Il candidato dem: prima votino gli americani. Il presidente: ora possiamo cambiare Obamacare e legge sull’aborto
Parte l’offensiva democratica contro la nomina di Donald Trump alla Corte suprema della giudice Amy Coney Barrett tacciata di voler distruggere i diritti di milioni di americani, a partire dall’Obamacare. Una decisione che Joe Biden ha definito un vero e proprio «abuso di potere», invitando l’America a «porre fine al caos in cui Trump ha gettato il Paese». «Spero che il Senato faccia la cosa giusta e si schieri dalla parte della democrazia», l’appello del candidato democratico alla Casa Bianca. «Il Senato non dovrebbe votare fino a che non votano gli americani. Non dovrebbe agire fino a che gli americani non hanno scelto il loro prossimo presidente e il loro prossimo Congresso», ha ammonito l’ex vicepresidente, rinnovando così l’invito a rinviare tutto a dopo le elezioni del 3 novembre: «Se sarò eletto, la nomina fatta dal presidente Trump dovrebbe essere revocata».
Per “Sleepy Joe”, come lo ha definito Trump, l’obiettivo immediato è quello di cancellare definitivamente la riforma sanitaria varata nel 2010 da Barack Obama, un sogno a lungo coltivato dai repubblicani e che ora con la Corte sbilanciata a favore dei conservatori può diventare realtà. Trump in effetti non fa nulla per nascondere le sue mire, e il giorno dopo la nomina di Barrett indica quella che per lui deve essere la prima mossa della Corte: abolire proprio l’Obamacare. «La sostituiremo con qualcosa di migliore e di molto più economico. E sarà una grande vittoria per gli Usa!», ha twittato il presidente.
Per la candidata democratica alla vicepresidenza, Kamala Harris, «la scelta fatta da Trump è chiara»: «Vuole distruggere l’Affordable Care Act e rovesciare la Roe»,
ha affermato, riferendosi all’Obamacare e alla storica sentenza che nel 1973 ha legalizzato l’aborto negli Usa e che Trump ha detto di voler modificare. La nomina del falco Barrett, ha incalzato la senatrice Harris, «porterà la Corte ulteriormente a destra per una generazione», con il risultato di vedere cancellate molte delle conquiste degli ultimi decenni.
Al di là dei toni battaglieri c’è come un senso di rassegnazione e di impotenza tra le fila dei liberal: Trump, salvo clamorose sorprese, ha i numeri per far approvare subito la nomina della Barrett. Al netto di clamorose tattiche ostruzionistiche tuttavia, la strada per la conferma appare spianata, visto il probabile via libera di 53 dei 55 senatori repubblicani (su un totale di cento), così come appare tutta in discesa la strada per spostare a destra l’orientamento della Corte suprema. E con la possibilità di incidere per decenni sulla giurisprudenza data l’anagrafe dei togati. «I repubblicani sono molto uniti, compresi quelli che non votano in linea con il partito», dice Trump che, oltre ad aver blindato la consulta punta a ricompattare l’elettorato cattolico dopo le sfilacciature registrate in seguito alle tensioni razziali nel Paese.
Mentre tra l’ala più progressista dei Dem cresce il malumore per quello che da molti viene considerato un atteggiamento troppo timido da parte di Biden e dell’establishment del partito.
Anche se, alla vigila del primo duello tv tra i due candidati (martedì sera in Ohio), i sondaggi continuano a dare saldamente in testa il ticket Biden-Harris, avanti di ben dieci punti su Trump-Pence secondo l’ultima rilevazione di Washington Post/Abc. I punti di vantaggio sono sette per l’ultimo sondaggio di New York Times/Siena College. Esattamente quanto ne indica la media delle ultime rilevazioni. Intanto, in vista del dibattito tv, Trump scalda i motori, definendo Biden «un politico disonesto, pupazzo in mano alla sinistra radicale», chiedendo che venga sottoposto a un test antidoping prima o dopo il confronto. E i sondaggi, si sa dall’esperienza del 2016, possono essere smentiti. A favore di Trump.
(La Stampa)