In Georgia rivelati gli abusi in una struttura per la detenzione degli irregolari. Aperta un’indagine
«A qualunque donna visitasse, prescriveva un’isterectomia. Parola quest’ultima che spesso le immigrate, in gran maggioranza latinoamericane e, dunque, madrelingua spagnola, nemmeno capivano. Si tratta di un intervento invasivo: la rimozione dell’utero rende impossibile avere figli. Le ragazze non ne erano consapevoli. Con un traduttore di Google facevano firmare loro il consenso e le portavano in sala operatoria». A sganciare “la bomba”, è stata Dawn Wooten, infermiera per tre anni al centro di detenzione per irregolari di Irwin, a Ocilla, paesino fra le colline della Georgia. In una lettera, datata l’8 settembre e presentata il lunedì successivo, l’operatrice sanitaria ha denunciato al dipartimento per la Sicurezza nazionale le «gravi irregolarità mediche perpetrate nella struttura», alle quali avrebbe assistito. A cominciare dal ricorso «anomalo» a pratiche di sterilizzazione.
«Non è possibile che tutte avessero l’apparato riproduttivo tanto danneggiato da richiedere l’asportazione», ha affermato Wooten che non ha fornito una cifra degli interventi.
La donna ha parlato di«sterilizzazione di massa», con decine di operazioni, compiute da uno stesso ginecologo.
Secondo quest’ultima, il “bisturi facile” era l’apice di un sistema fatto di negligenza, incuria e vero e proprio abbandono. Il modus operandi avrebbe raggiunto l’apice con l’esplosione della pandemia che ha colpito almeno 31 irregolari. Wooten, però, afferma che i casi sono infinitamente di più, 50 solo a luglio. La sottostima – aggiunge – deriverebbe dall’esiguo numero di test e dall’ostinazione dei vertici del centro a ignorare i contagi, esponendo le altre detenute e il personale medico al rischio. Proprio le ripetute rimostranze, avrebbero portato al ridimensionamento dell’infermiera, fino al licenziamento, ad agosto. Inizialmente derubricato a “vendetta di un’ex dipendente”, giorno dopo giorno, il durissimo je accuse rischia di trasformarsi in un terremoto per il sistema di immigrazione e controllo delle frontiere Usa (Ice). Sostenuta e sottoscritta dalle organizzazioni civili Government accountability project, Project south, Georgia detention watch, Alianza latina de Georgia por los derechos humanos e Red de apoyo a los inmigrantes del sur de Georgia, la denuncia ha provocato un “effetto-domino”.
Varie immigrate – una ventina in tutto – hanno voluto rafforzare le affermazioni dell’ex infermiera con la propria testimonianza. Come la cubana, Mileidy Cardentey Fernández o la camerunense Pauline Binam, sottoposte – sostengono – a interventi di sterilizzazione senza il proprio consenso. Altre hanno chiesto di restare anonime nel timore di pregiudicare la propria richiesta di regolarizzazione, specie dopo che Binam è stata oggetto di un provvedimento di espulsione, per ora congelato.
Un’ex detenuta ha raccontato a Project south che cinque compagne di reclusione sarebbero state sterilizzate tra ottobre e dicembre 2019.
L’Ice, da parte sua, ha espresso scetticismo per una serie di «accuse anonime, non comprovate, realizzate senza alcun dettaglio per verificare i fatti». Secondo la responsabile della sezione salute dell’agenzia, Ada Rivera, dal 2018, solo a due donne di Irwin sarebbe stata prescritta e approvata un’isterectomia. Le autorità, tuttavia, si sono impegnate a indagare sulla vicenda per fare chiarezza. Una secca smentita è arrivata da LaSalle corrections, la società privata che gestisce il centro di Irwin, insieme ad altri 17 nel Sud degli Stati Uniti, per un totale di 13mila reclusi. Quest’ultima ha ribadito il pieno rispetto delle procedure sanitarie e delle dignità dei migranti.
La difesa non ha convinto i rappresentanti democratici al Congresso, in primis la Speaker della Camera, Nancy Pelosi, che chiedono a gran voce un’indagine accurata e continui aggiornamenti. Ieri, intanto, una delegazione di 12 parlamentari si è recata nel centro per un’ispezione. Nel frattempo, l’Ice ha annunciato che il medico sotto accusa – Mahendra Amin – non curerà più le recluse di Irwin.
La vicenda ha molto colpito gli statunitensi, risvegliando l’incubo delle sterilizzazioni forzate realizzate sulle afroamericane negli anni Sessanta e Settanta. Ma ha avuto anche impatto nei Paesi vicini. Il presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador, ha menzionato il caso nella sue conferenze stampa mattutine. E il suo governo sta conducendo una raccolta di testimonianze sulle ex detenute messicane del centro di Irwin.
(Avvenire)