In settembre oltre 32 mila focolai accesi, il 61% in più rispetto a settembre 2019, e un aumento medio degli incendi del 13% nei primi 9 mesi del 2020.
Rispetto al settembre 2019, in Amazzonia gli incendi sono aumentati un anno dopo del 61%, facendo segnare alla foresta pluviale il peggior record degli ultimi 10 anni, in un contesto ulteriormente aggravato dalla siccità persistente.
Il dato allarmante è stato ricavato dalle immagini satellitari dell’agenzia spaziale brasiliana Inpe che il mese scorso ha rilevato oltre 32 mila focolai accesi, il 61% in più rispetto a settembre 2019, e un aumento medio degli incendi del 13% nei primi 9 mesi del 2020.
Gli ultimi dati diffusi dall’Inpe mostrano che nel 2019 gli incendi scoppiati ad agosto sono nettamente diminuiti a settembre, mentre quest’anno il picco è durato due mesi, superando ogni record mai registrato nell’ultimo decennio.
“Abbiamo già avuto due mesi con molto fuoco. È già peggio rispetto all’anno scorso. Potrebbe peggiorare se il caldo eccessivo dovesse continuare. Siamo in balia delle piogge” ha detto Ane Alencar, direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca ambientale dell’Amazzonia brasiliana (Ipam).
Un dramma che non riguarda solo il Brasile
La drammatica situazione dell’Amazzonia non riguarda solo il Brasile: secondo uno strumento di monitoraggio degli incendi finanziato in parte dall’agenzia spaziale statunitense, la Nasa, la foresta pluviale copre ben 9 Paesi e vi si contano attualmente 28.892 incendi attivi.
Un’analisi della Amazon Conservation, associazione senza scopo di lucro con sede negli Stati Uniti, ha evidenziato che circa il 62% dei principali incendi dell’Amazzonia si sono verificati a settembre, rispetto a solo il 15% ad agosto.
Gli incendi di settembre non solo stanno bruciando aree e terreni agricoli recentemente deforestati, incendiati dagli allevatori per ripulire il terreno, ma stanno anche bruciando sempre più foreste vergini, una tendenza preoccupante a riprova che la foresta pluviale sta diventando più secca e più incline al fuoco.
L’Amazzonia sta vivendo una stagione secca più severa rispetto al 2019, attribuita parzialmente dagli scienziati al riscaldamento nell’Oceano Atlantico settentrionale tropicale che allontana l’umidità dal Sudamerica.
Tra le aree più colpite dal riscaldamento e dagli incendi c’è anche il Pantanal brasiliano, la più vasta zona umida del pianeta, che nel 2020 è andata in fumo come non mai.
L’Università federale di Rio de Janeiro ha confermato che è stato distrutto dalle fiamme il 23% delle terre umide, proprio quelle che ospitano la più importante popolazione di giaguari al mondo. “L’intero Brasile sta bruciando” ha denunciato Cristiane Mazzetti, attivista di Greenpeace.
(Agi)