Trento (“Ambiente e crescita”) in un incontro condotto dalla corrispondente di Repubblica, Tonia Mastrobuoni, e dedicato alla sostenibilità dell’economia e della finanza e al ruolo dei mercati e delle Banche centrali in questa partita.
“Non aspetto sorprese positive. Il Mes? Solo vantaggi, lo stigma si supera usando bene i fondi”
Un incontro durante il quale ha fatto il punto sulla ripresa italiana e sulla ripartenza dei contagi. “C’è una incertezza troppo alta per avere una stima” dell’impatto della seconda ondata Covid sulla crescita. “Gli scenari dipendono da due-tre fattori cruciali” a partire “da un lato il grado di fiducia di famiglie e imprese che si riflette nelle loro decisioni di spesa”. Visco ha rimarcato la crescita del risparmio prudenziale che significa meno spese per il clima d’incertezza. “Credo poco a sorprese positive” come “un vaccino immediatamente disponibile che riduce l’incertezza”, ha detto. “E’ vero – ha aggiunto – che da noi la situazione sembra grave ma più contenuta rispetto ad altri paesi” ma “i consumi sono frenati, c’è un risparmio che non è più forzato del periodo di chiusura ma è legato alla precauzione che tiene bassi i consumi”. C’è “uno stato di incertezza complessivo che ci accompagnerà per un certo periodo, ma nessun economista ha la sfera di cristallo. Non siamo in grado di prevedere il futuro”.
Parlando del piano di risposta alla crisi pandemica messo in campo dall’Europa, che va dal meccanismo Sure al Mes fino al Recovery fund, Visco ha detto: “E’ una decisione storica su questo piano. In questa fase i nostri capi di Stato e di governo hanno mostrato una determinazione straordinaria: c’è un evento specifico e sono fondi attribuiti a evento specifico come il Covid-19, ma la forza reagire è stata dimostrazione di unità e consapevolezza. Sono obbligazioni che resteranno nel tempo e c’è un mercato che si affermerà. E la decisione non è diversa da quella presa nel 2012 dalla sola Bce ma in un framework che comprendeva il ‘whatever it takes´ di Draghi”.
Entrando nel merito del ventaglio di strumenti che l’Italia può usare per ripartire, e del tanto dibattuto Meccanismo europeo di stabilità, Visco ha dettagliato che – a differenza dello strumento ‘normalè introdotto per situazioni di crisi delle finanze pubbliche – “la speciale linea di credito attivata in seguito alla pandemia, sebbene gestita dallo stesso organismo, ha finalità e struttura completamente diverse: è un programma di scopo per le spese sanitarie e non ci sono condizionalità come nei programmi tradizionali. In questo caso non c’è la Troika”. E ha rimarcato poi che “da un punto di vista economico” il Mes “ha solamente vantaggi: non si va sul mercato, è a lunga scadenza, a condizioni buone e la condizionalità è solamente spendere i soldi nel settore per il quale è stato disegnato questo fondo. C’è il problema dello stigma”, ovvero di mostrarsi ai mercati come bisognosi di supporto, “ma va affrontato in maniera ragionevole e trasparente. Ha quindi aggiunto: “Lo stigma è legato a un cattivo uso dei fondi o a una cattiva comunicazione”, ma per Visco il punto è superabile mostrando il corretto utilizzo dei fondi e comunicandolo ai mercati stessi. “Se lo si mostra si avranno maggiori facilità di raccolta sul mercato a condizioni migliori di quelle che ora, pur migliorate, non sono ancora vicine a Spagna e Portogallo”.
“Il debito” pubblico italiano è “sostenibile ai costi attuali, il livello di sostenibilità è ovvio. Il problema sono gli effetti distorsivi che nascono dal debito alto, su come fare gli investimenti pubblici da fare” ha detto ancora Visco concordando con il governatore della Bundesbank Jens Weidmann “quando dice che il debito bisogna tenerlo basso” per avere la possibilità di incrementarlo nei periodi difficili come l’attuale. Anche di pensioni si è parlato, in vista della risistemazione della materia previdenziale con la fine della sperimentazione di Quota 100 al dicembre 2021: “Si può estendere la vita lavorativa, io direi si deve, però possiamo discutere su come” farlo, ha detto Visco: “Davanti a noi non c’è una demografia favorevole. Nei prossimi 2-3 decenni, anche considerando il flusso di immigrati modesto ma presente nelle statistiche sull’andamento della popolazione, abbiamo una riduzione di vari milioni di persone in età lavorativa in questo paese. Quindi si può compensare aumentando la partecipazione al lavoro, per esempio quella femminile che è tra le più basse nella media Ue”, ha aggiunto il governatore.
Digitalizzazione e ricerca per la ripartenza
Alla domanda sull’utilizzo dei fondi Ue in chiave di digitalizzazione e sostenibilità, Visco ha indicato i nostri ritardi dai quali partire per indirizzare il Next Generation Eu: “Abbiamo un ritardo di connessione della banda larga: è chiaro che c’è uno sforzo diretto che va fatto in questa direzione per colmare” il gap con l’Europa. “Il digitale non è più il nostro futuro, ma il modo di affrontare le nostre attività economiche e la vita di tutti i giorni. Servono infrastrutture adeguate”. Oltre alle infrastrutture digitali, Visco è tornato a battere il tema “degli skills, le competenze digitali. Anche su questo siamo molto in basso a livello europeo e bisogna operare”. Contemporaneamente, ha aggiunto, “c’è un problema sostanziale: per riportare il Paese alla crescita – problema che avevamo già prima del Covid – serve innovazione; ma il secondo aspetto riguarda il livello di istruzione e conoscenze che abbiamo nel nostro Paese, e ora è ancor più importante”.
Come già rimarcato recentemente in un intervento a Trieste, Visco ha ricordato che “abbiamo un livello basso di scolarità” e “abbiamo una percentuale di giovani che non è in percorsi scolastici e non lavora”, i Neet. C’è poi “un problema che riguarda la ricerca, che è essenziale anche per l’ambiente. Su questo siamo indietro”, ha rimarcato, sia come persone impegnate nella ricerca che come spesa sul Pil. “Ripetiamo queste cose da anni, lo sappiamo da quando ero capo economista all’Ocse: siamo sempre alla metà degli altri”. Il governatore ha sottolineato come gli italiani impegnati in ricerca si affermino nel mondo e questo dovrebbe esser un motivo in più per investire: “E’ un investimento che rende”, ha detto.
Sostenibilità e ambiente sui mercati
Oltre che sul lato della supervisione da parte delle Banche centrali sugli intermediari, secondo Visco è importante notare “come i mercati possono mutare e dare un ruolo importante ai criteri Esg” che riguardano ambiente, impatto sociale e governance. “Ci sono metriche che possono essere utilizzate per caratterizzare i portafogli. Ci sono vari livelli di attendibilità: sono simili ai rating definiti dalle agenzie, ma si differenziano perché cercano di definire la qualità nella risposta ai rischi ambientali, sociali e di governance da parte delle aziende che emettono titoli”. Come Banca d’Italia, “abbiamo spostato i nostri investimenti in una direzione più vicina a soddisfare i criteri Esg, per un portafoglio di oltre 10 miliardi in azioni. Stiamo muovendo anche per la componente in Etf e poi nelle obbligazioni con i green bond e altro. Il problema che abbiamo trovato riguarda l’affidabilità di questi criteri: ci sono studi che le banche centrali stanno effettuando e anche i nostri economisti hanno prodotto lavori per migliorare le informazioni Esg che sono contenute negli indici sintetici che ci vengono forniti”.
Quanto infine al rafforzamento dell’euro, ha spiegato che “ci preoccupa, perché genera ulteriori pressioni al ribasso sui prezzi in una fase in cui l’inflazione è già bassa. Le implicazioni per la politica monetaria sono evidenti: se le pressioni negative sui prezzi metteranno a repentaglio l’obiettivo di stabilità dei prezzi dovremmo intervenire, mentre qualora emergessero effetti di segno opposto le misure già adottate potrebbero essere sufficienti. Sono rimasto colpito dalla reazione mediatica dopo la nostra riunione: l’obiettivo della Bce è molto chiaro, accomodare il più possibile l’economia monetaria a una situazione straordinaria”.
(La Repubblica)