Fogne al collasso. Bandi per la manutenzione delle caditoie finanziati con i fondi del Giubileo della Misericordia – sì, quello del 2015 – ancora bloccati.
E poi il servizio di spazzamento delle strade di Ama che continua a scontare carenze importanti. Se ci si chiede perché le ormai consuete bombe d’acqua alla capitolina (per la Protezione Civile la prossima potrebbe arrivare entro 24 ore) continuino a mandare in tilt la città, la risposta sta in una micidiale stratificazione di guai. Problemi strutturali e beghe amministrative.
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Roma, piove in città, piscine in strada: da via Petroselli alla Tiburtina a Ostiense, la città sott’acqua
Ma procediamo con ordine. Le fognature di Roma sono vecchie. Vecchissime. Tolte quelle inaugurate dai 5S, le più recenti sono state realizzate a cavallo tra gli anni ’50 e ’60. Nel frattempo la capitale si è espansa, rendendo inadeguato un sistema che deve sostenere il peso di 800 mila tra caditoie e tombini.
Un handicap a cui si sommano i ritardi nell’assegnazione delle gare giubilari. I 2,9 milioni di euro stanziati per le caditoie della grande viabilità e gli 1,8 destinati a quella municipale sono ancora fermi. Gli appalti sono stati banditi nel 2017 e poi, come richiesto dall’Anac, ripubblicati nel 2018. ” Manca poco. Dovrebbero essere assegnati entro 45 giorni ” , fanno sapere dall’assessorato ai Lavori pubblici. Perché tanto ritardo? Per due lotti su quattro sono saltate fuori anomalie nelle offerte. Stop obbligato e sotto con nuovi controlli.” Ma mezzi e risorse – assicurano dal Campidoglio – non mancano”. Il milione di euro messo in campo nel 2019 è stato affidato. E, dopo la pausa dettata dal lockdown, ora i lavori vanno avanti a pieno ritmo. Poi ci sono le squadre di pronto intervento del Simu, dedicate soprattutto ai sottopassi. Gli operai negli ultimi mesi hanno visto di tutto: nei pozzi hanno trovato lattine di Coca-Cola di 20 anni fa, tubature scollegate, caditoie semicoperte da colate di asfalto.
Poi c’è Ama. Le operazioni di spazzamento delle ultime ore, da piazza Vittorio alla Tiburtina, difficilmente riusciranno a colmare il gap accumulato. Gli indicatori di qualità del servizio parlano chiaro: la municipalizzata secondo il Comune avrebbe dovuto garantire la pulizia del 92% delle strade, ma nel 2018 e nel 2019 si è fermata al 62,8% e al 65,8%.
Numeri che non stupiscono Nicolò Rebecchini, presidente dell’Associazione dei costruttori edili di Roma: “La città è a rischio idrogeologico per carenze strutturali del sistema fognario. Una realtà che dovrebbe richiedere uno sforzo eccezionale in termini di efficienza amministrativa. Di certo non si può più rimanere stupiti davanti a certi rovesci”. La giunta Raggi che fa? Tra i progetti presentati per il Recovery fund ha infilato un miliardo e mezzo per strade, caditoie e fognature. Una somma da spendere in 7 anni per spedire nel dimenticatoio allagamenti e critiche (feroci) dei romani. Sempre che il governo Conte sia d’accordo.
(La Repubblica)