Sul Recovery Fund non si può fallire». Conte: uniti per sfida ripartenza
«Il coraggio del futuro», è lo slogan dell’assemblea, scelto da Bonomi, che ieri è stato ricevuto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, insieme al direttore generale, Francesca Mariotti
«Serve un nuovo grande patto per l’Italia». Lo ha detto il leader degli industriali, Carlo Bonomi, parlando all’assemblea di Confindustria. Dopo «25 anni di stasi» bisogna puntare su una «nuova produttività». «È su questo concetto ampio di produttività – ha detto – che si devono concentrare le azioni e le politiche dei prossimi anni, con l’obiettivo di massimizzare il ruolo di motore dello sviluppo del sistema delle imprese e del lavoro, e dare nuova centralità alla manifatture».
Con in platea anche il premier, Giuseppe Conte, Bonomi ha sottolineato: «Questo è il patto che chiediamo al Governo di scrivere», con Confindustria e con tutte le parti sociali; un patto che richiede «una visione alta e lungimirante». Una visione contenuta in un volume di 385 pagine, “Il coraggio del futuro – Italia 2030-2050”, dove sono declinate in dettaglio tutte le proposte e le misure proposte da Confindustria al Governo per il rilancio dell’economia.
La proposta di Patto per l’Italia di Bonomi è stata subito accolta dal governo. Il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, durante l’assemblea di Confindustria, ha assicurato: «Non possiamo far prevalere il senso della contrapposizione. La nostra strategia deve essere l’unità nazionale e se vogliamo tutti bene all’Italia è ora di lavorare insieme».
E ha sintetizzato così l’impegno del governo per le imprese, strappando un applauso dalla platea: «Abbiamo bisogno di un paese dove sia semplice fare impresa. Stabilizzeremo e intensificheremo gli incentivi di Industria 4.0».
Mentre nel suo intervento anche il premier Giuseppe Conte ha ribadito che «con lo stesso spirito di unità con cui abbiamo affrontato la sfida della pandemia, dobbiamo ora contribuire tutti insieme a vincere la sfida della ripartenza». Per il premier «senza un nuovo patto pubblico privato basato sulla fiducia ogni sforzo risulterà vano». Serve «un patto che possa dare vita a un sistema di collaborazione, di coinvestimento tra Stato e imprese italiane». E ancora: «Abbiamo una grandissima sfida, non abbiamo alternative, dobbiamo vincerla e lo possiamo fare solo tutti insieme».
Un’apertura, quella di Patuanelli e Conte, registrata subito da Bonomi, che ha parlato di «una apertura molto forte che non avevamo registrato fino ad oggi».
Bonomi a Conte: sul Recovery Fund non si può fallire
Rivolgendosi al premier Giuseppe Conte, Bonomi ha chiarito la sfida decisiva rappresentata dal Recovery Fund: «Presidente, lei ha detto: “se sbaglio sull’utilizzo del Recovery Fund, mandatemi a casa”. No, signor presidente – ha chiosato il leader degli industriali – Se si fallisce, nei pochi mesi che ormai ci separano dalla definizione delle misure da presentare in Europa, non va a casa solo lei. Andiamo a casa tutti. Il danno per il Paese sarebbe immenso».
E ha avvertito: «Non ce lo possiamo permettere. È tempo di una azione comune, oppure non sarà un’azione efficace». «Servono scelte per l’Italia del futuro. Scelte anche controvento. Serve il coraggio del futuro», ha ribadito.
«Operazione verità su conti pubblici, rinuncia al Mes “danno certo”»
«Aderire allo spirito Ue obbliga ad un’operazione verità sui conti pubblici». È un altro dei passaggi del discorso del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, all’Assemblea 2020, sempre in tema di Recovery Fund. «Nell’entusiasmo per i 208 miliardi dall’Europa, e che si aggiungono al Sure e alle nuove linee di credito Bei, tende a svanire l’attenzione sul danno certo per il Paese se il Governo rinuncia al Mes sanitario privo di condizionalità» ha sottolineato Bonomi.
Che ha aggiunto: «Non si scorge ancora una prospettiva solida di interventi che diano sostenibilità al maxi debito pubblico italiano, il giorno in cui la Bce dovesse terminare i suoi interventi straordinari sui mercati grazie ai quali oggi molti si illudono che il debito non sia più un problema. Come ci ha ricordato Mario Draghi, nella crisi la differenza non è tra più o meno debito, ma tra quello buono e non buono. L’unico debito buono è quello a fini produttivi».
«L’Italia non diventi il ‘Sussidistan’»
«Aderire allo spirito Ue significa inoltre una visione diversa dai sussidi per sostenere i settori in difficoltà» ha avvertito il presidente di Confindustria. Nel lockdown il Governo ha assunto misure di sostegno alla liquidità delle imprese e di rifinanziamento al fondo Pmi. Ma – ha aggiunto il leader degli industriali – i sussidi non sono per sempre, né vogliamo diventare un Sussidistan».
«Riformare ammortizzatori e smontare parte Rdc»
Per Bonomi serve anche «una profonda» riforma degli ammortizzatori sociali, tema sul quale «abbiamo inviato a metà luglio a governo e sindacati una proposta dettagliata, cui finora non abbiamo visto seguito». Quali gli assi di questa proposta? «Essa si ispira al varo di vere politiche attive del lavoro, smontando la parte di Reddito di cittadinanza non destinata al contrasto alla povertà ma destinata in teoria alle politiche del lavoro che però, di fatto, per constatazione ormai unanime non funziona».
Bonomi a sindacati: mai pensato al blocco dei contratti
Sul tema contratti, Confindustria «sta subendo una serie di accuse sindacali, e non solo, sulla nostra presunta contrarietà» al rinnovo dei contratti, ma «nessuno di noi ha mai pensato né parlato di blocco, il problema sono le regole da rispettare» ha puntualizzato Bonomi, augurandosi che «il fraintendimento si superi presto, con dialogo, rispetto e ragionevolezza. Confindustria vuole contratti che siano compresi nello stesso spirito della svolta che vogliamo costruire insieme, nel Patto per l’Italia». Quelle regole, ha sottolineato Bonomi, «fissano principi chiari sulla rappresentanza, per combattere la diffusione dei contratti pirata. E su come si calcolano le retribuzioni».
«No a salario minimo, si viola autonomia parti sociali»
Dal presidente di Confindustria è venuto quindi un no all’ipotesi di salario minimo. «Il trattamento economico minimo lo si stabilisce bilateralmente nei contratti e non imponendo un salario minimo per legge enormemente superiore alla media retributiva come vorrebbero alcuni parti politiche, violando l’autonomia delle parti sociali» ha detto Bonomi, aggiungendo che serve «dare spazio alla retribuzione di produttività, welfare aziendale, formazione e assegno di ricollocazione».
«Dipendenti come autonomi, paghino da soli l’Irpef»
Sul fronte fiscale Bonomi si è infine chiesto: «Perchè passare alla tassazione diretta mensile solo per i 5 milioni di autonomi?». E ha lanciato questa proposta: «Facciamo lo stesso per tutti i lavoratori dipendenti, sollevando le imprese dall’onere ingrato di continuare a svolgere la funzione di sostituti d’imposta addetti alla raccolta del gettito erariale e di essere esposti alle connesse responsabilità». Per il presidente di Confindustria «sarebbe una bella prova che lo Stato metta tutti sullo stesso piano senza più alimentare pregiudizi divisivi a seconda della diversa percezione del reddito»
Conte: una struttura normativa ad hoc per il Recovery plan
Nel suo intervento all’assemblea di Confindustria il presidente del Consiglio ha delineato la strategia del governo, a partire dalle modalità di utilizzo dei fondi Ue. Il premier ha assicurato che il governo si doterà «per il nostro piano di ripresa e resilienza di uno strumento normativo ad hoc, non c’è altra strada. Una struttura dedicata con norme specifiche e soggetti attuatori dedicati che ci garantisca trasparenza e tempi di attuazione certi». Ci sarà inoltre una piattaforma digitale «per controllare lo stato di avanzamento delle opere».
«Riforme per Pa semplice e norme favorevoli imprese»
«La parola riforme è stata collegata» in passato «a politiche di austerità. Queste misure hanno avuto un costo sociale enorme. Le riforme di cui abbiamo bisogno oggi sono quelle che ci possono permettere di porre da un lato la Pa in condizione di spendere miliardi di euro in investimenti materiali e immateriali, e dall’altro di rendere l’ambiente normativo più favorevole alle imprese e agli investimenti privati. Si tratta di semplificare gli appalti pubblici, di riformare la giustizia civile e tributaria e di rendere più attrattivo il contesto normativo» ha aggiunto il presidente del Consiglio.
Patuanelli: serve paese dove sia semplice fare impresa
«Abbiamo bisogno di un paese dove sia semplice fare impresa». Così il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli durante l’assemblea di Confindustria ha sintetizzato invece l’impegno del governo per le imprese, strappando un applauso dalla platea. «Penso che lo Stato – ha detto – debba accompagnare le imprese verso il nuovo mondo Non sedersi nei cda delle aziende, ma stare al fianco delle imprese e le sostenga». Patuanelli ha parlato di centralità dell’impresa, della crescita e della sostenibilità. «Senza la sostenibilità economica e sociale non c’è sostenibilità ambientale: questo concetto sarà la nostra guida».
«Stabilizzeremo e intensificheremo Industry 4.0»
La strategia del governo per le imprese «inizia dalla stabilizzazione pluriennale e dal potenziamento di misure che consideriamo strategiche, a partire dagli incentivi 4.0 incrementandone l’intensità, soprattutto sulle tecnologie di frontiera e favorendo sempre più l’estensione della platea dei beneficiari» ha assicurato Patuanelli in uno dei passaggi più applaudito del suo intervento all’Assemblea di Confindustria. Il ministro ha anche annunciato «un piano straordinario sulla formazione 4.0 e la diffusione delle competenze digitali all’interno dell’impresa, a partire da voi, dagli stessi imprenditori»
«Investiremo non meno di 3 miliardi su idrogeno»
Il ministro, parlando dell’idrogeno come “molecola del futuro” ha poi affermato che il governo, tra Recovery fund e legge di Bilancio, «investirà non meno di 3 miliardi» sull’idrogeno. E che «l’Italia può diventare il primo hub europeo per la fornitura di nuova energia».
(Il Sole24Ore)