17 Luglio, 2024
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Diciassettenne ucciso a Napoli, un video di 42 secondi riprende la scena.

Il gip: “Dopo l’alt gridò: spara alla guardia”

È successo tutto in quarantadue secondi. Tra le 4.25 e le 4.26 , prima dell’alba di domenica scorsa. Dal video appena diffuso dalla Procura di Napoli, adesso sulla vicenda di Luigi Caiafa, il diciassettenne ucciso da un ‘falco’ della polizia mentre il ragazzo partecipava a una rapina con il complice diciottenne Ciro De Tommaso, qualche ombra si dirada definitivamente e qualche domanda è affidata al lavoro degli inquirenti. Intanto, è stato convalidato l’arresto ed emessa ordinanza di custodia in carcere per il maggiorenne De Tommaso.
Secondo la ricostruzione riportata dal giudice nell’ordinanza, quando uno degli agenti in borghese intimò l’alt con la paletta d’ordinanza, qualificandosi come poliziotto, il conducente del motorino in sella al quale viaggiavano i due rapinatori urlò “spara alla guardia, sparalo, sparalo” al complice. A quel punto, l’agente sparò, “facendo rovinare al suolo il motoveicolo”. Caiafa morì praticamente sul colpo, mentre De Tommaso fu bloccato.

Durante l’udienza di convalida dell’arresto, il diciottenne ha reso dichiarazioni spontanee dinanzi alla gip, e ai due pm. E sceglie, assistito dall’avvocato Nello Sgambato, questa linea difensiva: “Ho fatto la rapina, ma non ho puntato la pistola contro gli agenti. E non ho sentito che intimavano l’alt. Non ho visto la paletta della polizia”. Ma nell’ordinanza appena emessa dalla giudice per le indagini preliminari Gabriella Bonavolontà non vi è invece alcun dubbio sulla correttezza dell’operato della polizia. “Gli agenti sopraggiunti a bordo di una Fiat Cinquecento scendevano dalla stessa – è scritto nell’ordinanza – uno di loro intimava l’alt, seguito da un altro: mentre i rapinatori continuavano a indirizzare la pistola nei confronti della polizia e si allontanavano. La ricostruzione fin qui operata è pacifica ed è visibile chiaramente anche dalla visione del video allegato”.

Quarantadue secondi, una scena parziale che non inquadra l’uccisione , una sequenza che si scorre grazie a una telecamera di videosorveglianza di un centro auto.

È il filmato che l’ufficio guidato dal procuratore Gianni Melillo diffonde con questo intento: “Si invita chiunque sia in grado di rendere informazioni utili a contattare il più vicino ufficio di polizia” .

Un vicoletto a ridosso della fine di via Duomo, verso il porto. Buio, ore 4.25, ecco l’azione fulminea dei giovanissimi banditi. In due su un ciclomotore Piaggio bianco si accostano alla Mercedes parcheggiata nella notte e infilano la testa dentro. Il minore, Luigi, guida lo scooter – che risulterà frutto di una rapina avvenuta un mese prima – e il complice De Tommaso (figlio del pluripregiudicato Genny ‘a carogna) impugna l’arma nella destra, e la punta sui tre giovani fermi nell’abitacolo della vettura di lusso: costringendoli a consegnare denaro e iPhone.

Ecco, subito dopo, l’auto civetta della polizia che sopraggiunge, scendono i tre agenti, che vanno in direzione diverse per non ritrovarsi sulla stessa linea di tiro degli aggressori. Uno di loro si inginocchia verso il marciapiede puntando l’arma, ma non è quello che reagisce: la telecamera non può inquadrare il collega poco distante che ha sparato e ucciso, fuori campo, e neanche il terzo.

Non essendoci l’audio, non si può avere il riscontro che la polizia abbia intimato l’alt, ma le dichiarazioni dei poliziotti lo confermano e toccherà alla magistratura verificarlo,

anche se Nello Sgambato, l’avvocato di De Tommaso, conferma già prima dell’udienza che i tre giovani, vittime del raid, ascoltati dai pm e dalla squadra Mobile , ricordano gli spari appena dopo la rapina subìta, ma “non risulterebbe“ che abbiano ricordato la polizia che intimava l’alt e si faceva riconoscere. Particolari su cui pesa anche l’estrema velocità della sequenza. E quel gesto istintivo di protezione di tutti gli attori in campo: una tensione testimoniata dal gesto del poliziotto che, nel video, si abbassa e cerca riparo quasi inginocchiandosi mentre sta intervenendo, a confermare una situazione di estremo pericolo.

Solo dopo, purtroppo, la pistola impugnata dal rapinatore diciottenne si rivelerà una replica priva del tappo rosso. Troppo tardi, una scoperta che non cambierà nulla nella notte delle rapine, della lotta drammatica tra guardie e ladri.

(La Repubblica)

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