26 Dicembre, 2024
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Tagli alla ricerca per 39 miliardi, la rivolta degli scienziati europei

L’appello di Adi ed Eurodoc: “Definanziare sotto la pandemia è miope e pericoloso, Cina e Stati Uniti continuano a investire”

 

L’Unione europea, che per gli interventi anti-crisi porterà agli stati continentali 750 miliardi di euro solo con il Recovery Fund (208,8 miliardi all’Italia, di cui 81,4 a fondo perduto e 127,4 di prestiti), ha tagliato i fondi alla ricerca europea.

In generale, il Consiglio europeo, che rappresenta i capi di Stato dell’Unione, ha portato a 75,9 miliardi i finanziamenti sul programma più importante, Horizon, nato per finanziare la ricerca sul lungo periodo. In un primo tempo il Parlamento europeo aveva chiesto di fissare l’asticella a quota 120 miliardi (e la richiesta del mondo scientifico era di 160 miliardi).

Già Lettera 150, gruppo che racchiude 250 professori universitari italiani, a luglio aveva “rivelato che la Commissione aveva tagliato 13,5 miiliardi al settore prendendo come riferimento il settennato precedente. https://europa.today.it/euro-fake-fact/recovery-fund-soldi-tempi.htOra l’Associazione dottorandi e dottori di ricerca insieme alla Confederazione europea di ricercatori Eurodoc ha approfondito e allargato il tema, annunciando una moblitazione della scienza europea contro questa decisione. I tagli al prossimo Horizon Europe Research & Innovation 2021-2027 sono, rispetto alla proposta iniziale, pari a 44,1 miliardi. A fronte di questo pesante intervento, ci sono solo 5 miliardi dedicati al settore esplicitamente dal Recovery Fund. Il saldo negativo tra richiesta e risultato, fin qui, è pari a 39,1 miliardi di euro.

“Così si blocca la carriera dei ricercatori”

Lunedì scorso, nel corso di una conferenza promossa da Initiative for Science in Europe (Ise), il presidente di ErcJean-Pierre Bourguignon, e le maggiori associazioni rappresentative dei ricercatori a livello europeo – Eurodoc, appunto, Young Academy of Europe e Marie Curie Alumni Association – hanno espresso gravi preoccupazioni per la riduzione del budget destinato ai programmi Marie Skodowska-Curie Actions ed European Research Council. “I due programmi non finanziano solo progetti di ricerca, ma costituiscono veri e propri investimenti per promuovere la carriera dei ricercatori europei. E finiscono con lo stabilire gli standard di finanziamento del comparto ricerca anche a livello nazionale”, avverte Giulia Malaguarnera, presidente di Eurodoc.

Il segretario nazionale dell’Adi, Matteo Piolatto, ora aggiunge: “Ridimensionare le risorse destinate alla ricerca proprio durante una pandemia è miope e pericoloso. Non solo perché molti dottorandi e ricercatori sono già stati abbandonati a loro stessi dai propri atenei, spesso impreparati a gestire eventuali proroghe e spazi comuni, ma anche perché senza ricerca rischiamo di condannare l’intera Europa all’irrilevanza nel campo scientifico e tecnologico”.

L’appello italiano

Adi ed Eurodoc chiedono alle forze politiche e alle istituzioni italiane di far sentire la propria voce in sede europea per contrastare “questo folle taglio sul futuro delle nazioni europee, gli ottanta miliardi di investimento fino al 2027 sono gli stessi del settennato precedente. Al contrario, Cina E Stati Uniti continuano a incrementare le risorse per la ricerca. Spostare risorse da Horizon al Recovery significa restringere su un piano nazionale gli orizzonti d ricerca”.

I governi europei, alla fine di una dura battaglia per l’assegnazione dei fondi straordinari, ritengono che i tagli alla ricerca europea saranno recuperati con politiche nazionali sostitutive. Tutto questo, va ricordato, avviene in un contesto in cui l’Europa spende in ricerca solo il 2,2 per cento del Pil contro il 2,8 per cento degli Usa, il 3,2 per cento del Giappone, il 4,3 per cento della Corea.

(La Repubblica)

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