“Potenziamo la Sanità”
“Non possiamo aspettare le elucubrazioni di Alessandro Di Battista, né il governo può cincischiare ancora: entro l’anno contiamo di avere i soldi del Mes”.
Matteo Ricci, il sindaco di Pesaro e presidente di Ali (l’associazione delle Autonomie locali) apre il “Festival delle città” e mette sul tavolo le necessità a cui i sindaci sono chiamati a dare risposta. La sanità, prima di tutto.
Per questo i 37 miliardi che vengono dal Meccanismo europeo di stabilità, che l’Europa è disposta a destinare senza condizioni se spesi per la salute, e su cui i 5Stelle non vogliono sentire finora ragione facendo melina, vanno presi subito.
Dalle città parte un appello per il Mes, che è stato già firmato da un centinaio di primi cittadini, da Antonio Decaro a Giorgio Gori, Mattia Palazzi. Ricci ne è il promotore.
C’è scritto: “I cittadini sono attenti e preoccupati e tengono che il sistema sanitario pubblico sia potenziato e qualificato”.
Il manifesto dei sindaci pro Mes entra nel merito ed elenca: l’impiego del Mes consentirà di alzare il livello della prevenzione e della risposta alle emergenze; ridurre i divari della capacità di copertura e di qualità delle prestazioni che oggi vedono penalizzato il Mezzogiorno e le persone più povere; digitalizzazione per rendere più efficiente il servizio sanitario; potenziare la rete dei presidi sanitari e socio sanitari territoriali.
Ricci ci scommette: “All’appello sul Mes aderiranno così tanti sindaci, anche di centrodestra, civici, dei 5 Stelle che spingerà in questa direzione. Chi è contatto con la situazione socio sanitaria sul territorio sa che l’Italia non può rinunciare a questa risorse così convenienti”. Ma le richieste delle città si muovono e tengono conto delle dinamiche europee.
Sul Recovery Fund ad esempio, i Comuni chiedono di poterne gestire direttamente una parte consistente. “Almeno venti miliardi”, ha detto il presidente dell’Anci, Decaro e rilancia Ricci.
David Sassoli, il presidente dell’europarlamento, video collegato da Bruxelles apre i lavori del Festival delle città.
A lui è rivolta la domanda se i veti incrociati, in particolare dei cosiddetti paesi “frugali”, possono mandare all’aria i 750 miliardi di euro stanziati per i paesi Ue, 209 dei quali spetterebbero all’Italia. Sassoli si dichiara ottimista: “Siamo dentro una rinegoziazione. Sappiamo tutti che dobbiamo fare alla svelta ma dobbiamo fare anche bene. Abbiamo due questioni che si incrociano: i 750 miliardi in quattro anni del Recovery Fund e il Bilancio dell’Unione nei prossimi sette”. Insomma ci sono proposte e la politica deve trovare la soluzione.
Ma non ha forse voglia Sassoli di tornare per fare il sindaco di Roma? In definitiva la festa delle città questa volta non è aperta da un sindaco , ma forse da un futuro sindaco? Il pressing del Pd è forte. La risposta è no. “Farò il mio dovere da presidente del Parlamento europeo fino all’ultimo giorno. L’Europa non è un autobus. Sarebbe un cattivo segnale e un bruttissimo messaggio che l’Italia trasmette all’Europa”.
Molta la carne al fuoco di un Festival che dura fino al 1° ottobre, che ha scelto come titolo “Rinasce l’Italia” e lo coniuga nei diversi dibattitti, dalla bellezza (con il ministro Dario Franceschini e il sindaco di Bergamo, Gori) all’innovazione (con la ministra Fabiana Dadone). Domani si torna a parlare di Europa e di lavoro con il ministro Enzo Amendola e il vice segretario all’Economia, Antonio Misiani.
Non mancano le stoccate politiche. Ricci a Renzi e Calenda: “Tornino nel Pd o si uniscano tra loro e con Bonino”. Anche a quelli che volevano il congresso del Pd, tra cui Gori, e chi voleva la testa di Zingaretti: “Troppa gente era lì che aspettava che le cose andassero male alle Regiobnali per fare le scarpe a Zingaretti… basta non se ne può più, la dobbiamo smettere di bruciare il leader di turno”…
Gori non raccoglie: “Adesso parliamo di Mes e di Recovery Plan, queste ora sono le urgenze”.
(La Repubblica)