Coronavirus in Italia, il bollettino del 6 ottobre: i nuovi contagi risalgono a 2.677 (con 30mila tamponi in più), 28 i morti
Risalgono i tamponi e con loro anche i contagi, oggi 2.667 in Italia contro i 2.257 di ieri, quando i tamponi erano però appena 60mila mentre oggi lambiscono quota 100mila. Iniziano ad essere tanti i decessi, 28 contro in 16 di ieri. Sono 138 invece i ricoverati in più nei reparti di medicina interna e 4 quelli in terapia intensiva.
Scendono ancora i contagi in Veneto, dove oggi se ne contano 189 contro 230 di ieri.
Ancora in salita i casi nel Lazio, che da 248 passano a 275 dei quali 125 a Roma. In risalita i numeri anche in Lombardia, dove ieri si contavano 251 nuovi positivi, oggi 350.
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Risalgono da 185 a 209 i nuovi casi di coronavirus in Toscana, dove non si contano però decessi. Balzano da 19 a 62 anche i nuovi casi in Umbria, dove inizia a preoccupare anche la crescita dei ricoveri. L’osservata speciale Campania oggi frema la sua crescita dei contagi, che da 431 calano a 395. Pur con qualche terapia intensiva in difficoltà, come quelle del Cotugno e dell’Ospedale del mare, la rete ospedaliera campana, almeno per ora, tiene all’urto del Covid. Ad oggi sono ancora disponibili 92 posti di terapia intensiva mentre quelli occupati sono 47. È quanto si apprende da una nota dell’unità di crisi della Regione Campania sull’emergenza. I posti letto di degenza disponibili sono 555 mentre quelli di degenza occupati sono 460.
Nonostante la curva dei contagi sia da nove settimane in salita anche da noi l’Italia, informa il Centro europeo per il controllo delle malattie Ecdc ha 45 solo infetti ogni 100.000 abitanti su due settimane; la Spagna 319, la Francia 246, l’Olanda 243, il Belgio 220, la Gran Bretagna 163. Numeri rimarcati dal ministro della Salute, Roberto Speranza, illustrando alla Camera il nuovo dpcm.
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Nel frattempo rischia di uscire dalla già sguarnita cassetta degli attrezzi anti- Covid il Remdesivir, l’antivirale progettato per Ebola ma rivelatosi utile invece almeno a tamponare la replicazione del coronavirus nell’organismo. Il Comitato di sicurezza dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha iniziato infatti una sua revisione per valutare le segnalazioni di lesioni renali acute avvenute in alcuni malati di Covid-19 trattati con il Remdesivir, arrivate alla rete europea EudraVigilance, che raccoglie le reazioni sospette.
Che il Covid non attaccasse solo i polmoni lo si sapeva già ma ora si apprende che ben 4 ricoverati su 5 vanno incontro a problemi neurologici, dalla cefalea alle vertigini, fino anche all’encefalopatia, una alterazione della funzione cerebrale. Lo rivela uno studio pubblicato sugli Annals of Clinical and Translational Neurology e condotto dai clinici della Northwestern Medicine su 509 pazienti ospedalizzati per Covid nell’area di Chicago. Lo studio mostra anche che i disturbi neurologici possono perdurare a lungo anche una volta risolta l’infezione da SARS-CoV-2. Gli esperti hanno rilevato cefalea per il 37,7% dei pazienti ed encefalopatia per quasi un paziente su tre.
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Buone nuove per le mamme in attesa con l’angoscia del virus. Solo il 3% dei nati da madre positiva al coronavirus hanno infatti contratto il Covid. Ma l’infezione in gravidanza raddoppia il rischio di nascite pretermine, tanto che durante la pandemia in Italia circa 2 bimbi su 10 nati da mamme con il Sars-Cov-2 erano prematuri. Questi i dati che emergono dal Registro Nazionale della Società Italiana di Neonatologia (Sin), che verranno presentati al 26/mo congresso della società scientifica, in programma dal 7 al 10 ottobre.
«Appena iniziata la pandemia – spiega Fabio Mosca, presidente della Sin – abbiamo attivato un registro con i dati delle donne affette da Covid che partorivano. Fino a oggi solo 6 bambini su 215 nati da madri positive hanno avuto la trasmissione del virus, pari al 2,8%. Quindi il 97% dei neonati ha avuto solo i benefici del contatto con la madre. Inoltre, l’allattamento al seno, nella maggioranza dei casi è proseguito nei mesi successivi. Dei 6 neonati, uno è nato già positivo e tutti hanno avuto un decorso asintomatico o paucisintomatico: nessuno è stato ricoverato in terapia intensiva». All’inizio della pandemia, la Sin ha scritto delle linee guida per sensibilizzare a proseguire, secondo precise regole di sicurezza, l’allattamento al seno. «Una scelta in contrasto rispetto a quanto accadeva in Cina, ma il tempo ci ha dato ragione. I dati – prosegue – confermano che l’infezione è nei neonati poco frequente e benigna: quindi, se la donna ha pochi sintomi, è preferibile non separarla dal figlio, per la salute fisica e psicologica di entrambi».
Il registro mostra però anche un aspetto preoccupante, ovvero che le mamme positive al Covid hanno avuto un tasso di nascite pretermine del 19,7%, pari al doppio di quello normale che è circa il 9%. Questo, conclude Mosca, «è legato agli effetti diretti e indiretti del virus nell’indurre il parto. Nel 24% dei casi è stato effettuato un cesareo di elezione mentre nel 15% un cesareo d’urgenza. È importante, su questo, mantenere alta l’attenzione».
(La Stampa)